SILVIO AZZOPPATO, FORZA ITALIA FRANA
A SEI GIORNI DAL VERDETTO IL PARTITO PERDE CONSENSI: BRUNETTA CONTRO RENZI, CONFALONIERI MEDIA
Nel profondo sconforto di Silvio Berlusconi, in ospedale per un problema al ginocchio, c’è qualcosa di più dell’amarezza per un’operazione politica (con Renzi) che si è arenata.
C’è la consapevolezza che una lunga agonia è iniziata.
Chi ha parlato col Capo sussurra che mai come stavolta è condivisa la sensazione che “siamo all’inizio di una lunga fine”. Con l’ex premier azzoppato, tutt’attorno aleggia la paura. Che ha terremotato ogni disegno unitario.
Forza Italia, a una settimana dal Verdetto del tribunale di Milano, si muove in modo scomposto. Proprio lo stop imposto da Confalonieri, con Ghedini e Verdini alla rottura sulla riforme è il primo atto della recita a soggetto.
La cabina di regia non c’è più. Confalonieri, con un occhio ai fatturati Mediaset è per mantenere l’interlocuzione con Renzi.
Nella prima fascia politica, dove tutti hanno gli occhi puntati sui sondaggi cresce invece la voglia di opposizione perchè “con Forza Italia tra il 16 e il 18, come adesso, siamo morti”.
E così Renato Brunetta è già in guerra con Renzi. Scatenato, il capogruppo di Forza Italia provoca il premier (“Renzi è un grande sbruffone”) e minaccia un’escalation dopo il 10 aprile: “Conoscendo Berlusconi, dà il meglio di sè quando è in difficoltà , quindi tremate tremate, soprattutto i nemici della democrazia, giustizialisti e furbastri, tremate tremate”.
Non è dato sapere quanto parli a nome personale o a nome del gruppo che rappresenta, visto che a microfoni spenti parecchi parlamentari considerano le affermazioni assolutamente non condivisibili. E proprie dello stile del vulcanico capogruppo. Ma nessuno consegna dichiarazioni di segno opposto ai taccuini.
Pure un moderato come Romani, legato all’ala aziendale di Forza Italia, si fa interprete del malessere dei senatori che considerato la riforma praticamente una “schifezza”, mettendo nero su bianco un sinistro avvertimento: “Sicuramente – dice al Messaggero – Berlusconi avrà sottolineato al Capo dello stato la difficoltà che potrebbe incontrare un percorso di riforme nel momento in cui si dovesse arrivare a una situazione di non agibilità . Ma non è stato certamente quello il tema dell’incontro”.
Parole che lasciano presagire una rottura qualora Berlusconi non dovesse ottenere quella agibilità politica chiesta nel corso del colloqui con Napolitano.
Ma nulla è deciso. Nemmeno il grande ricatto tra riforme e salvataggio giudiziario.
Il problema è che altri stanno trattando su una linea opposta, come Denis Verdini. Su di lui si addensano sospetti di giocare una partita in parte autonoma con Renzi, tanto che per questo nel delicato incontro di giovedì è stato accompagnato da Gianni Letta.
Con gli uomini della sua rete di potere in fase declinante, a partire da Cosentino finito agli arresti, e con Berlusconi prossimo a essere azzoppato da misure restrittive, il canale con Renzi appare per molti la sua personale “polizza assicurativa” di lunga vita politica.
Nell’ora della grande slavina in molti sospettano la sua manina dietro le assenze al Senato che hanno salvato il ddl Delrio.
Impreparati alla fine del capo, impauriti da ciò che può accadere i big di Forza Italia iniziano a sussurrare l’atroce dilemma.
Un abituale frequentatore di Grazioli dice: “La verità è che Forza Italia sta franando nei sondaggi e Berlusconi rischia di essere imbrigliato da Renzi e di morire di morte lenta. Quindi si dovrebbe rompere. Ma, se rompiamo, con Berlusconi ai domiciliari la prospettiva quale è? E poi al nostro interno ognuno ha una sua linea”.
Per ora l’unica linea certa è quella degli avvocati. Sia Ghedini sia Coppi vogliono evitare il rinvio della decisione del tribunale di sorveglianza, ipotesi accarezzata dal Cavaliere nel panico da count down.
E non chiederanno il rinvio il 10 aprile, nella consapevolezza che non sarebbe di un mese ma, visti gli arretrati del tribunale, almeno di un anno.
Ghedini non ripete altro: prima ci togliamo questi dieci mesi, meglio è. Perchè se nel frattempo arrivassero altre condanne definitive con il cosiddetto “cumulo” Berlusconi rischierebbe anche il carcere.
E allora si capisce come Berlusconi provi a dire a tutti che occorre aspettare il dieci aprile prima di ogni decisione.
Ma, attorno, è già slavina: “Ultima chiamata a Renzi — scrive il Mattinale — cambi rotta o addio”. Verdini e la Santanchè vanno invece spiegando ai parlamentari che il Senato elettivo non era nel patto inziale del Nazareno e che con Renzi sta procedendo tutto secondo i piani.
Insomma, Forza Italia addio.
(da “Huffingtonpost”)
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