GAFFE BERLUSCONI, LO SDEGNO DELLA MERKEL: “DIFFAMA, MA NON RAPPRESENTA L’ITALIA”
BERLINO SCEGLIE LA STRADA UFFICIALE DEL SILENZIO, MA C’E’ CHI SI SFOGA: “FORSE IL VIAGRA GLI HA DATO ALLA TESTA”
Bastano poche parole, a chi la conosce bene, per spiegarmi come “lei” ha reagito e reagirà : “Angela Merkel tace e continuerà a tacere, vuol far capire che lei non si abbassa al livello di un volgare avvelenatore di pozzi. Ma nel suo animo, nel suo cuore, l’ira bolle. Tanto più che questa diffamazione della Germania, così dannosa per l’Italia e dolorosa per l’Europa intera, per lei non è certo la prima esperienza del genere con quell’ex premier”.
Steso come una fitta coltre protettiva per tutti, solo il silenzio del no comment ufficiale copre appena la rabbia, il disgusto, l’indignazione qui a Berlino.
E a meno d’un mese dalle elezioni europee, con la tempesta annunciata d’un temuto volo dei populisti, “non poteva venire nulla di peggio d’una diffamazione così volgare, sleale, antieuropea”.
Rabbia contro il Berlusconi del “cucù” alla Cancelliera e poi degli insulti sessisti irripetibili, ma anche allarme per l’impatto sul rapporto con Roma e sul clima politico in tutto il continente.
“Lei tace, ma nell’intimo l’ira bolle, anche quando, magari andando a far la spesa vicino al suo semplice appartamento a Berlino, cammina, ricordando, sulle Stolpersteine, le “pietre del ricordo” infisse a migliaia nei selciati dei marciapiedi, ognuna col nome di un ebreo, posta là dove viveva e fu portato via dai nazisti”, assicura un esponente democristiano – che desidera mantenere l’anonimato – molto vicino alla “donna più potente del mondo”.
“Sono dichiarazioni così assurde da non meritare la dignità di un commento”, dice infastidito Peter Tauber, l’esperto d’informatica, giovane segretario generale della Cdu, il partito di “Angie”.
Elmar Brok, eurodeputato vicinissimo alla leader, è già meno cauto: “Sono turbato personalmente come cittadino, voglio che dia spiegazioni”: il fastidio cresce, verso Forza Italia nel Ppe.
Manuela Schwesig, ministro e giovane numero due della Spd (il partito alleato con Merkel nella grosse Koalition) alza il tiro: “Capite ora quanto è importante la lotta al populismo di destra”.
È stato un giorno duro, per il vertice tedesco. A lungo, si sono chiesti se e come reagire, solo alla fine hanno scelto di lasciare per ora a Martin Schulz il commento più duro.
“La reazione a caldo, tra noi, è stata di sdegno: quello ci diffama, nessun paese ha fatto più di noi per la Memoria, per tenere viva la Memoria di quelle colpe, e non per metterci la coscienza a posto, bensì in nome del futuro e dell’Europa”, mormorano fonti governative.
E aggiungono: “Fin dalla prima elementare, qui, i bimbi apprendono della Shoah e di tutti gli altri crimini della Germania nazista, non è che da voi o in Giappone si insegni tanto, sui bombardamenti al gas in Etiopia, i massacri fascisti nei Balcani, le stragi nipponiche nell’Asia occupata”.
Pesanti ore di riflessione: che fare, come reagire?, si sono chiesti al vertice. “Avremmo potuto dire che è matto; o che è un irresponsabile; che tradisce l’ideale comune europeo; o che speriamo che in Italia nessuno gli creda”.
Alla fine hanno scelto il silenzio. “È sembrato l’unico modo per Angela Merkel di rispondere a questa diffamazione, a questo omicidio morale contro un popolo intero”, mi spiega un intellettuale di punta del centrodestra, sempre ascoltatissimo alla Cancelleria, e precisa: “Lei ha scelto nel modo giusto. Ha pensato a quelle pietre del ricordo su cui cammina, all’offesa di Berlusconi a ogni famiglia con figli che qui studiano la Shoah insieme ad alfabeto e grammatica, ma alla fine non si è fatta trascinare dalle emozioni. Col silenzio, ha voluto dire molto: vuole mostrarsi fiduciosa che quel vecchio immorale e sfrenato, dai patrimoni oscuri al bunga-bunga, non rappresenti l’Italia, paese così importante per noi in Europa”.
Hanno discusso ogni ipotesi di reazione, al vertice della prima potenza europea: “Come se non bastasse la crisi con Putin, quel suo vecchio amico minaccia i nostri rapporti con Roma”, si sono detti.
“Li preoccupa soprattutto lo sfondo, il populismo in ascesa ovunque in Europa con slogan antitedeschi”, spiega Michael Stuermer, storico di punta, ex consigliere di Helmut Kohl.
“Si è pensato a tutto, persino al gesto ironico di spedirgli pacchi di libri sulla nostra Storia del dopoguerra, documentazione su come scuola e media informano la gente, discorsi di ogni cancelliere, da Adenauer a Brandt, da Kohl a “lei”.
Si è soppesato ogni elemento del caso, dal fatto che Berlusconi non è preso sul serio, al grave problema politico: cioè quella sua capacità di danneggiare l’immagine dell’Italia e di far male così alla Ue intera.
Alla fine hanno scelto il silenzio, e battute amare tra loro e per pochi intimi: “Forse le overdose di viagra lo hanno colpito al cervello”.
Berlino tace, ma nell’anima tedesca – e nel cuore di “Angie” turista abituale in Italia, mi fanno notare – la rabbia cova e bolle.
Andrea Tarquini
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