GAD LERNER: “BOSSI MI CHIESE SCUSA, SALVINI NO, CHI TACE ACCONSENTE”
CHI NON CONDANNA I DELINQUENTI APPROVA I LORO METODI PERCHE’ E’ DEGNO DI LORO… IN PAESE NORMALE SAREBBE IN GALERA DA TEMPO, IN UNO MENO NORMALE NON CI SAREBBE NEANCHE ARRIVATO
Un raduno all’insegna della rabbia. È in una singola frase, netta e lapidaria, forse il bilancio più concreto del consueto raduno leghista di Pontida.
La macchina della propaganda di Salvini si nutre di nemici: che siano le “perfide” ONG con il loro carico di immigrati o i giovani dei centri sociali, che siano gli oppositori politici, attaccati usando strumentalmente anche bambini innocenti o giornalisti con l’unico compito di raccontare la realtà , poco importa.
E i semi dell’odio, sparsi a piene mani dalla propaganda leghista, dai palchi di mezza italia e dai social, stanno dando purtroppo i loro frutti.
A farne le spese un giornalista di Repubblica, aggredito da un militante con un pugno e Gad Lerner, storica firma del giornalismo italiano, ospite non proprio gradito alla platea leghista. Mentre si dirigeva verso l’area stampa Lerner è stato sommerso di insulti, con un ventaglio di improperi che hanno oscillato dal “venduto” e “buffone” a veri e propri insulti di tipo antisemita. Dai cori ‘merda-merda’, ‘sei un buffone’, alle minacce ‘ti facciamo mangiare merda’.
Una dinamica molto grave che ha scatenato la dura reazione del giornalista.
In un tweet Lerner ha attaccato frontalmente Salvini, evidenziando tutta la distanza che separa la Lega attuale, guidata da Matteo Salvini, con quella di Bossi, ma anche con l’ala più “liberal” e “moderata” di Giorgetti.
Quando l’onorevole leghista Cesare Rizzi disse in un comizio “Se vedo Lerner capisco Hitler”, subito Bossi mi telefonò che era un pirla. Quando Gianluca Buonanno mi definì “ebreo tirchio che fa il comunista”, Giorgetti chiamò per chiedere scusa.@matteosalvini chi tace acconsente
Secondo Lerner, il silenzio di Salvini è complice della vergognosa aggressione verbale che gli è stata riservata a Pontida. Un’ aggressione che continua anche via social: basta ritagliarsi qualche istante per dare un occhio al tono dei commenti che vengono riservati al giornalista.
La sua unica colpa? Quella di criticare il leader leghista, ovvero quella di fare il suo lavoro. L’ennesima conferma del demone coltivato, con sagacia e strategia, da nuovo corso leghista. Un demone che ha già minato il livello del dibattito pubblico e che ci riporta, direttamente, verso i periodi più drammatici e vergognosi della nostra storia.
(da Globalist)
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