GENOVA, PRIMARIE CENTROSINISTRA COL BOTTO: SCONFITTA LA NOMENKLATURA DEL PD, VINCE A SORPRESA IL CANDIDATO DI SEL
MARCO DORIA 46%, MARTA VINCENZI 27,5%, ROBERTA PINOTTI 23,6%… CALANO DI 10.000 UNITA’ I VOTANTI, SCONFITTE CLAMOROSAMEMTE LE DUE PRIMEDONNE DEL PD GENOVESE, IN LITE PERENNE
E’ Marco Doria, l’outsider sostenuto da Sel, il candidato sindaco del centrosinistra a Genova.
Doria ha sconfitto il primo cittadino uscente Marta Vincenzi e la senatrice Roberta Pinotti, entrambe del Pd.
Con tutti i voti scrutinati per le primarie del centrosinistra, Doria è arrivato al 46%, con un vero e proprio plebiscito nella città vecchia: nel seggio del Ghetto ha toccato addirittura la soglia del 70%.
Nel complesso, la Vincenzi è arrivata al 27,5%, la senatrice Pinotti al 23,6%, Angela Burlando all’1,1%, Sassano all’1%.
In totale hanno votato 25.090 persone, circa 10.000 in meno che nelle precedenti primarie.
Marta Vincenzi, sindaco di Genova, ha detto di essere «amareggiata», ma che «a volte si vince e a volte si perde» e che il voto di oggi è un ulteriore «segno della voglia di cambiamento».
Poi ha fatto capire di volere vedere «il programma di Doria», prima di confermargli il suo sostegno.
Roberta Pinotti, altra candidata del Pd alle primarie e grande sconfitta quando tutti la davano in vantaggio sugli altri due candidati, ha ammesso: «Non me l’aspettavo».
Poi ha confermato la sua «fiducia nelle primarie e nelle scelte degli elettori». Però ha anche detto: «Non mi sembra di avere sbagliato, evidentemente Genova aveva bisogno di un cambiamento».
“Mi aspettavo che ci fosse una rispondenza a una candidatura seria – le prime parole di Doria – La differenza a mio vantaggio è stato un modo diverso di porgersi. Ora mi aspetto l’appoggio delle sconfitte, rispettando il patto stabilito tra di noi. Per Genova non è un cambiamento di volto, ma dobbiamo ai cittadini quello che ci hanno chiesto: serietà e concretezza della politica”.
Nato a Genova il 13 ottobre 1957, nel 1995 ottiene un posto da ricercatore universitario in storia economica alla Facoltà di Economia dell’Università di Genova.
Diventa poi professore associato, sempre in storia economica, e nel 2010 vince un concorso da professore ordinario, continuando a lavorare nell’Ateneo genovese.
I volti dei dirigenti del Pd sono terrei: il segretario provinciale del Pd Victor Rasetto è ad un passo dalle dimissioni e, almeno formalmente, farà altrettanto il segretario regionale Lorenzo Basso.
Il Pd si è liquefatto da solo con le due candidature e il suicidio è iniziato nel momento in cui, caso unico in Italia, è stata messa in discussione. la conferma del sindaco uscente.
Sventolano invece sciarpe e bandiere arancioni in salita Santa Caterina, sede del point di Marco Doria, dove dicono che “anche su Genova sta soffiando il vento che ha già rovesciato Milano e Cagliari. Ci abbiamo creduto dal primo istante e abbiamo fatto bene”.
Il commento del nostro direttore
Sbaglierebbe chi liquidasse la “sorpresa” dell’affermazione di Marco Doria alle primarie del Centrosinistra genovese con la constatazione che la somma dei voti delle sue due “avversarie” è superiore a quelli da lui raccolti.
Perchè Vincenzi e Pinotti sono così diametralmente opposte, come bacino elettorale interno al Pd, che non è detto che una sola di loro avrebbe aggregato tutti i consensi dell’altra.
E un eventuale “terzo”candidato di peso che avrebbe potuto essere imposto da Bersani per placare la lite perenne tra le due primedonne del Pd genovese non avrebbe mobilitato in ugual misura le due fazioni.
