I NUMERI DEL SENATO: SULLA CARTA 176 PER RENZI, 15 PIU’ DEL NECESSARIO
MA I DISTINGUO RISCHIANO DI TROVARE PROSELITI NEL VOTO SEGRETO… IL RUOLO COMPENSATIVO DI GAL
Gli unici numeri che contano ora sono quelli del Senato, dove Renzi — dopo il giuramento al Quirinale alle 11,30 — chiederà il primo voto di fiducia.
Pippo Civati continua a minacciare il voto contrario: “Fanno di tutto per farsi votare di no”. E chiama il capo del governo “Matteo Letta” e l’operazione del segretario democratico “un rimpasto”.
Se si prendono in considerazione le posizioni ufficiali dei diversi gruppi parlamentari, il nuovo esecutivo non dovrebbe avere problemi di sorta; ma al loro interno diversi senatori hanno manifestato dissensi.
L’assemblea di Palazzo Madama conta 320 componenti e cioè i 315 eletti nonchè i cinque senatori a vita (Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo).
Quindi la maggioranza assoluta ammonta a 161 voti, anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza dei votanti.
Renzi ne avrebbe 176: Pd, Ncd, Scelta Civica, Popolari per l’Italia e il gruppo delle Autonomie linguistiche più quelli di Ciampi (che però manca dal Senato da molto tempo per le precarie condizioni di salute) e Piano, che siedono nel gruppo Misto, e forse quelli di tre senatori espulsi da M5s che hanno già votato la fiducia al governo Letta (Fabiola Anitori, Paola De Pin e Marino Mastrangeli).
Ma le cose potrebbero complicarsi per alcuni “mal di pancia” nella sinistra del Pd. Infatti sei senatori “civatiani”, cioè che fanno riferimento a Pippo Civati, hanno minacciato di non votare la fiducia: Corradino Mineo, Walter Tocci, Lorenza Ricchiuti, Donatella Albano, Felice Casson e Sergio Lo Giudice.
Domenica 23 a Bologna Civati ha convocato un’assemblea aperta dove discutere, ma ha egli stesso ha ammesso che un “no” alla fiducia sarebbe un “fatto grave” che porterebbe all’uscita dal Pd.
E non è bastata la nomina di Maria Carmela Lanzetta (nel “pantheon” di riferimento del deputato Pd durante le primarie per la segreteria) a distendere gli animi.
“Non sapevo nulla della nomina del ministro Lanzetta – spiega Civati – Renzi si dimostra molto disinvolto, ma non è una novità . Del resto, è il suo metodo, già sperimentato. Maria Carmela Lanzetta aveva votato contro il governo in direzione nazionale. Ora entra nel nuovo esecutivo come ministro”. Un ragionamento che porta a una conclusione al vetriolo: “Sta facendo di tutto per farsi votare contro”.
In fibrillazione anche la pattuglia di Per l’Italia. Mentre Scelta civica ha portato un uomo di struttura in Cdm (Stefania Giannini all’Istruzione), i popolari ne sono stati del tutto estromessi. Niente riconferma per Mario Mauro, fino ad oggi alla Difesa, nessun esponente tra i magnifici 16. E per di più l’Udc (due/tre senatori a Palazzo Madama dei dodici del gruppo dei Popolari) si è riconfermato con Gian Luca Galletti all’Ambiente. Altri otto/nove voti che potrebbero ballare. “Decideremo lunedì se appoggiare il governo”, tuonano.
Due giorni per trattare sulla rosa di viceministri e sottosegretari.
Normali fibrillazioni di una fase di transizione, si dirà . Ma intanto, ai blocchi di partenza, alla maggioranza di Renzi potrebbero mancare dai dieci ai sedici senatori alla Camera alta.
Un piccolo soccorso, in caso di cedimento di voti a sinistra, potrebbe venire sul lato opposto e dal gruppo Gal (Grandi autonomie e Libertà ): “Decideremo che atteggiamento tenere dopo aver letto e ascoltato l’esposizione del presidente del Consiglio in Aula”, ha detto il capogruppo Mario Ferrara.
L’Italia retta dai nuovi “responsabili”.
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