GRAN CONSIGLIO DEI DISPERATI: “ORA IL PD CI DIA UN SEGNALEâ€
IL VERTICE DEL PDL AD ARCORE CHIUSO DAL VICEPREMIER ALFANO CHE DICHIARA: ”LA DECADENZA DI B. È IMPENSABILE E COSTITUZIONALMENTE INACCETTABILE”
“Hai perfettamente ragione tu, è inutile continuare così, a farci prendere per i fondelli…”. Alla fine, hanno vinto i falchi.
Perchè è stato proprio in chiusura di un appassionato, quanto duro, intervento di Denis Verdini che il Cavaliere ha sciolto quelle che ai presenti erano sembrate riserve sul da farsi.
Se il Pd — questa la sintesi — voterà senza indugio la sua decadenza da senatore , allora non ci sarà più alcun motivo per sostenere il governo.
Numeri alla mano, non ci sarebbe — almeno secondo i calcoli pidiellini — la possibilità di formare un governo diverso dall’attuale, anche solo per cambiare la legge elettorale. “Anche Grillo, d’altra parte — ha sottolineato Daniela Santanchè, che ha chiesto di parlare per ultima — ormai sta dalla nostra parte, anche lui vuole andare a votare con questa legge elettorale, voglio proprio vedere dove pensano di trovarli questi che s’immolano per sostenere Letta…”.
È andato a finire così il summit di “guerra” di ieri ad Arcore, presenti tutti i ministri, i capigruppo, i falchi e le colombe del partito.
Angelino Alfano, il segretario che ha più volte ribadito, durante la riunione, di voler bene a Berlusconi come a un padre (e per questo si è beccato da Verdini un secco “ma va, va…”) alla fine ha parlato a nome di tutti, con una dichiarazione che non lascia molto spazio alle interpretazioni. La decadenza di Silvio Berlusconi “dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile”.
La posta in gioco, quindi, è la tenuta del governo: il Pdl chiede al Pd (ma, in qualche modo, anche al Colle) il rispetto degli “impegni programmatici assunti, a partire dall’Imu sulla prima casa” senza più “rinvii e dilazioni” per i quali “non c’è più tempo”.
“Il Popolo della Libertà — giura Alfano — è come sempre unito, compatto e deciso, a fianco del suo presidente, a cui è molto legato da indissolubili vincoli di affetto e di condivisione politica. Tutti insieme rivolgeremo alle massime istituzioni della Repubblica, al primo ministro Letta e ai partiti che compongono la maggioranza, parole chiare — dichiara Alfano — sia sul diritto alla piena rappresentanza politica di Berlusconi sia sugli impegni programmatici del governo” .
Nel concreto: se entro un tempo ragionevolmente breve non arriveranno dal Pd (o dal Quirinale) segnali inequivocabili sulla scelta di non far decadere Berlusconi dalla carica di senatore, il governo potrà dirsi spacciato.
“Non abbiamo nulla da perdere, checchè ne dica qualche collega di partito — commentava, a caldo, rientrando in auto a Milano sotto una pioggia battente, un partecipante al summit — Berlusconi si è preso qualche ora di riflessione, attende di vedere che cosa risponderà il Pd a questa nostra presa di posizione. È chiaro che vogliamo la voce di Letta o di Epifani, è evidente…”.
La crisi di governo pare ora più vicina.
Anche se l’incontro, in verità , era cominciato sotto auspici totalmente diversi.
Ad aprire i “lavori” è stato Altero Matteoli, con un lungo intervento in cui ha chiesto al partito, ma anche a Berlusconi, una riflessione profonda anche sullo stato del Paese, prima di intraprendere qualunque strada.
Di seguito è stata la volta di Cicchitto, poi Brunetta, Lara Comi e Quagliariello, le cui parole di “speranza” sull’atteggiamento del Quirinale e dei Dem — almeno a sentire i testimoni — avrebbero fatto imbestialire Berlusconi al punto da farlo platealmente ribollire di rabbia.
Quindi Alfano, con un intervento cerchiobottista, “ti vogliamo bene, ma… il governo…”, rimbrottato da Verdini soprattutto quando il segretario ha commesso l’errore di fare il nome di Marina Berlusconi.
A quel punto, il Cavaliere ha fermato tutti con un secco “alt! Non voglio che mettiate in campo i miei figli, che non c’entrano nulla, questa è una faccenda che riguarda me, non loro!”.
Silenzio di tomba. Solo Sandro Bondi ha rotto l’incantesimo con una frase delle sue: “Io se fossi in lei non sarei così coraggioso…”.
Quindi l’ultimo intervento, quello della pitonessa, che è servito solo a dare la sponda a un Verdini ieri in grande spolvero, capace di convincere tutti con uno slogan: “Il governo resiste solo se Silvio non decade”.
“Bravo, mi hai convinto”, ha risposto il Cavaliere. Tutti i presenti hanno fatto quadrato. Alle 17:30 era tutto finito, Berlusconi aveva promesso ad Allegri che avrebbe visto il Milan e così è partito.
E adesso? Che cosa si attende ad Arcore?
Per adesso Berlusconi sta valutanto anche di tornare in televisione a spiegare “le sue ragioni”.
Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano“)
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