REFERENDUM: SILVIO VOTA SI’, BASTA CHE NON SI SAPPIA IN GIRO
MENO MALE CHE HANNO VIETATO I CELLULARI IN “GABINA ELETTORALE”, ALTRIMENTI BOSSI GLI CHIEDEVA LA FOTO DELLA SCHEDA, COME FA LA CAMORRA… FINI SI SOTTRAE AL PIZZO E VOTA SI’… AGLI ELETTORI DELLA LEGA SOTTRARRANNO LA SCHEDA, NEL TIMORE CHE SI SBAGLINO… NOI SIAMO PER IL NO
Non eravamo tra coloro che sarebbero andati a votare per il referendum relativo all’abrogazione del collegamento tra le liste e all’attribuzione del premio di maggioranza a un solo partito (anzichè alla coalizione di liste, come prevede l’attuale legge), ma, dopo che la Lega ha messo i picchetti morali davanti ai seggi, abbiamo cambiato idea.
Perchè non ci piace il “pensiero unico” e aborriamo il “partito unico”, ma non amiamo i ricattatori. Quindi andremo a votare e voteremo no.
Alla faccia di chi vuole non ritirare le schede, nel timore di perdere qualche poltrona ben remunerata.
Cerchiamo di spiegare in sintesi il motivo della nostra contrarietà ad un’ulteriore svolta che metterebbe l’Italia nelle mani di un solo “partitone” che col 40% dei consensi prenderebbe il 60% dei seggi.
E partiamo dai risultati delle ultime Europee: i primi due partiti hanno preso insieme il 61% dei consensi su circa il 65% di votanti. In pratica se si andasse a votare col nuovo sistema due partiti che insieme rappresentano il 40% degli Italiani si contenderebbero il diritto a governare il Paese.
Se uno dei due vince col 21% reale contro il 19% dell’altro comanda per 5 anni.
Anche se il 79% non condividesse quello che andasse a legiferare.
Questo in Italia sarebbe il bipartitismo o bipolarismo tanto reclamizzato.
Se anche voleste aggiungere ai primi due partiti (Pdl e Pd) i loro attuali alleati ( Lega e Idv) incrementando di un altro 18% la quota iniziale, i due blocchi rappresenterebbero il 79% del 65% del popolo italiano, circa il 50% degli elettori che verrebbero governati magari dal 26%.
Dando per scontato che ogni sistema, anche quello proporzionale quindi, presenta vantaggi e svantaggi evidenti, riteniamo che troppi italiani verrebbero comunque esclusi dalla partecipazione alla vita politica andando sempre di più a restringere le possibilità di scelta.
Noi preferiamo ad es. che se un 10% si riconosce nella sinistra radicale, un 5% in una destra estrema e un 8% in un centro, tali elettori abbiano diritto ad avere propri rappresentanti.
Faranno sicuramente una opposizione migliore loro di coloro che, opposizione spesso fittizia, attendono solo di salire i gradini del potere per sostituirsi agli altri.
E una democrazia ha bisogno di un’opposizione vera, devono esistere controlli e spazi espressivi, non ci devono essere monopoli nell’informazione.
Quindi non ci piace il clima in atto dove, tra sbarramenti e concentrazione di potere, troppi italiani, troppe idee diverse, vengono emarginati dalla vita politica e dai posti di controllo.
Se poi guardiamo l’evolversi degli ultimi avvenimenti, riteniamo che al referendum si debba andare a votare, anche se si vota no.
Il motivo meschino per cui la Lega dice di starsene a casa è semplice: se vincessero i sì dovrebbe entrare nel Pdl e avrebbe meno peso contrattuale ( o ricattatorio che sia).
Non un “no” quindi motivato dal taglio di democrazia verso gli altri non rappresentati ( sai che gliene frega a loro del prossimo), ma solo per un mero interesse di bassa cucina della padagna del magna magna.
E se Berlusconi voleva fare propaganda per il sì ( sempre nel suo interesse ovvio) è bastato che il Senatur alzasse la voce ( si fa dire anche in questo caso) e Silvio se l’è fatta sotto, voterà un sì sommesso e segreto, sempre che la Lega non gli imponga di portarsi il cellulare in “gabina” ( ma quando impareranno mai l’italiano costoro?) e fare una foto della scheda.
Come nella migliore tradizione camorristica dell’odiato Sud.
Con indicazione del capo mandamento ai picciotti di non ritirare la scheda referendaria, ma solo quella del ballottaggio amministrativo.
Scommettiamo che il Pdl ai ballottaggi al Nord dove corre un proprio uomo avrà qualche brutta sorpresa per l’assenteismo leghista?
In compenso colui che non ha mai certo brillato per prese di posizioni anticonformiste, parliamo di Gianfranco Fini, ha dichiarato che voterà sì apertamente.
Non siamo d’accordo sul sì, ma gli riconosciamo in questo specifico caso una coerenza che altri hanno dimenticato sulla strada del cedimento continuo al clima mafioso che si sta instaurando nella coalizione di centrodestra.
Baciamo le mani…
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