GIORGIA LINARDI (SEAWATCH) RACCONTA LE TORTURE ACCERTATE NEI LAGER LIBICI
LA DRAMMATICA TESTIMONIANZA A LA7: “I BAMBINI NEI CENTRI DI DETENZIONE LIBICI MUOIONO”
“Io non mi vergogno di essere una ‘pirata umanitaria’, se questo significa sottrarre persone a un sistema per cui, una volta che vengono riportate in Libia, sono soggette a un regime di detenzione arbitraria illimitata, senza alcun diritto a vedere un avvocato o a essere soggette a un giusto processo”.
Così a L’Aria che Tira Estate (La7) esordisce Giorgia Linardi, portavoce della ong SeaWatch in Italia, in una sofferta testimonianza sulle condizioni disumane nei campi di detenzione libici.
E spiega: “Non ci rendiamo conto che quello che arriva, al di là del Mediterraneo e nel Mediterraneo, è una scrematura enorme delle persone che partono, perchè la gran parte muore nel deserto e nei centri di detenzione in Libia. C’è una quantità infinita di centri di detenzione informali dove le persone sono tenute in cattività , ma non c’è una distinzione netta tra quelli ufficiali e quelli non ufficiali. Il controllo del governo libico è nominale, ma non sempre effettivo. E usiamo delle categorie che non esistono, come il concetto di Guarda Costiera Libica“.
Linardi racconta: “Nei centri di detenzione libici le persone vivono in 40 cm di spazio, hanno una tazzina dove fanno pipì e poi la lanciano sul muro perchè si crea un po’ di umidità e non si muore di caldo”.
Giorgia Linardi continua: “Le torture possono essere definite anche menzogne, ma non quando sono visibili sul corpo delle persone. Abbiamo visto le schiene di persone torturate, come nel caso di un ragazzo 26enne che è stato torturato in un centro di detenzione mattina e sera. Aveva delle cicatrici spesse due dita”.
E aggiunge: “Una donna nel centro di Sorman, uno dei centri di detenzione ufficiali, dove erano rinchiuse circa 500 donne, ha raccontato di aver assistito al parto di una compagna e dopo il parto il suo cordone ombelicale è stato reciso con un pezzo di vetro. Altre donne sono state picchiate e una donna ha partorito per via delle percosse sulla pancia. Nemmeno le donne incinte vengono risparmiate. E i bambini nei centri di detenzione muoiono”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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