SENZA CHIEDERE SCUSA PER L’AGGRESSIONE AI GIORNALISTI
TRA LE DOTI MINIME DI UN LEADER RIENTRA CHIEDERE SCUSA QUANDO SI SBAGLIA
Chiedere scusa dovrebbe rientrare tra le doti minime di un leader. Matteo Salvini non lo ha ancora imparato.
Non lo ha fatto a Milano Marittima dopo l’intimidazione nei confronti di Valerio Lo Muzio, videoperatore di Repubblica .
E non lo ha fatto ieri a Pontida dopo l’aggressione fisica a Antonio Nasso, sempre del nostro giornale, e gli insulti antisemiti all’indirizzo di Gad Lerner.
Si è permesso, anzi, una battuta sui “provocatori” che osano calpestare il prato della Lega. Nulla di nuovo per chi ha sdoganato questa “normalità ”, se non una riflessione: la violenza non solo verbale dei sovranisti contro la stampa trova alimento nel clima del Paese.
Solo a Repubblica è lungo l’elenco dei giornalisti minacciati.
Federica Angeli e Floriana Bulfon dai clan criminali di Roma, Paolo Berizzi dai gruppi neonazisti, Salvo Palazzolo dai boss della mafia, Carlo Bonini e Marco Mensurati dalle frange più violente degli ultras romanisti.
La loro colpa? Ostinarsi a informare.
Il problema, non di Repubblica ma del Paese, è che fare con rigore il giornalista ormai è diventato un rischio. Una realtà , riflettano le istituzioni e i capi politici (sì, anche Salvini), che una democrazia dovrebbe scongiurare.
(da “La Repubblica”)
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