I SOVRANISTI TEDESCHI DI AFD, ALLEATI DI SALVINI, HANNO FATTO RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE CONTRO IL RECOVERY
QUESTO COMPORTERA’ UN ULTERIORE RITARDO NELLA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE: SE NON ARRIVANO GLI AIUTI CONTRO LA PENDEMIA GLI ITALIANI SANNO CHI RINGRAZIARE
Anche se era lecito aspettarselo la portata politica della decisione non va presa sotto gamba. La Corte Costituzionale della Germania ha bloccato il Recovery Fund ordinando al presidente federale Frank-Walter Steinmeier di non ratificare la legge appena approvata dai due rami del Parlamento tedesco sulle nuove “Risorse Proprie” prima che si sia pronunciata sui ricorsi legali volti ad impedirne l’entrata in vigore.
I ricorrenti capeggiati dall’ex leader dell’Afd Bernd Lucke e sostenuti dalle firme di 2280 cittadini sostengono che i 750 miliardi del fondo europeo integrano una “condivisione del debito” a livello comunitario illegale rischiando di esporre il Paese a “rischi finanziari incalcolabili”.
Al di là delle motivazioni addotte, l’intervento a gamba tesa dei giudici di Karlsruhe rischia di ritardare, si spera per poco, il via libera ai fondi europei. Ma soprattutto il timore è che venga incrinata pesantemente la credibilità dell’azione comune dei Ventisette.
La battuta d’arresto tedesca mette in secondo piano i progressi compiuti dagli altri Stati membri nell’approvazione del Recovery Fund: sono ormai 16 su 27 i Paesi che hanno ratificato la Decisione sulle Risorse proprie (Ord), con il recente semaforo verde arrivato da Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia.
Di cosa si tratta? La Ord è un atto giuridico dell’Ue di natura quasi costituzionale che introduce nuovi strumenti di finanziamento necessari a ripagare i 750 miliardi reperiti dalla Commissione sui mercati e poi girati agli Stati membri.
In altre parole, nuove entrate con cui rimborsare domani i prestiti contratti oggi. Senza l’ok di tutti i parlamenti, non un solo euro verrà sborsato da Bruxelles e Paesi come l’Italia e la Spagna, che premono da tempo perchè il Recovery Fund venga approvato alla svelta, rischiano di pagare le conseguenze dei ritardi altrui.
Non esiste un termine prefissato entro il quale la Corte costituzionale tedesca deve esprimersi sulla sospensione del Recovery Fund, ma solitamente queste procedure possono durare fino a tre mesi. Si spera non sia questo il caso dal momento che siamo ad aprile e una prima parte del fondo Ue dovrebbe essere liquidato a luglio.
In altre parole, come più volte rimarcato da Commissione e Bce, i Ventisette sono già in ritardo. Come ha ricordato il vicedirettore del Jacques Delors Centre di Berlino Lucas Guttenberg, non è la prima volta che la Corte suprema tedesca rallenta la ratifica di una legge che introduce una forma di condivisione dei rischi finanziari a livello europeo. Stavolta è diverso: i giudici hanno formalmente ordinato al presidente di non ratificare la legge sulle Risorse Proprie, come a dissuaderlo dal farsi venire idee strane dettate dalla fretta.
La riluttanza tedesca a contrarre debiti congiunti su larga scala e a rinunciare in parte alla propria sovranità finanziaria viene spesso ricondotta ai partiti politici di estrema destra come AfD, sempre in prima linea nell’avviare contenziosi legali dinanzi all’Alta Corte di Karlsruhe, ma in realtà attraversa anche una buona parte dell’establishment tedesco conservatore.
Alla sabbia messa dai giudici di Karlsruhe negli ingranaggi del Recovery ha replicato il ministro delle Finanze Olaf Scholz: “Il governo – ha assicurato – è ben attrezzato” per sostenere ricorsi alla Corte costituzionale.
“L’esperienza con altre denunce analoghe mi rende fiducioso circa il fatto che la ratifica possa essere conclusa in tempi brevi”. Un altro messaggio a Karslruhe è arrivato da Bruxelles subito dopo la sospensione della ratifica: ”È fondamentale che la decisione sulle risorse proprie per il Recovery sia approvata rapidamente da tutti gli Stati membri, in particolare alla luce delle sfide dovute alla pandemia Covid-19”, ha dichiarato una fonte della Commissione.
Sebbene spesso le decisioni della Corte Costituzionale federale godano di una potente eco mediatica è difficile che abbiano delle conseguenze concrete. L’esempio più lampante è dato dalla sentenza di un anno fa con cui i giudici hanno dichiarato illegali gli stimoli monetari messi in campo dalla Bce di Mario Draghi, negli anni della crisi del debito sovrano. I giudici intimarono alla Bundesbank di ritirarsi dal programma di acquisto di titoli pubblici dell’Eurozona entro tre mesi, cosa che poi non avvenne, con buona pace degi giudici costituzionali.
(da “Huffingtonpost”).
Leave a Reply