“GIORGIA MELONI RISCHIA IL SUO CAPITALE POLITICO IN EUROPA E IN PATRIA PER UN INCONTRO DAI POSSIBILI ESITI NEGATIVI CON TRUMP”
IL “BENVENUTO” DEI MEDIA AMERICANI ALLA STATISTA DELLA GARBATELLA CHE ALLE 18 ORA ITALIANA SARA’ RICEVUTA ALLA CASA BIANCA … LE PROVE DELLA MELONI CON LO STAFF PER EVITARE LE INSIDIE
Ha simulato e simulato ancora la scena nello Studio Ovale. Non davanti allo specchio, ma con il suo staff. Ne ha parlato anche durante il vertice con i ministri, l’altro ieri: come reagire, quanto tacere, in che modo dribblare gli ostacoli. Cosa può andare male? Ha perfino raccolto informazioni su come muoversi con Donald Trump, domandando a chi in passato ha trattato con il tycoon. A guidarla, una necessità politica: evitare incidenti. E un imperativo tattico: non mostrarsi deboli. Rispondendo a eventuali sgarbi. Ma soltanto se necessario e dosando l’intensità della reazione.
Per Giorgia Meloni è una vigilia tesa. Lo scrivono anche il New York Times e il Washington Post, mentre lei consuma la vigilia ospite della Blair House presidenziale: la posta in gioco della missione «è molto alta», sostengono, e l’italiana «rischia il suo capitale politico in Europa e in patria per un incontro dai possibili esiti negativi». Certo, la possibile partecipazione di Elon Musk nella delegazione del bilaterale potrebbe comunque favorire il buon esito del confronto. Ma la chiacchierata nello Studio Ovale può comunque prendere direzioni imprevedibili.
A preoccupare è la porzione pubblica del faccia a faccia. Non tanto l’eventuale conferenza stampa, che anzi Palazzo Chigi non disdegnerebbe (Macron e Starmer hanno avuto l’onore, perché non replicare?), quanto le dichiarazioni che i due leader renderanno alle 18.15 italiane, seduti davanti ai giornalisti. È il cosiddetto “spray”, che di norma dura pochissimi minuti. Trump l’ha ormai trasformato in un comizio senza rete.
È servito a umiliare Volodymyr Zelensky e a stuzzicare Emmanuel Macron (che ha ribattuto colpo su colpo). Meloni è pronta a reagire. Ancora spera
che non sia interesse del presidente Usa metterla in imbarazzo, ma ha studiato ogni scenario. Ad esempio, risponderà nel caso in cui il repubblicano la attaccasse pubblicamente sulla web tax adottata dall’Italia, o sulla tassazione verso Big pharma.
Poi, a porte chiuse, intende trascinarlo sul terreno della politica. Per riportare alla ragione il tycoon, come ha spiegato due sere fa a Palazzo Chigi: conservatrice io, conservatore lui (entrambi nel Cpac), perché agire con politiche che mettono in difficoltà proprio i leader della destra? Un messaggio che potrebbe tradursi così: «Siamo con te, ma tu devi tenere unito l’Occidente, non dividerlo». Vale per i dazi, come per la Russia: se necessario, ribadirà il sostegno a Kiev e condannerà la strategia dilatoria di Putin.
(da agenzie)
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