Senza contare che Bersani non ha avuto neanche la forza di proporlo.
Marco Doria ha stravinto perchè ha saputo interpretare la domanda di cambiamento che peraltro pervade trasversalmente la società civile genovese, sia essa orientata a destra che a sinistra.
Una città preoccupata, colpita dalla crisi economica, con settori chiave come porto, terziario e cantieristica in grave difficoltà .
Mentre la Vincenzi rappresenta la “vecchia nomenklatura” del Pd genovese e la Pinotti gli interessi dei “poteri forti”, Doria ha saputo, con parole semplici e dirette, tratteggiare un modello di città e fare riferimento a valori.
Aiutato da consiglieri di livello (a differenza dei bolsi burocrati che appoggiavano le due pretendenti al trono) e da teste pensanti come Silvio Ferrari.
Diciamolo chiaramente: se fossimo di sinistra, non avremmo che potuto votare per Marco Doria.
Ma i primi commenti del centrodestra genovese non lasciano molta speranza a dimostrazione dell’arretratezza culturale, prima che politica, di una classe dirigente “vecchia dentro”.
Già immaginiamo la solita campagna elettorale da “becerodestra” contro il “pericolo comunista” rappresentato da Marco Doria (più vicino a Sel che al Pd), con variazioni sulla sua amicizia con don Gallo, il pericolo dei centri sociali che metterebbero a ferro e fuoco la città , moschee che sorgerebbero in ogni quartiere e compagnia cantando: la solita “summa teologica” di stronzate con cui, non a caso, da decenni il centrodestra locale perde costantemente ogni elezione.
Temi con i quali, se ti va bene e se metti insieme tutti i beceropartiti, arrivi a malapena al 40% di consensi.
In questo caso poi pare che Il Pdl andrà da solo, la Lega per conto suo, il terzo Polo, diviso pure al suo interno, con un candidato, Enrico Musso, docente universitario come Marco Doria, che rischia di apparire già obsoleto.
Sia perchè è al suo secondo tentativo di scalata a sindaco, sia perchè è imbalsamato da un entourage di sepolcri imbiancati.
La sinistra a Genova va incalzata, ma a destra il più sveglio sonnecchia, il meno vispo è rincoglionito.
Ricordiamo quando organizzammo una civile contestazione a Roberta Pinotti, in occasione della sua lussuosa festa di compleanno alla modica spesa di 30.000 euro, in una esclusiva villa a noleggio in Riviera.
Il popolo della sinistra venuto a conoscenza, grazie a noi, dell’eccessivo sfarzo e degli invitati del gotha finanziario locale, storse il naso.
La vicenda finì sui giornali locali e nazionali, con grande imbarazzo del Pd. Colpita e affondata? Forse.
Ma non possiamo dimenticare chi prese le sue difese con dichiarazioni demenziali alla stampa che, al di là della libertà di opinione, dimostrarono i limiti politici di certa pseudo-destra locale: tra gli altri, gli attuali responsabili regionali e provinciali di Fli, e non solo.
Ieri qualcuno a sinistra ha detto che la Pinotti ha perso per la sua simbiosi con i poteri finanziari locali, ma guarda un po’.
Le stesse cose che avevamo reso evidenti noi, con la nostra azione, ostacolati però proprio dal centrodestra.
Morale finale: Marco Doria, come Pisapia a Milano, non lo batti con un tiro da fuori scontato, devi sapergli mordere le caviglie, giocando nella sua metà campo, togliendogli argomenti, sapendo interpretare meglio di lui il vento che cambia, anticiparlo, spiazzarlo su temi che la sinistra pensa di sua esclusiva proprietà .
Lavoro, ambiente, precariato, verde pubblico, città a misura d’uomo, cultura, valori di riferimento, efficienza della macchina comunale, tagli ai costi della politica, allontanamento della ‘ndrangheta dal Palazzo e dagli appalti, tanto per citarne alcuni.
Una destra a-sociale che sa solo rappresentare gli interessi di pochi è già arrivata al capolinea ancor prima di iniziare la corsa.
Tanto vale che scenda e si sieda su una panchina dei giardinetti.
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