IL BALBETTIO DEL M5S SUGLI ARRESTI DI MASSA DI PUTIN A MOSCA
FUGACI PAROLE, BARCAMENANDOSI… UN ATTEGGIAMENTO CHE IN ALTRI TEMPI NON SAREBBE STATO PERDONATO DALLA BASE
Il Movimento cinque stelle delle origini avrebbe sicuramente simpatizzato con Navalny, i blogger, una protesta oltretutto nata online (per necessità e assenza di spazi democratici materiali) prima ancora che “là fuori”.
Simpatizzava, un tempo, con le Pussy Riot, non con Putin. O almeno, così diceva.
La storia di questa forza politica è poi andata totalmente in un’altra direzione, portando infine il suo capo a definire Putin “uomo di stato forte” di cui “la politica internazionale ha bisogno” (di lui e di Trump) e i suoi “magnifici ragazzi” alla partecipazione al congresso di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, e agli incontri con Sergei Zeleznyak, il discusso uomo incaricato dei rapporti con i partiti europei (con uno spettro che va dal populismo, al populismo autoritario, fino all’estrema destra).
Così era del tutto vano aspettarsi, ieri e oggi, una reazione severa dei cinque stelle alla repressione di Putin contro gli oppositori, arrestati in massa con l’accusa di aver fatto una manifestazione non autorizzata, e processati e condannati a tempo di record, come Navalny.
Passate ormai più di ventiquattr’ore, possiamo fare un primo bilancio.
Il taccuino annota due misere cose.
Luigi Di Maio, l’aspirante premier, trovatosi a un forum dell’Agi ha prodotto una dichiarazione anodina sui fatti di Mosca: “Chi manifesta contro la corruzione ha sempre il mio sostegno. Noi chiediamo chiarezza su quanto successo. Il diritto di manifestare è sempre da difendere”. Poi ha aggiunto: “Noi non siamo innamorati della Russia come dicono alcuni, ma siamo contro le sanzioni alla Russia “.
Una frase cominciata parlando di corruzione è finita lanciando il messaggio di fondo della loro propaganda: basta con le sanzioni.
Manlio Di Stefano, che negli organigrammi circolanti in pezzi del quartier generale rivestirebbe il ruolo di futuro ministro degli esteri, a una domanda di Sky essenziale e centrata (“ma voi del Movimento state con Putin o con la Merkel?”) ha risposto: “Un leader nazionale deve avere buoni rapporti con tutti”.
Un istante prima aveva tentato quella che i cinque stelle definirebbero con una celebre espressione ricavata dal film “Amici miei”.
Aveva spiegato, cercando all’inizio di cavarsela con una battuta: “Noi auspichiamo che nasca un Movimento cinque stelle sia in Russia sia in Germania”. I reportage da Mosca, a partire da quello di Ezio Mauro, non raccontavano però in alcun modo uno scenario adatto a battute o a sorrisi. Pare di capire che lì un Vaffa day non sarebbe stato possibile.
Non che il Pd abbia fatto sentire con forza impressionante la sua voce, combattuto e diviso com’è tra condanna delle autocrazie senza se e senza ma, e necessità di Realpolitik di governo (in una giornata in cui peraltro il ministro degli esteri Alfano era a Mosca, dove ha detto “non posso che riconoscermi nella posizione espressa ufficialmente dall’Unione europea e ribadire la nostra fede nei principi di libera manifestazione del pensiero”; non tantissimo, ma neanche nulla).
Però qualcosa si è sentito. Per esempio la capogruppo del partito in commissione esteri alla Camera, Lia Quartapelle: «E’ molto singolare che i 5 Stelle, che hanno fatto del grido “onestà onestà ” il loro mantra politico, osservino un silenzio totale sulle novecento persone arrestate per aver usato lo stesso, identico slogan in Russia ».
In realtà , come si diceva su, non è stato un totale silenzio; che forse sarebbe stato scelta meno imbarazzante.
In altre stagioni, sui media, si è spessissimo rimproverato alla sinistra, o al centrosinistra (in tutte le sue varianti post-Pci) ogni sorta di silenzio e opportunismo di fronte a varie autocrazie, tirannie sparse nel mondo, o autentiche dittature.
Dal Pd, o da ciò che c’era alla sua sinistra, pretendevamo anzi giustamente – anche se con un riflesso quasi condizionato – che andassero in piazza contro le tirannidi.
E spesso, a dir la verità , non ci andavano.
Col Movimento cinque stelle abbiamo abdicato, e quasi nessuno chiede ormai più nulla.
(da “La Stampa”)
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