GERMANIA, PARTITA LA CORSA PER IL DOPO-MERKEL: ARMIN LASCHET O ANNALENA BAERBOCK
LA CANDIDATA DEI VERDI HA PIU’ VENTO NELLE VELE, IL PRESCELTO DELLA CDU E’ LOGORATO DALLA CORSA INTERNA, SCHOLZ (SPD) HA UN PARTITO DA RICOSTRUIRE
In ventiquattro ore la nebbia che avvolgeva la politica tedesca si è molto diradata, non del tutto, ma quanto basta per mettere meglio a fuoco i prossimi passi.
Alla designazione di ieri di Annalena Baerbock come candidata dei Verdi alla Cancelleria federale nelle elezioni del 26 settembre, è seguita oggi la decisione della Cdu/Csu di schierare in campo Armin Laschet, presidente del Nord Reno-Vestfalia, il Land più popoloso e ricco della Germania.
Dopo una logorante sfida con il rivale Markus Söder, leader della Csu e presidente della Baviera, il responso del presidio del partito è stato per la tranquilla continuità di Laschet piuttosto che per l’impulsiva assertività di Söder. E lo sconfitto, seguendo la prassi, si è subito messo a disposizione del vincitore per la battaglia comune che li attende nei prossimi mesi.
Il maggior partito tedesco avrà poco tempo per elaborare il lutto per l’uscita di scena di Angela Merkel. Occorrerà serrare i ranghi e predisporsi a un confronto duro.
Se nei mesi scorsi la gestione competente e rassicurante della pandemia da parte della Cancelliera aveva fatto schizzare in alto i consensi personali per lei e trainato i sondaggi per il partito (quasi al 40%), oggi le difficoltà di domare i contagi e le troppe incertezze su chiusure o aperture delle attività hanno ridimensionato al 27% le intenzioni di voto per la Cdu.
Per giunta, il confuso dibattito interno, con il lungo braccio di ferro tra Laschet e Söder, è stato un passaggio tutt’altro che felice. La schermaglia personale, protrattasi per settimane, non è stata ben vista da quanti chiedevano che la politica desse priorità al contrasto della crisi pandemica, anziché alle ambizioni di questo o di quello.
Poi, a complicare la scelta del candidato, è stata anche la mancanza di una procedura codificata, sempre apprezzata oltralpe, per giungere alla decisione.
Laschet voleva affidarsi all’ufficio di presidenza del partito maggiore, Söder insisteva per una pronuncia dell’intero gruppo parlamentare ritenendolo più favorevole.
Alla fine si è imposto il primo, pur se con qualche smagliatura a sostegno del bavarese, il che imporrà al prescelto un’azione di ricucitura interna e di consolidamento del suo profilo.
In ogni caso, sciolto il nodo delle persone, resta da definire il programma delle cose da fare, da proporre agli elettori. E’ lì che si avvertirà l’assenza di Merkel e si potrebbe rimpiangere la sua capacità di smussare, mediare, conciliare, a volte persino rendendo incolore o impalpabile la strategia, ma preservando consensi e sottraendo spazi a alleati e avversari
Anche se in Germania si vota per il Bundestag, non per il Cancelliere, la personalità dei candidati al governo ha certo la sua importanza. Armin Laschet farà leva sulla sua esperienza alla guida di un Land impegnativo, che è riuscito a strappare alla Spd. Annalena Baerbock giocherà la carta della novità e dell’economia verde, per smarcarsi dallo status quo.
Olaf Scholz sarà alla prese con il rilancio del partito socialdemocratico, a metà strada tra continuità di governo e rinnovamento dei suoi obiettivi. Dei tre, al momento è Baerbock ad avere più vento nelle vele.
Sospinta da un crescente consenso per i Verdi (al 23%, ben oltre il doppio di quattro anni fa: anche in Germania oggi la politica è volatile), da un’agenda politica maturata in profondità rispetto agli anni del primo antagonismo ideologico, oltre che da competenza, determinazione e carisma, a settembre Annalena Baerbock potrebbe guidare il suo partito in una nuova coalizione, dopo i sette anni di coabitazione con Schröder (1998-2005). Solo che questa volta le alleanze di governo possibili sono varie e la nuova leader dei Grünen è stata sinora attenta a non escluderne nessuna.
Quel che invece è sin d’ora certo è che in Germania non ci saranno smottamenti o sorprese sulla via della costruzione europea. Tutti i partiti, a eccezione di Afd e Linke entrambi ai margini del campo da gioco, e l’opinione pubblica restano saldamente impegnati nel progetto europeo e per molti aspetti nel suo rafforzamento.
Baerbock lo dice con grande determinazione, gli altri due le fanno eco con messaggi univoci. Non è difficile prevedere che chiunque siederà alla Cancelleria, nella “lavatrice” sulla riva della Sprea, per i prossimi quattro anni, resterà un interlocutore fondamentale per quanti vogliono un’Europa più solidale e più forte.
(da Huffingtonpost)
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