I SEPOLCRI IMBIANCATI SI SCANDALIZZANO PER LA FRASE DELL’AMBASCIATORE USA “SE VINCE IL NO, L’ITALIA FA UN PASSO INDIETRO”
A CRITICARE SONO I FREQUENTATORI ABITUALI DI AMBASCIATE E GLI AMICI DI PUTIN… DI MAIO NE COMBINA UN’ALTRA: SCAMBIA IL CILE PER IL VENEZUELA
Il No al referendum sulla riforma costituzionale “sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia”.
Lo dice l’ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, intervenendo ad un incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato a Roma all’istituto di studi americani.
E aggiunge: “Il referendum è una decisione italiana” ma il Paese “deve garantire stabilità politica. Sessantatrè governi in 63 anni non danno garanzia”.
Il voto sulle riforme costituzionali, continua, “offre una speranza sulla stabilità di governo per attrarre gli investitori che stanno osservando quanto avviene in Italia”.
Un’uscita che assume il valore di una scelta di campo, anche abbastanza netta, in favore della riforma sulla quale gli italiani voteranno in autunno e che scatena perciò le proteste nel centrodestra. E anche nella sinistra dem con l’ex segretario Pd, Pierluigi Bersani, che sbotta: “Cose da non credere. Per chi ci prendono?”.
La presa di posizione di Mr Phillips diventa, insomma, nel giro di pochi minuti un caso politico.
Se non che, trascorre qualche ora e intervengono anche i vertici europei della società di rating Fitch e il tenore della valutazione sul futuro italiano risulta identica.
“Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull’economia reale o sul debito pubblico, potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell’Italia” afferma il responsabile rating sovrani per Europa e Medio Oriente di Fitch, Edward Parker, nel corso di una conferenza a Londra.
Anche lui: “Se prevalesse il No, lo vedremmo come uno shock negativo per l’economia e il merito di credito italiano”.
Ma è soprattutto contro il rappresentante dell’amministrazione di Washington in Italia che si sono scagliate tutte le opposizioni.
“Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari suoi e non interferisca”, attacca il leader (ancora per poco) leghista Matteo Salvini, noto servo degli interessi russi.
Tra i primi a intervenire anche altri cadaveri che camminano: Altero Matteoli (“È una entrata a gamba tesa”) e il capogruppo di Fi alla Camera Brunetta.
E ancora più pesante Maurizio Gasparri, neo sostenitore dell’ex agente del Kgb: “Siamo convinti che oggi come oggi Putin valga mille volte Obama e riteniamo che l’Italia non sia una colonia e che non sia compito dell’ambasciatore americano in Italia pronunciarsi sul referendum costituzionale”.
È un coro.
Interviene anche Giorgia Meloni, nota sostenitrice della sovranità nazionale (infatti su Regeni non ha speso una parola): “Renzi pretenda le scuse dall’ambasciatore”.
Resuscita un altro cadavere eccellente, Luigi Di Maio, tornato sulla scena per parlare di referendum dopo i giorni bui del caos romano a Cinque Stelle.
“Il referendum di ottobre, novembre o dicembre, ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo – scrive – lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica come ai tempi di Pinochet in Venezuela. E sappiamo come è finita”.
Peccato che fosse il Cile, ma il poveretto è in confusione totale, ormai.
Quello che fa sorridere è che tutti quanti fanno finta di non sapere che in fondo siamo una colonia Usa dal 1946 e che dai grillini ai forzisti fanno a gara per farsi ricevere dall’ambasciata americana (altri da quella russa).
Il senso del ridicolo non ha frontiere, avanti indignados della domenica…
(da agenzie)
Leave a Reply