IL “CAMPO LARGHISSIMO” PIACE AL CENTROSINISTRA MA NON CONVINCE TUTTI TRA CHI VOTA IL TERZO POLO
SONDAGGIO DEMOPOLIS: IL GIUDIZIO SULLE ALLEANZE
Le elezioni in Sardegna hanno riportato l’attenzione sulla questione delle “alleanze”. Il successo di Alessandra Todde, deputata alla Camera per il Movimento 5 Stelle, ha riproposto l’idea del “campo largo”, delineato dal PD per disegnare un’intesa “molto larga”, tra le forze politiche dell’opposizione.
È significativo che un progetto tanto discusso abbia favorito il successo di Alessandra Todde su Paolo Truzzu, il candidato del Centro-Destra. (Col)legato strettamente a Giorgia Meloni. Mentre la nuova Presidente della Regione fa riferimento al M5S e non al PD, che rimane il partito principale del “campo largo” del Centro-Sinistra. E, forse, una ragione del risultato è proprio questa. Perché il M5S, a livello nazionale, è vicino al PD, nelle stime elettorali recenti.
Ma riassume ragioni politico-sociali “diverse”. Nel segno, originario, della “diversità”. Visto che si definiva un “non-partito”. Mentre, da tempo, è divenuto “un partito”. In grado, oggi, di fare eleggere un(a) Presidente di Regione. Com’è avvenuto in Sardegna.
Questo risultato riflette orientamenti che hanno fatto crescere, nel “campo delle opposizioni” di Centro-Sinistra una domanda di unità, fino a divenire “abbastanza largo” da competere con il “campo della maggioranza”. Come mostra un sondaggio condotto da Demos alcune settimane “prima” di queste elezioni, per rilevare il grado di consenso nel Centro-Sinistra verso le possibili alleanze fra i partiti “del campo”.
Un primo aspetto che emerge è una “larga” attenzione degli elettori di Centro- Sinistra verso l’alleanza fra i partiti di opposizione.
Anzitutto, Pd e M5s. Una prospettiva valutata positivamente dal 60% nella base del M5s e da una quota di poco superiore (62%) tra chi vota per il PD. È interessante come, in entrambi i casi, si osservi una crescita del consenso verso l’alleanza, rispetto a novembre 2022.
Una data significativa, perché segue di poco la vittoria elettorale del Centro-Destra e l’avvio del governo guidato da Giorgia Meloni. E ciò suggerisce come l’esperienza degli ultimi due anni abbia rafforzato, tra le forze di opposizione, l’idea di un “campo” comune. Il “più largo possibile”. In grado di essere competitivo. E magari vincente.
Anche tra i partiti del Terzo Polo, secondo il sondaggio di Demos, il consenso verso l’intesa con il PD supera il 60%. Mentre appare più limitata – e in calo – l’ipotesi di “allargare” l’intesa al M5s. Perché, in un campo “troppo largo”, il Terzo Polo occuperebbe uno spazio “troppo stretto”. E, quindi, conterebbe fin “troppo poco”.
Il “Campo largo” è, quindi, un progetto praticato con successo in Sardegna. Ma lascia aperte alcune questioni significative. Fra le altre, due particolarmente importanti. La prima, già accennata, è la “larghezza” del Campo. La seconda questione riguarda la forma, di questo progetto. I programmi, l’organizzazione, i modelli di selezione della classe dirigente.
In Sardegna, infatti, la sfida vincente è stata “guidata” da una leader del M5S. Non è detto che il risultato si sarebbe ottenuto egualmente, a parti invertite. Inoltre, se si “allarga” lo sguardo al contesto nazionale, non è chiaro se i due soggetti politici condividerebbero programmi e obiettivi comuni nell’ambito della politica economica interna. E, a maggior ragione, internazionale.
Ma il problema più importante è il Capo. Come ha osservato l’Istituto Cattaneo, il risultato sardo è principalmente dovuto alla “capacità attrattiva personale della neo-presidente”. Ma, se allarghiamo lo sguardo oltre i confini regionali, a livello nazionale, nel Centro-Sinistra chi è in grado di essere riconosciuto come “Capo”? E di attrarre, intorno a sé un “Campo (davvero) largo”?
(da agenzie)
Leave a Reply