I MISERABILI DEL PIRELLONE: CHE MALE C’È A FARSI RIMBORSARE UN MATRIMONIO?
IL LEGHISTA STEFANO GALLI HA PAGATO LO SPOSALIZIO DELLA FIGLIA, MA NON HA NULLA DA DIRE
La segretaria, è colpa della segretaria.
Lo ripetono quasi tutti i consiglieri regionali lombardi indagati per i rimborsi allegri con l’accusa di peculato.
Saranno pure “quasi tutte spese lecite perchè la legge che ci siamo dati le consente”, come dice il capogruppo del Pdl lombardo Paolo Valentini, indagato per 115 mila euro di rimborsi vari chiesti (e ottenuti) negli ultimi cinque anni, ma le ricevute presentate dai consiglieri appaiono grottesche rispetto alle voci per cui sono state chieste: spese di rappresentanza e attività politica.
E grottesche sono le giustificazioni.
Così il libro di Paolo Guzzanti, Mignottocrazia , rimborsato a Nicole Minetti, rientra nella voce “aggiornamenti professionali”, spiega l’ex igienista dentale raggiunta telefonicamente sull’iPhone 5 anch’esso pagato dal Pirellone.
Quel libro “parla anche di me ed era necessario che io lo leggessi, non c’è nulla di illegale”.
E i barattoli di sabbia, l’oggettistica acquistata all’Ikea?
Sono legittimati dalla “necessità di arredare il mio ufficio, cosa dovrei farci altrimenti?”, risponde quasi seccata.
In quest’ottica del tutto è giustificabile perchè la legge ce lo consente, Roberto Formigoni, esperto di ricevute presentate e non (soprattutto), si spinge sfidando la temerarietà ad affermare che “gli usi impropri di denaro sono limitati al 5% del totale del gruppo”.
E poi insomma “anche Pd, Idv e Sel usano gli stessi metodi: li abbiamo definiti e approvati insieme”, ha detto ieri il governatore.
E non gli par vero di poter parlare dei problemi di altri: “L’uso ingiustificato dei rimborsi nel Pdl è minimo, noi abbiamo solo un caso, le cartucce e i matrimonio non ci riguardano”.
SALSICCE NORIMBERGA
Tradotto: la Minetti è roba nostra, per gli altri citofonare Lega Nord.
Risponde Pierluigi Toscani, il consigliere del Carroccio che si è fatto rimborsare cartucce da caccia, merendine, lecca lecca, gratta e vinci, zucchero, semolino e salsicce di Norimberga. “Non lo sapevo, non volevo”, dice sull’orlo della disperazione.
“I giornali mi hanno trattato come un mostro per questa storia delle cartucce da caccia, ma è stato un disguido: la segretaria credeva fossero quelle della stampante. Colpa sua, colpa sua, doveva controllare lei. Io consegno tutte le ricevute poi verificano e mi fanno il bonifico di 1.200 euro al mese, mica controllo, ne spendo almeno tremila”.
In lecca lecca e gratta e vinci quanto spende? “Mica li rimborsano o magari sono scontrini finiti nel mucchio. Capita. Ogni tanto compro qualche caramella insieme al biglietto del treno e così finisce sullo scontrino ma mica mi rimborsano tutto”.
E poi insomma, aggiunge scocciato, “io non bevo il caffè quindi magari mangio un cioccolatino e ripeto: la segretaria mi ha chiamato in lacrime, ma ormai che vuol fare è andata così”.
IL DIABETICO IN PASTICCERIA
Nella Lega i dolci vanno forte.
Cesare Bossetti ha speso 15 mila euro in pasticceria pur essendo diabetico: “Infatti lì ci pranzo, è tutto in regola”, taglia corto.
E ricorda che comunque può spendere fino a 18 mila euro quindi va bene così.
Anche Angelo Ciocca, altro leghista indagato per i rimborsi allegri, non ha nulla da rimproverarsi. Anzi, fa notare che “a fronte dei 70 pranzi che mi vengono contestati dell’anno scorso io in aula ci sono andato ben 400 volte, quindi ho chiesto poco rispetto a quanto avrei dovuto”.
Potere della rappresentanza politica.
Il capogruppo Stefano Galli, che nei rimborsi ha messo anche le spese del matrimonio della figlia Valeriana, ha il telefonino spento e quello di casa suona a vuoto.
L’ammiccante voce femminile con cui Galli ha personalizzato la segreteria telefonica del cellulare comunica, tra sospiri e rumori gutturali, che “al momento il tuo amico è impegnato in una situazione molto toccante”.
Per inciso: l’utenza è pagata dalla Regione.
Risponde invece Luciana Ruffinelli.
La leghista che si è fatta rimborsare anche i Mon Cherì. “Ma si figuri, non mi piacciono neanche, li avrò regalati. Che ci devo dire… Anzi sicuramente li avremo presi alla cassa pagando il pranzo, infatti quel cioccolatino è allegato a due scontrini ben più corposi”.
Appunto. “Ma noi non abbiamo i ticket come tutti gli altri impiegati e possiamo avere mille euro di rimborsi per i pranzi”.
Non proprio una cifra da buoni pasto.
“Ma siamo consiglieri, consiglieri regionali e comunque io sono una donna delle regole: mi attengo alle regole che mi sono state date”.
Il dvd del cartone animato Disney quindi rientra nelle spese politiche? “No, non era mio”.
E la ricevuta di 35 euro della spesa fatta in Francia, quella l’ha fatta lei? “Spesa? Ma va, si figuri: ho comprato dei biglietti di auguri di Natale molto belli, molto”.
LA CENA COL TARTUFO
Tra gli 11 leghisti indagati c’è anche Davide Boni, ex presidente del consiglio. Tra le sue spese anche una “cena di rappresentanza” per 644 euro di cui 180 per 30 grammi di tartufo.
Boni non risponde al cellulare, ma si stupisce su Facebook: “I giornalisti mi inseguono e chiamano per sapere. Vorrei sapere anch’io”.
C’è chi, a quanto pare, mangia a sua insaputa.
E nel silenzio in cui si è chiusa la maggioranza del dimissionario consiglio (che mercoledì si riunisce), torna a parlare Filippo Penati.
“Da vicepresidente non ho presentato neppure una fattura, uno scontrino o una ricevuta fiscale”.
Neanche al Pirellone si può avere tutto.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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