I “GABBIANI” ROMANI COME AVVOLTOI CONTRO ALEMANNO: I PICCOLI EX AENNINI CRESCONO (NELLE AMBIZIONI)
GLI UOMINI DI RAMPELLI ALLA CONQUISTA DELLE CARICHE: DALL’EX MATTATOIO ALL’AUDITORIUM E SOGNANO GIORGIA MELONI SINDACO… DALLA MILITANZA MISSINA DOVE C’ERANO DA DIVIDERE SOLO I RISCHI ALLA SPARTIZIONE DELLE POLTRONE TRA CORRENTI
Più che una fronda è una guerriglia.
Dall’uso dell’ex Mattatoio alle nomine all’Auditorium, dal restauro del Colosseo fino alla gestione del teatro Elsa Morante al Laurentino 38, ogni giorno il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è sotto botta.
Ad attaccarlo sono soprattutto i suoi, o almeno quelli che sulla carta dovrebbero essere i suoi, i “rampelliani”, cioè gli amici e i seguaci di Fabio Rampelli, ex missini ed ex aennini conosciuti a Roma anche con il nome di “Gabbiani”, dall’uccello bianco stilizzato ad ali spiegate che hanno scelto per i manifesti.
L’attacco dei Gabbiani al Campidoglio è concentrato sulle faccende della cultura e dell’urbanistica, materie predilette dal capo, un architetto che fa parte della commissione Cultura della Camera.
Nell’urbanistica i rampelliani stanno lasciando appena le briciole al sindaco e fanno cappotto con la fondazione Cesar grazie a un approccio meticoloso e mercantile, basato sulla cattura di risorse pubbliche da elargire a soggetti considerati affidabili, sull’esempio di Comunione e Liberazione.
In ambito più strettamente culturale hanno due punti di riferimento: il capo delle biblioteche romane, Francesco Antonelli, e Federico Mollicone, attivista del Colle Oppio, presidente della Commissione cultura del Campidoglio. Proprio per Mollicone i Gabbiani avrebbero voluto molto di più da Alemanno, la nomina ad assessore alla Cultura al posto di Umberto Croppi che se n’era andato sbattendo la porta al momento del titanico scontro Fini-Berlusconi. L’esito del rimpasto di giunta è stato, però, di segno opposto alle aspettative rampelliane e ha innescato la guerriglia che covava dal 2008, quando in campagna elettorale i Gabbiani furono emarginati da Alemanno, poi estromessi al momento delle decisioni per la nuova giunta e infine tacitati con due soli assessorati, a Laura Marsilio (Giovani e scuola) e Fabrizio Ghera (Lavori pubblici), più una sfarinata di nomine nel sottogoverno delle municipalizzate.
Dal recente rimpasto i Gabbiani si attendevano se non un risarcimento, quanto meno la conferma delle poltrone.
E la delusione è stata forte quando hanno constatato che i seguaci del senatore Andrea Augello, l’amico-nemico storico, potevano brindare avendo conservato le posizioni grazie ad una accesa riunione notturna con il sindaco, mentre loro, i rampelliani dovevano rinunciare al posto della Marsilio.
Da quel momento è partito l’attacco a testa bassa: per esempio il Gabbiano Mollicone per fermare Della Valle al Colosseo non ha esitato a sparare direttamente sul traditore Alemanno, mentre per bloccare il rinnovo dell’amministratore dell’Auditorium, Carlo Fuortes, considerato un veltroniano, ma non inviso ad Alemanno, si è spinto fino a fornire alla stampa dati fallimentari ma fasulli sulla gestione della struttura, poi smentiti dalla Siae.
In aperto contrasto con il sindaco, l’assessore Ghera si è invece mobilitato per allontanare dalla Città dell’Altra Economia al Mattatoio i negozianti e i gestori di bar e ristoranti equo-solidali considerati poco amici.
Con l’ausilio di Francesco Coccia, direttore del dipartimento, Ghera si è inventato un bando per cacciarli, senza nascondere la volontà di sostituirli con gente di “area”.
Lo stesso Ghera ha inoltre preteso da Alemanno che la gestione del teatro Elsa Morante fosse affidata ai Lavori pubblici da lui diretti, anche se ovviamente con il teatro questo assessorato non ha niente da spartire. L’attacco dei Gabbiani al sindaco punta a risultati immediati, ma anche a obiettivi strategici.
Il più importante è il nome del futuro candidato a sindaco di Roma.
Nella testa dei rampelliani il logoramento di Alemanno dovrebbe essere propedeutico all’ascesa di Giorgia Meloni, attuale ministro della Gioventù, rampelliana di ferro, anche se proprio la sua nomina ministeriale procurò a suo tempo momenti di acuta tensione nella corrente.
Ossessionato dal rispetto ferreo delle gerarchie, Rampelli ci rimase male a vedere una “sottoposta” che lo sopravanzava in carriera ed ebbe modo di farlo presente con parole assai aspre all’autore della scelta, Gianfranco Fini, allora capo del partito.
Oltre al culto della gerarchia, i Gabbiani hanno un forte senso della comunità e della famiglia.
Nonostante molti viaggino in auto blu, ogni tanto si ritrovano nella grotta-sede di Colle Oppio, il covo in cui nacquero negli anni Ottanta protetto da una cancellata e da una porta in ferro che lo fa sembrare un bunker.
Per la sua famiglia Rampelli ha tatto quel che poteva inserendo la sorella nella lista per le Regionali del 2010, un elenco poi manomesso all’ultimo istante su ordine di Berlusconi.
Dopo Rampelli, il secondo del gruppo è Marco Marsilio, anche lui deputato Pdl ed anche lui assai devoto alla famiglia avendo fatto assumere all’Atac la sua compagna Stefania Fois e avendo spinto la sorella Laura come assessore.
Sempre in onore della famiglia e dei Gabbiani, Laura attraverso il suo assessorato fece arrivare un bel po’ di contributi all’associazione culturale del marito.
Daniele Martini
(da “Il Fatto Quoridiano“)
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