I RESPINGIMENTI ERANO ILLECITI: INDAGATI COMANDANTE DELLA NAVE E FUNZIONARI DEL MINISTERO DEGLI INTERNI
LE NAVI CHE AVEVANO RESPINTO GLI IMMIGRATI NEL CANALE DI SICILIA SENZA VERIFICARE A TERRA IL DIRITTO DI ASILO HANNO COMMESSO UN ILLECITO…. LA PROCURA DI SIRACUSA CONTESTA LA VIOLENZA PRIVATA E LA VIOLAZIONE DELLE NORME SULL’IMMIGRAZIONE… LA SCONFITTA DI MARONI E COMPAGNI DI MERENDE
Lo avevamo scritto a chiare lettere già un anno fa: la politica di “respingimenti” attuata dal governo italiano che era arrivata al punto di riportare in Libia, con le proprie motovedette, i disperati che sui barconi cercavano di raggiungere le coste siciliane, era illecita sulla base delle norme internazionali.
Erano piovute già allora critiche da tutto il mondo civile, dalla Ue, dalle organizzazioni umanitarie, ma a nulla erano valse di fronte all’ottusità giuridica di Maroni e compagni di merende.
Perchè la legge parla chiaro, allora come ora: i profughi vanno soccorsi, fatti salire a bordo, portati nel porto più vicino, ospitati nei centri di accoglienza e solo lì si potranno verificare eventuali richieste di asilo politico da parte di chi le avanzerà .
Chi proviene da zone di guerra, chi è perseguitato politico, da che mondo è mondo, ha diritto di chiedere asilo politico (nel caso eritrei, somali, ad esempio).
Non puoi respingere in mare donne a bambini, malati e disperati che fuggono dai loro Paesi, senza prima verificare i diritti sanciti dalle leggi e dai trattati internazionali.
Non siamo la “repubblica delle banane”, per intederci, dove basta fare un accordo con un Paese non democratico ( la Libia) dove non vengono rispettati neanche i diritti civili, dove gli oppositori vengono eliminati e magari regalargli pure 5 miliardi per il “lavoro sporco”, e pensare che tale intesa possa passare sopra decenni di civiltà giuridica.
Una operazione stupida, tra l’altro, perchè una volta a terra puoi sempre verificare il diritto o meno all’asilo politico, sulla base dei Paesi di provenienza, e chi non ha le carte in regola lo rimandi a casa.
Invece per dimostrare, a scopi vergognosamente elettolari, che prevale la “linea dura”, quasi che essere dei “disperati su un barcone” equivalga a chissà quale feroce delitto, ci siamo distinti per la violazione delle leggi, oltre che per la mancanza di umanità .
Qualcuno invece che linea dura si è preso ora due bei schiaffoni sul muso, così impara a rispettare le leggi.
E ora comandanti delle navi e funzionari del ministero degli Interni la prossima volta ci penseranno bene prima di violare la legge, anche se qualcuno ha solo la colpa di aver eseguito degli ordini provenienti dal governo.
La Procura di Siracusa ha infatti indagato per violazione delle norme sull’immigrazione e per violenza privata il comandante della motovedetta della GdF che nell’estate del 2008 aveva riaccompagnato in LIbia, senza verificare gli aventi diritto a fare domanda di asilo politico, un centinaio di disperati intercettati nel canale di Sicilia.
Indagati anche diversi funzionari del Ministero degli Interni che hanno avuto un ruolo nella violazione di legge.
Il procuratore capo di Siracusa, Ugo Rossi, ha spiegato che non si poteva procedere in quel modo (ma come abbiamo prima spiegato), beccandosi subito l’attacco del sottosegretario Mantovano che ha bollato l’indagine come “boicottaggio”.
Ci limitiamo a ricordare a Mantovano (ex magistrato) che farebbe bene a portare rispetto a quella magistratura di cui ha fatto parte e che si limita ad applicare solo le leggi vigenti e le norme sancite dalla comunità internazionale.
Ci saremmo aspettati da lui (come ha detto Fini a suo tempo) una presa di posizione critica verso le forzature di Maroni già allora, non una difesa delle violazioni oggi.
Se poi la carica di sottosegretario fa passare sopra la legge… confidiamo che Fini gli regali a Natale le copie dei trattati internazionali a tutela dei profughi che l’Italia ha firmato.
Se poi nella padagna del magna valgono le regole della jungla, chieda lui asilo politico ai suoi compagni di merenda.
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