I ROTTAMI DELL’ELEGANZA: LO STILE DI MARINI, LA CAFONERIA DI RENZI
“BASTA ARRIVARE SECONDI: E’ UN GIOCO A PARATA DI CULO”… “HO CONTATTI CON IMPRENDITORI IMPORTANTI, SE I TERMOVALORIZZATORI SONO UTILI NON MI PONGO IL PROBLEMA SE TU CI GUADAGNI”
Renzi ha fatto la sua parte, Bersani pure.
E grazie ad entrambi, malgrado i toni accesi degli ultimi giorni, il Pd ha evitato una rottura che avrebbe fatto male non solo a se stesso, ma anche al Paese e alla politica.
Onore al merito dei due sfidanti, allora.
Ma l’eroe della giornata è uno dei rottamandi per eccellenza, il canuto Franco Marini. Che malgrado la sua orribile e disgustosa senescenza ha avuto il coraggio di dire dal palco cosa pensa dell’assenza del sindaco di Firenze all’assemblea del partito che di fatto gli consente, cambiando lo statuto, di partecipare alla contesa.
“Una cosa inaccettabile, e qui mi fermo perchè sono troppo vecchio per criticare i giovani”.
Il sindaco di Firenze, da lontano, farà certamente spallucce.
Del resto sono parole di un vecchio arnese del sindacato e della politica.
Uno troppo poco pop per il raffinato conformismo dell’estetica renziana .
Uno che tanto anche lui finirà presto ai giardinetti a badare ai nipotini.
Eppure Renzi — che pure è intelligente — sottovaluta un particolare. Nel suo format a metà strada tra Blair e una session di Mtv tutto si può fare.
Portare frigoriferi vintage sul palco, indossare camicie bianche sapientemente stazzonate, sostituire il logo Apple a quello del partito.
Ma l’eleganza no.
Quella non la puoi rottamare.
Soprattutto quando non ce l’hai.
Marco Bracconi
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