GABRIELE ADINOLFI: “NON VOGLIONO LA VERITA’ SULLA STRAGE DI BRESCIA”
PIAZZA DELLA LOGGIA, LE RIVELAZIONI DELL’EX FONDATORE DI TERZA POSIZIONE: “MI HANNO MESSO ALL’INDICE PERCHE’ HO RACCONTATO VERITA’ NASCOSTE E SCOMODE”
La verità ? Così è se vi pare, ci spiegava Pirandello.
Il guaio è quando si vuol farla «parere» per forza, come è il caso dello stragismo in Italia. Ne so qualcosa essendo stato oggetto di ben tre tentativi d’incriminazione per il massacro alla stazione di Bologna da parte di servizi di diversi Paesi, tentativi sbugiardati al punto che alcuni dirigenti del Sismi vennero poi, per questo, condannati per calunnia.
Quelle manovre mi hanno cambiato la vita, costringendomi per vent’anni all’estero e hanno stimolato il mio interesse: volevo capire e non mi accontentavo delle versioni superficiali.
Comparando dati, leggendoli secondo un’ottica critica, accogliendo le inchieste di Rocca, Fasanella, Priore, De Prospo, Cutonilli, Valentinotti e le dichiarazioni di alcuni brigatisti, in particolare Franceschini, mi sono fatto un’idea precisa.
Due anni orsono ebbi un dibattito organizzato dalla locale Casa Pound in provincia di Brescia con il presidente dell’associazione familiari delle vittime di Piazza della Loggia, Manlio Milani.
Dal nostro confronto emersero spiragli e la volontà d’indagare ulteriormente su quella strage impunita del 28 maggio 1974.
Fu così che, grazie a diversi legali amici, si è scoperto che brandelli di verità in effetti erano conosciuti fin da subito.
Peggio: la Questura di Brescia – secondo le nostre ricostruzioni – aveva imboccato la pista giusta ma fu bloccata dal ministro dell’Interno, Taviani, che protesse il Compromesso Storico, ovvero il nascente accordo governativo tra Dc e Pci benedetto dal Segretario di Stato americano, Kissinger, in palese disaccordo con il Presidente Nixon che di lì a poco fu vittima di uno storico impeachment.
Sia le perizie tecniche che le intercettazioni ambientali, sia diversi verbali d’interrogatorio che l’esame comparato delle informative “ad uso interno” (ovvero non sottomesse alla logica della guerra psicologica) dei servizi segreti occidentali e dell’est, portavano a convergere sull’idea che fu una strage non voluta, causata da un’esplosione prematura, ad opera dell’ala brigatista del Superclan che sia prima che in seguito collezionò diverse “esplosioni premature” (Atene, Segrate, Bologna).
Di qui è nato il mio romanzo “Quella Strage Fascista, così è se vi pare” (ed. soccorsosociale@outlook.it).
Una formula scelta per scandagliare l’aspetto umano di chi fu al contempo carnefice e vittima di una strage non voluta; rossa più per la vergogna dei depistaggi che non per la matrice, posto che palesemente non doveva essere consumata, perlomeno non lì e non così.
Del resto non voglio rovesciare la demonizzazione e cadere nella contrapposizione tra “buoni” e “cattivi”. La reazione di chi fa della memoria storica delle stragi un’istituzione e una professione è stata strabiliante.
Si è sostenuto che io abbia diritto di esprimere le mie opinioni purchè queste siano in linea con le loro.
I luoghi da me contattati per la presentazione del romanzo sono stati minacciati d’incendio. La forza pubblica è stata mobilitata massicciamente per salvaguardare la mia incolumità .
Un quadro di amarcord stonato e un tantino psicotico. Sono rimasto stupito dall’improvvisa rottura di dialogo di Milani proprio ora che c’è modo di divulgare una verità per troppo tempo nascosta.
Un po’ meno dall’atteggiamento intollerante dei farisei a difesa del dogma. I farisei sono così per natura e quel che temono più d’ogni cosa è proprio la verità .
Ho proposto un confronto all’americana in diretta televisiva bresciana tra le parti con esposizione degli elementi tecnici probanti da tenersi prima del quarantennale del 28 maggio.
Vediamo chi cerca di sapere cos’è realmente successo e chi invece vuole soltanto salvaguardare le menzogne del tempio.
Gabriele Adinolfi
(da “il Tempo”)
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