GIORGIA HA PAURA DELLA TRAPPOLA, COMPARSA NELLO SHOW DI DONALD?
PRIMA DEL PRANZO, LE DOMANDE NELLO STUDIO OVALE: MELONI TEME UNA SCENA COME QUELLA CON ZELENSKY
Ha fatto le prove, Giorgia Meloni. Con i ministri, i consiglieri e i suoi esperti della comunicazione. Ma sa, come ha ripetuto ai colleghi di governo martedì sera a Palazzo Chigi, che alla fine The Donald “è incontrollabile, imprevedibile”, ha ripetuto più volte allargando le braccia. “La fase è complessa, serve lucidità”, ha aggiunto parlando all’assemblea del Grana padano.
La premier è arrivata ieri pomeriggio a Washington portandosi da Roma più dubbi che certezze. Oggi alle 12 vedrà il presidente americano Donald Trump alla Casa Bianca ma il primo timore riguarda l’impatto “mediatico” della visita perché poi, spiegano fonti di governo, le carte le darà il presidente americano. Insomma, la paura è che al cosiddetto “media spray”, come gli americani chiamano il format con le domande dei giornalisti nello Studio Ovale, Trump possa ripetere lo show fatto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In questo caso, però, la premier sarebbe pronta a rispondere, se necessario, come ha fatto il presidente francese Emmanuel Macron correggendo il presidente americano. Tant’è che c’è una sorta di mistero sulla conferenza stampa finale: alla Casa Bianca fino a poche ore fa avevano preparato tutto per le dichiarazioni conclusive al bilaterale, ma alla fine non è detto che si farà. Il cerimoniale
della Casa Bianca, però, sta preparando per la premier un’accoglienza speciale e anche il fatto che Meloni risieda alla Blair House ospitata da Trump è un segnale di vicinanza tra i due.
Le altre insidie riguardano i dossier sul tavolo al bilaterale: per prepararsi Meloni ha chiesto dati e informazioni a tutti i ministri competenti. In primis, la guerra commerciale che Trump ha avviato prima di fare un mezzo passo indietro. La premier italiana sa che non può trattare in solitaria con l’amministrazione americana e quindi proverà a fare la “pontiera” con l’Unione europea.
Nello specifico, Meloni proporrà a Trump di organizzare un summit tra Usa e Ue. Dalla sua, invece, la premier potrà fare solo una cosa: portare al presidente americano la lista degli investimenti che le imprese italiane faranno da qui ai prossimi mesi negli Usa per ridurre lo squilibrio commerciale. Musica per le orecchie di Trump anche se su questo Meloni si muove su un terreno scivoloso perché la Commissione europea ha già avvisato i Paesi membri che non potranno trattare in autonomia con Washington.
La premier inoltre prometterà a Trump un massiccio acquisto di gas liquido dagli Stati Uniti. La capacità attuale italiana è di 28 miliardi di metri cubi all’anno e Meloni spera di ottenere uno sconto sul prezzo decennale per poi convincere le imprese italiane a comprare. A quel punto, secondo le stime, si potrà aumentare ancora la capacità annua di 6 miliardi nel primo anno fino a 8 nel biennio.
I due parleranno anche di spesa militare, con il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha assicurato che non si discuterà dei nuovi acquisti di armi americane da parte dell’Italia. Sulla spesa militare però Meloni porterà in dote a Trump il 2%, ma è una cifra che non basta al presidente americano. Quest’ultimo chiede almeno che si arrivi al 3%-3,5% per non dire 5%, quota impossibile da raggiungere per il governo italiano. Anche su questo fronte, però, il tema chiave sono gli investimenti delle imprese italiane: Leonardo è pronta a offrire un sistema per la difesa dei confini. Un tema che interessa moltissimo al presidente repubblicano. Infine, la Cina su cTrump punterà molto. La linea della premier è di cautela sul punto perché pensa che il pugno duro anti-cinese serva più a Trump per la politica interna, anche perché poi, in pubblico, definisce Xi “un amico”.
Se il presidente americano chiederà di ridiscutere l’accordo firmato a luglio da Roma con Pechino la premier potrebbe valutare di modificare qualcosa.
(da Il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply