GLI SCUDI UMANI DE “L’UNITA'”
LA NUOVA FRONTIERA DEL GIORNALISMO ITALICO: QUELLO CHE DECIDE RENZI E’ COSA BUONA E GIUSTA
L’altra sera a Otto e mezzo si discuteva con Gennarino Migliore, ex Rifondazione comunista (avete capito bene: comunista), poi Sinistra ecologia e libertà (avete capito bene: sinistra), ora Partito democratico (avete capito bene: democratico), dell’abolizione della tassa su tutte le prime case, compresi i primi attici, le prime ville, i primi castelli, le prime regge.
Migliore sosteneva che le abitazioni di lusso non erano esentate dall’Imu. Gli citai l’intervento in commissione del sottosegretario Enrico Zanetti, che confermava tutto.
Lo stesso Renzi l’aveva rivendicato in tv, sostenendo che è troppo complicato escludere dall’esenzione le case di pregio, con gli estimi catastali fermi agli anni 60.
E proprio questo prevedeva la bozza della manovra approvata sulla parola — la solita tradizione orale, da Omero a Matteo — dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre: una porcheria che non aveva osato neppure B.
L’Unità , giornale fondato da Antonio Gramsci (avete capito bene: Gramsci), si affrettò a giustificare quell’ignobile regalo ai miliardari che avrebbe fatto arrossire persino Maria Antonietta di Francia, col decisivo argomento che castelli, ville e regge sono pochi (appena 74.430), dunque il gioco di tassarli non varrebbe la candela.
Titolo di prima pagina: “Il ballo del mattone. La verità sulla Tasi: per ville e castelli vale 85 milioni, per le prime case 3,6 miliardi”. Ancora martedì tal Mario Lavia, l’editorialista che sta a Renzi come Fede stava a B., scriveva con grave sprezzo del ridicolo: “Si fa un gran parlare della necessità di non togliere l’Imu su castelli e villoni,anche se — come dice il sottosegretario Baretta — ‘io tutti questi castelli non li vedo’: ma come bandierina può funzionare, chi se ne importa se nel merito la misura porterebbe poco o nulla”.
Però i gufi della minoranza Pd e di qualche giornale, soprattutto il nostro, insistevano a sottolineare l’iniquità della misura.
Così l’altroieri, tomo tomo cacchio cacchio, Renzi ha annunciato che chi ha un castello o un villone continuerà a pagare.
Ma attenzione: non ha detto “Avevano ragione i gufi, mi ero sbagliato e ora cambio la manovra”.
No: ha finto di averlo sempre previsto, irridendo ai “commenti divertenti” dei soliti “scandalizzati” a ufo. Sono loro che non hanno capito niente,non è lui che ha cambiato idea. I turiferari dell’esenzione dall’imposta per ville e castelli si son subito messi a vento. Gennarino ha ritwittato l’ukase renziano con una sonora risata, come a dire: visto che avevo ragione io?
E gli scudi umani dell’Unità (che ieri pubblicava un editoriale entusiasta della manovra firmato da Ernesto Auci, già capufficio stampa della Fiat di Romiti, già direttore e poi Ad del Sole 24 Ore, già direttore centrale di Confindustria, già candidato trombato della Lista Monti: a quando un bell’editoriale di Marchionne?) si sono precipitati ad applaudire il contrordine con lo stesso fervore con cui applaudivano l’ordine di segno opposto.
È la nuova frontiera del giornalismo libero: tutto quello che decide Renzi è cosa buona e giusta. A prescindere.
Il guaio è che spesso Renzi si contraddice, costringendo i suoi supporter a piroette,giri di valzer e tripli salti mortali carpiati con avvitamento.
Le loro tragicomiche evoluzioni ricordano quelle degli scudi umani berlusconiani.
Nel 2006 il Cavaliere ne sparò una delle sue: “Mi accusano di aver detto che i comunisti mangiano i bambini: leggetevi il Libro nero del comunismo e scoprirete che nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi”. Anzichè chiamare l’ambulanza e farlo portare via, i suoi cari mobilitarono i Signorini Grandi Lingue a giurare che B. aveva ragione da vendere, con tanto di supporti storiografici.
Il più svelto fu Renato Farina, su Libero:“Ecco le prove: mangiavano i bimbi. Un libro conferma la verità di Berlusconi. E la sinistra, negando, li uccide un’altra volta…Siccome la frase è di Berlusconi, diventa una battuta. Altro che balle. Balle una sega. Berlusconi ha assolutamente ragione”.
La prova? Betulla citava “episodi di cannibalismo, causati da una carestia voluta da Stalin”.
Riscontro deboluccio: Stalin stava in Urss, non nella Cina di Mao e il cannibalismo in Cina, per quanto deplorevole, aveva poco a che fare con la bollitura dei bambini per farne concime?
Farina allora estrasse l’arma segreta:la lettera di un missionario su un altro missionario morto in Cina e sepolto in un cimitero cristiano poi“distrutto dai comunisti per avere più spazio da coltivare”.
Storia tristissima, per carità , ma che minchia c’entrava con i bambini bolliti per concimare?
Allora, a dare manforte allo storico Farina, sopraggiunse il noto Senofonte con le mèches, allora al Giornale: “Li mangiano ancora. In Corea del Nord ultimamente si sono perpetuati cannibalismi e assassini a scopo alimentare per carestie, inondazioni e disperazione”.
Altra vicenda commovente, non c’è che dire, ma l’attinenza tra i cannibalismi nell’odierna Corea e i bambini bolliti nella Cina di Mao sfuggiva ai più.
Intanto l’ambasciata cinese protestò col governo italiano e, onde evitare una crisi diplomatica con un paese piuttosto strategico e popoloso, B. fece retromarcia: “Beh, sì, sulla Cina ho fatto un’ironia discutibile”.
Aveva scherzato, e pazienza per i due storici della mutua, che non persero la faccia solo perchè se l’erano giocata da un pezzo.
Si pensava che mai più un giornalista si sarebbe ridotto in quello stato pietoso.
Nessuno poteva prevedere l’avvento di Renzi e della sua Pravda.
Quod non fecerunt scudi umani, fecerunt casi umani.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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