IL CASO MELONI E L’IRA DEI GRANDI FRATELLI: “LA LEGA CI HA FREGATO, SI STANNO FACENDO I MINISTRI DA SOLI? SI VOTINO DA SOLI”
LE ACCUSE A DI MAIO: “CI HA OFFERTO DUE MINISTERI IN CAMBIO DI APPOGGIARE LUI COME PREMIER”… “SALVINI NON CI HA TUTELATO”
Il caso Meloni scoppia nel governo Lega-M5S e dimostra che i passi indietro dei politici sono una barzelletta. Abbiamo raccontato delle prove tecniche di avvicinamento di Fratelli d’Italia alla partecipazione in maggioranza, coronate dall’incontro pomeridiano tra Giorgia Meloni e Luigi Di Maio.
Ma ieri dopo l’incontro Fratelli d’Italia ha fatto trapelare il vero obiettivo del capo politico del M5S: «Fratelli d’Italia sposta troppo a destra l’asse della coalizione — premette — L’unico modo per farvi entrare è se faccio io il premier. Se mi sostenete, posso darvi la Difesa e i Beni Culturali».
Insomma, Di Maio avrebbe utilizzato la possibilità di assicurare al Senato con i voti di FdI la maggioranza del suo governo per far ricicciare la sua candidatura dopo il plateale passo indietro di qualche giorno fa.
Un tentativo che Di Maio, secondo un retroscena di Repubblica, avrebbe effettuato anche con Salvini: «Perchè non dovrei essere io il presidente del Consiglio, visto che ho preso il doppio dei voti della Lega?». Perchè, gli replica l’alleato, ci siamo già accordati per un comune passo indietro.
E che però viene smentito dal MoVimento 5 Stelle che prima parla di “follia” a proposito della ricostruzione di FdI, poi dice che Di Maio ha voluto spiegare di persona a Meloni che il contratto di governo sarebbe stato solo tra Lega e MoVimento 5 Stelle: questo il motivo dell’incontro.
E mentre c’è chi nota il cambio di atteggiamento delle ultime ore in FdI è divertente notare le risposte dei grillini allo status di Meloni su Twitter: “Parliamo di cose serie Giorge’, lassa perde ‘ste cose chè non so’ pe te … ma poi gliel’hai riportato il maiale ai Casamonica?”, le dice un 5 Stelle; “Eh sì, col porcello hanno fatto una bella grigliata e poi se so fatti n’altra foto insieme! Ah già … no, quello dell’utima foto non era un Casamonica ma uno Spada…”, risponde un altro ricordando la foto con Silvano.
Il Messaggero intanto oggi ricorda che non è tanto il «no» ai grillini a tormentare Meloni, ma è il rapporto con la Lega.
Matteo Salvini, già dalle comunali di Roma del 2016, ha iniziato una lenta ed efficace Opa sull’elettorato di destra. Basti pensare a cosa è accaduto per la presentazione delle liste in due municipi, sempre della Capitale (da 200mila abitanti ciascuno). Dopo settimane di guerra interna e minacce, i due candidati presidente sono andati uno a Forza Italia e l’altro alla Lega.
In ogni caso sarebbe divertentissimo vedere i Fratelli d’Italia che a Roma hanno fatto la guerra senza quartiere alla Giunta Raggi e ai municipi grillini (riportando vittorie significative come l’acquisizione di consiglieri e la caduta del III Municipio) che di colpo appoggia un governo grillino descritto nella Capitale come il male assoluto. L’umore degli ex missini lo riassume il questore Edmondo Cirielli: “La Lega ci ha sorpreso e deluso. Si sono fatti il programma da soli, si stanno facendo i ministri da soli, si votino pure da soli”.
Comunque vada a finire, il centrodestra finirà a pezzi nel giorno in cui Salvini varerà il suo governo con Di Maio, e reggerà come matrimonio d’interessi nei luoghi dove già governano.
Spiega Marco Cremonesi sul Corriere:
Fatti i conti, i margini dell’esecutivo in gestazione sono ridotti: solo 6 senatori in più sui provvedimenti ad alto rischio. E così, a suscitare le riflessioni preoccupate in Lega, il fatto che quel governo «per fare le cose» di cui parla da sempre il segretario leghista rischia di rivelarsi una patacca
(da “NextQuotidiano”)
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