GOLDRAKE CONTRO JOE CONDOR: UNA POLTRONA PER DUE
LETTA GALLEGGIA, MA AVVELENA I POZZI. E IL RENZI UNO È PIÙ VICINO
“Il governo è a Letta, io faccio un altro mestiere”. Ma “si dia uno sprint”.
Ore 19 e 15, Tg3, Matteo Renzi appare in un’intervista a Bianca Berlinguer annunciata solo mezz’ora prima.
Doveva essere la giornata del ritorno in tv di Enrico Letta, atteso a Otto e mezzo dalla Gruber, dopo 12 giorni di assenza televisiva. Ma il segretario democratico lo brucia sul tempo. E da Palazzo Vecchio a Firenze manda a dire che “se i franchi tiratori affossano la legge, la legislatura fallisce”.
Pochi minuti, nello scenario fiorentino, la condensazione del Renzi-pensiero di giornata.
Passa poco più di un’ora e Enrico Letta appare su La7. Quaranta minuti di intervista da cui emergono sostanzialmente due cose: il premier per tutto quel che riguarda rapporto con Renzi, rimpasto, patto di governo galleggia.
Non ha carte da giocare, non ha ricatti da fare, non ha strategie da contrapporre. Arranca nel rispondere alle domande della Gruber, che vorrebbe spingerlo alla polemica, arranca persino nella difesa del lavoro del governo (“avremmo voluto fare di più”, “siamo stati bloccati” dalla questione della decadenza).
Ma non gli risparmia qualche bella zeppa.
Sulla legge elettorale dice la sua: “Credo che i cittadini debbano essere resi più partecipi nella scelta dei candidati”.
Esattamente la battaglia sulla quale la minoranza dem sembra pronta a fare le barricate.
Nonostante la richiesta del segretario che se modifiche si fanno, siano con tutti. E poi l’annuncio: “Inserirò il conflitto d’interessi nel patto di governo”.
Proprio ora che con l’altro ci si tratta. I renziani: “Legge antitrust? Enrico provoca, se ne ricorda solo ora”
Nel braccio di ferro continuo tra “Goldrake” Renzi e “Joe Condor” Letta, il premier è evidentemente nell’angolo , con l’altro che detta l’agenda e si rifiuta di fermare il richiesto patto di governo fino a quando la legge non sarà fatta.
La scadenza del patto di governo per questo week end è bella che saltata. Le armi sembrano tutte spuntate. Senza legge si va a votare, il segretario ormai lo dice ufficialmente.
Ma nel caso Napolitano non voglia, l’ipotesi di Renzi a Palazzo Chigi diventa più concreta, anche se lui smentisce.
A mettere in giro la voce che il sindaco vuole immediatamente occupare la poltrona del premier negli ultimi due giorni è stata soprattutto la minoranza Pd. Ma anche renziani di certa fede erano pronti ad accreditarla: “Napolitano non vuole sciogliere le Camere. Se le riforme non si fanno il governo Renzi diventa la prima ipotesi”.
Chi lo conosce bene racconta che “a Matteo l’idea non piace, ma ci pensa. Ma non per ora”.
Magari, “per il 2015, a riforme fatte”, invece del voto. E dunque, con un minimo di credito in più. Anche se non è detto che la questione si ponga prima.
Lui ha paura del “trappolone”, di trovarsi incastrato in un contesto politico che comunque non governa.
È pur vero che i rapporti con il capo del Governo sono sempre peggiori.
La distanza anche caratteriale è abissale e Renzi fatica a credere che Enrico riuscirà a far qualcosa. E allora, se proprio deve rischiare, non è uno che si tira indietro.
Forte della legittimazione delle primarie, dei sondaggi (ieri la Gruber mostrava una rilevazione secondo la quale il giudizio negativo nei confronti dell’azione di governo è del 60%). E poi, assomiglia sempre più a un premier ombra.
Il rimpasto? Non lo vuole. E se i ministeri di peso renziani dovessero diventare troppi, perchè non impegnarsi in proprio?
Si attendono contro mosse del premier. Chissà che alla fine dimettersi non diventi l’unica scelta e anche il modo di spingere l’altro nel pantano.
Soluzione ardita, certo. C’è chi ieri in Parlamento fantasticava di una reazione spiazzante, di un Letta renzizzato, che per mettere in difficoltà il Sindaco potrebbe tirare dentro personaggi renziani ma non assimilabili al segretario, dall’imprenditore Renzo Rosso a Ivan Lo Bello.
Ma lui ancora una volta non prova a cambiare la fisionomia della battaglia, non rovescia il tavolo. Andrà a Bruxelles la prossima settimana con un nuovo programma? chiede la Gruber “No”. Metterà mano alla squadra di governo? “La difendo, ha lavorato bene” dice, e si lancia in un elogio di Saccomanni.
Su De Girolamo, Cancellieri e Zanonato, invece, “si può lavorare”. Matteo Renzi? “Andiamo nella stessa direzione”.
Il punto è capire quale.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano”)
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