GERMANIA, VIA ALLA PRIMA LEGGE SULLA INTEGRAZIONE, CON DIRITTI E DOVERI
I TRE LEADER DELLA COALIZIONE SI SONO RICOMPATTATI ATTORNO ALLA RIFORMA… REGOLE VINCOLANTI E MISURE PER FACILITARE L’ACCESSO AL MONDO DEL LAVORO
Un progresso “storico”, “un primo passo verso una legge sull’immigrazione”.
Dopo mesi di scontri al calor bianco sui profughi che avevano fatto ballare persino il trono della cancelliera, i tre leader della Grande coalizione, Angela Merkel, Horst Seehofer e Sigmar Gabriel hanno ostentato ieri stanchi sorrisi e si sono ricompattati attorno alla prima legge sull’integrazione che la Germania si sia mai data.
Punti essenziali della riforma, discussa in una riunione maratona di sette ore, sono misure per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro per i profughi, ma anche regole più vincolanti sull’integrazione, a partire dall’obbligo di imparare la lingua, e regole per evitare la ghettizzazione.
Il pacchetto sarà discusso il 22 aprile con i governatori dei Land e sarà approvato definitivamente dal governo il 24 maggio.
La legge sull’integrazione è stata presentata con uno slogan, “foerdern und fordern” (tradotto: incentivare e pretendere) che riassume efficacemente lo spirito da “bastone e carota” che la caratterizza e che è mutuata dall’Agenda 2010, dalla riforma della disoccupazione introdotta dal cancelliere Schroeder oltre un decennio fa, che fa decadere i sussidi per i disoccupati se non sono disponibili a riqualificarsi e a trovare un nuovo lavoro.
Appena arrivati in Germania, i profughi dovranno cominciare già nelle strutture di prima accoglienza a partecipare a corsi di tedesco e di formazione che facilitino l’ingresso nel mondo del lavoro, ma avranno anche un (non meglio specificato, per ora) “obbligo a partecipare alle misure per l’integrazione”
Chi rifiuta, subirà tagli ai sussidi.
Allo stesso tempo la legge elimina un ostacolo rilevante per l’ingresso nel mondo del lavoro dei richiedenti asilo: per tre anni cade l’obbligo di assumere prima i disoccupati tedeschi o europei e il divieto per 15 mesi di essere assunti in imprese part-time.
Il pacchetto prevede anche una norma importante, per le aziende che impiegano profughi come apprendisti: se la loro domanda di asilo dovesse essere respinta durante l’apprendistato, lo Stato non potrà respingerli fino alla fine del periodo di formazione. Viceversa, se interromperanno la formazione o commetteranno un reato, la tutela decadrà immediatamente.
Una misura che sta facendo già discutere è quella che reintroduce i “lavori da un euro”, che deroga dunque dalla legge sul salario minimo da 8,50 euro all’ora, e che varrà per sei mesi dopo l’accettazione della procedura d’asilo.
Il governo vuole creare 100mila posti di lavoro per profughi attraverso questa eccezione.
Per evitare che i profughi si isolino in ghetti, il loro luogo di residenza, finchè beneficiano dei sussidi, sarà deciso dalle amministrazioni pubbliche.
Se si rifiuteranno di accettarlo, il pacchetto minaccia “conseguenze tangibili”. Sarà la riunione del 22 aprile coi governatori regionali a decidere quali.
(da agenzie)
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