GOVERNO TRAGICOMICO, IN FINANZIARIA NON CI SARA’ UNA MAZZA DELLE PROMESSE ELETTORALI
FLAT TAX, FORNERO, REDDITO DI CITTADINANZA: CI AVEVATE CREDUTO?… AMMETTE DI MAIO: “VINCOLI DI BILANCIO CE LO IMPEDISCONO”… E GIORGETTI AVVISA I MINISTRI: “SERVONO TAGLI DI SPESA”
Reddito di cittadinanza, la flat tax, il superamento della legge Fornero, e per concludere l’obiettivo di scongiurare l’aumento dell’Iva.
Di tutto questo, nella legge di bilancio che l’esecutivo dovrà approvare entro il 15 ottobre, finirà poco o nulla: solo dei piccoli assaggi.
E il come è ancora da valutare.
Forse solo il disinnesco della clausola di salvaguardia che farebbe aumentare l’Iva è l’unica misura (quasi) certa di vedere la luce.
Di certo, sottolinea Luigi Di Maio, tutto sarà fatto “nell’ambito dei vincoli di bilancio” e ciò fa capire quanto le maglie siano strette e quanto poco spazio ci sia per le promesse da campagna elettorale.
Comunque sia il cantiere della legge di bilancio è aperto. Al secondo vertice, nel giro di pochi giorni, partecipa a sorpresa anche Matteo Salvini.
C’è il ministro Giovanni Tria che anticipa i contorni della legge di bilancio in una lunga intervista al Sole 24 Ore, anche se per ora non si va oltre la solita lista: avvio di flat tax e reddito di cittadinanza (cosa vuol dire avvio?), un po’ di pensioni (tema molto dibattuto, ma ancora circondato da incognite), piano di investimenti con una semplificazione burocratica.
Una manovra-monstre da almeno 24 miliardi se si sommano le risorse necessarie a sterilizzare l’Iva. “Seria e coraggiosa” la definisce il premier in mattinata.
Ma sul come si reperiranno le risorse necessarie gli slogan svaniscono insieme alle certezze. Tanto che alla fine del vertice secondo indiscrezioni la riforma della Fornero sarebbe in bilico.
Mentre si fa sempre più pressante la richiesta di ridurre la spesa. Sicuramente, infatti, Bruxelles potrà concedere uno spazio di flessibilità : ma non basterà a coprire la lista di richieste degli alleati di governo.
E infatti, per usare le parole di Giancarlo Giorgetti, adesso ci sono “da fare i compiti delle vacanze”.
Una formula che sintetizza come ancora nessuna decisione sia stata presa soprattutto perchè non si conoscono bene le risorse su cui si può contare. Il sottosegretario, braccio destro di Matteo Salvini, che vigila su Palazzo Chigi, lascia il suo studio e in mattinata si affaccia nella sala dove il premier sta brindando al suo compleanno.
I due si abbracciano a favore dei cronisti: “Adesso tocca andare, il ministro Tria ci aspetta”. Il vertice sulla manovra incombe.
Giorgetti con grande senso pratico spiega: “È il momento in cui ogni ministro avrà i compiti da fare a casa. Ciò significa che a settembre tutti dovranno tornare con l’elenco dei progetti finanziati, con quelli da finanziare e soprattutto con i tagli da poter applicare”.
Quindi “se per esempio Di Maio intende abolire o modificare la legge Fornero dovrà dirci come intende farlo e valuteremo. Si deciderà insieme”.
Per questo la partita vera è rinviata a settembre. Per ora il ministro Tria indica due strade principali per le coperture: la revisione delle tax expenditures (incluso il bonus Renzi), e la spending review.
Peccato che quelle stesse due strade siano state indicate a ogni manovra negli ultimi anni, ma i risultati sono stati sempre al di sotto delle attese.
Addirittura Tria punterebbe a ricavare un risparmio di spesa corrente di 10 miliardi, mantenendo il livello di spesa del 2019 pari a quello di quest’anno.
Programma ambizioso e, per la verità , apparentemente in contrasto con le promesse fatte su pensioni e spesa sociale, le due voci più pesanti della spesa corrente. Certamente, come ha detto Giorgetti, i ministeri saranno chiamati a fare la cura dimagrante, (almeno un miliardo) ma su quel fronte già molto è stato fatto e i margini d’azione sono risicati.
Sicuramente il peso del cosiddetto reddito di cittadinanza sarà ridimensionato per via del fatto che la nuova misura ingloberà gli ammortizzatori esistenti (il Rei e la disoccupazione), ma l’intervento non potrà certo limitarsi a ribattezzare vecchi strumenti.
Dall’altra parte del governo, la partita fiscale sta molto a cuore alla Lega, e sicuramente l’esecutivo vorrà dare un segnale chiaro su quel fronte almeno alle imprese.
Sembra confermata l’intenzione di allargare la platea dell’aliquota forfettaria al 15%, che passerebbe da un reddito di 50mila euro a 65mila euro, per una spesa complessiva di 1,7 miliardi per oltre un milione di piccole imprese.
La tassa piatta sostituisce Iva, Irpef, Irap e tasse locali e consente semplificazioni burocratiche. Per finanziare l’intervento si pensa alla revisione delle tax expenditures, cioè quella marea di agevolazioni (sono oltre 400) previste oggi dal sistema.
Tria spera in un’operazione “in cui non ci rimette nessuno”. Difficile, anzi, impossibile, perchè se si vogliono reperire 1,7 miliardi qualcuno dovrà pure rinunciare a qualche vantaggio.
Super e iperammortamento per le imprese dovrebbero “salvarsi” dalla sforbiciata, ma nel mirino ci sono gli 80 euro del governo Renzi, che tuttavia dovrebbero entrare nella manovra sulle famiglie, per ora rinviata di un anno.
La revisione complessiva dovrebbe prevedere una dual tax (15 e 20%). Il nuovo fisco sarà preceduto da un condono sulle liti e le cartelle per somme contestate fino a 100mila euro, riservato a chi dimostri di non essere in grado di pagare.
Da questa (ennesima) sanatoria si attendono 3,5 miliardi. Resta l’incognita pensioni. I rumors continuano a parlare di quota 100 (la somma di anni contributivi e età anagrafica) a partire da 64 anni. Ma Tria non non l’ha mai nominata, e tutte le volte che si parla di previdenza il ministro dell’Economia indica una sola cosa: i vincoli di bilancio.
E poi ancora, Tap, Tav, Rai, Ilva, Alitalia, migranti, vaccini e riforme sono gli altri temi sul tappeto, su cui sta ragionando. Quanto al gasdotto Tap, il governo sarà “vigile e valuterà tutte le istanze, alla fine ci sarà una sintesi politica che spetta al consiglio dei ministri”. La Tav? Conte sottolinea che “è un argomento all’ordine del giorno. È all’attenzione del governo: stiamo valutando tutti gli aspetti in termini di costi e benefici”. Su Alitalia compagnia di bandiera “dobbiamo vedere se è un percorso proseguibile e poi valutare la realtà del mercato e degli investitori”. Venendo all’altro tema caldo, quello della presidenza Rai, Conte difende la scelta di Foa, “è un profilo di tutto rispetto, è una persona assolutamente adeguata per come l’ho valutato io sul profilo curriculare”.
Qual è la soluzione? “Direi di arrivarci con tranquillità nel rispetto delle prerogative reciproche per non operare forzature”.
Tranquillità , quindi, e per le decisioni, poche e centellinate, bisognerà attendere
(da “Huffingtonpost“)
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