IL COMUNE DI FOGGIA SCIOLTO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE: ERA GUIDATO DAL LEGHISTA LANDELLA FINITO AGLI ARRESTI DOMICILIARI E POI DIMESSOSI
LA DECISIONE PRESA DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI… TUTTO ERA INIZIATO CON LA MAZZETTA DI 500.000 EURO RICHIESTA DAL SINDACO A UN IMPRENDITORE
Il Comune di Foggia è stato affidato a una commissione straordinaria perché sono state accertate infiltrazioni mafiose.
La decisione presa dal Consiglio dei ministri scaturisce dalla relazione prodotta dalla commissione di accesso agli atti che lo scorso marzo si era insediata negli uffici comunali, all’epoca guidati dal leghista Franco Landella, poi finito agli arresti domiciliari.
Di fatto, quindi il Comune di Foggia era già stato commissariato per le dimissioni di Landella – poi colpito dalla misura cautelare – e il Consiglio comunale sciolto.
Il lavoro dei commissari era però proseguito e, stando a quanto da loro accertato, personaggi legati ai clan della Società Foggiana nel recente passato erano riusciti a condizionare le scelte e il lavoro dell’amministrazione comunale.
I cittadini sarebbero dovuti tornare al voto nella tornata del 3-4 ottobre, ma il provvedimento assunto oggi dal Consiglio dei ministri provocherà un commissariamento molto più lungo, almeno 18 mesi.
La decisione ratificata dal governo mette un punto alla stagione di inchieste antimafia e anticorruzione che la Dda di Bari e la procura di Foggia.
Indagini portate a termine negli ultimi anni ricostruendo un quadro di commistione tra ambienti di governo della città e personaggi legati alla Società Foggiana, una delle mafie più spietate in questo momento storico, che negli anni è diventata ‘invasiva’ nel tessuto economico della città tra estorsioni e tentativo di infiltrarsi negli appalti pubblici.
LA MAZZETTA AL SINDACO DELLA LEGA E LA RETE MAFIOSA
L’arresto del sindaco dimissionario di Foggia, Franco Landella, esponente della Lega di Matteo Salvini, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione e tentata concussione.
Le indagini compiute dai poliziotti della Squadra Mobile, della Digos , dal Servizio Centrale Operativo hanno consentito di evidenziare come Landella abbia incontrato Luca Azzariti, agente della società “G-One” interessata all’aggiudicazione dell’appalto avente per il project financing sui lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione nel comune di Foggia: un affare da 53 milioni di euro che la città attende dal 2016.
Secondo le accuse in quell’incontro l’ex primo cittadino ha avanzato la richiesta di una mazzetta di 500mila euro poi ridotta a 300mila facendo percepire all’imprenditore che altrimenti avrebbe potuto “mandare tutto all’aria”.
Quello che Landella non immaginava è che Azzariti potesse registrare quell’incontro e poi denunciare tutto alla magistratura.
Ma non è l’unico episodio che inchioda l’ex sindaco. Dall’attività investigativa dei poliziotti, guidati dal vice questore Mario Grassia, è emerso inoltre che il sindaco ha ricevuto un imprenditore edile Paolo Tonti, la cifra di almeno 32mila euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana cui era interessata la società di Tonti.
L’inchiesta ha svelato che parte della somma è stata poi consegnata dalla moglie del sindaco, Daniela Di Donna dipendente comunale per la quale il giudice ha disposto l’interdizione dal servizio, e a tre consiglieri comunali Antonio Capotosto, Dario Iacovangelo e Leonardo Iaccarino, quest’ultimo ex presidente del consiglio comunale balzato alle cronache per il video che lo mostrava mentre sparava dal balcone impugnando una pistola nella notte di Capodanno: è stato arrestato alcune settimane fa per peculato, corruzione e tentata induzione indebita.
Ed è così, secondo il procuratore Vaccaro, che Landella e gli altri amministratori avrebbero tradito “il dono” concesso dagli elettori con il proprio voto: “Fare il pubblico amministratore – ha detto il capo degli inquirenti foggiani – un dono che si riceve dagli elettori affinché la cosa pubblica venga gestita secondo la legge. Queste vicende mettono in luce come la funzione sia stata piegata a fini personalistici” demolendo la fiducia della cittadinanza nelle istituzioni.
Ma per Vaccaro l’inchiesta dei poliziotti deve restituire quella fiducia e ricostruire il legame tra comunità e istituzioni: “questa e altre attività delle forze di polizia sono attività volte a ripristinare legalità e giustizia perché la collettività non si senta tradita e abbia ancora fiducia nelle istituzioni e nello Stato”.
(da il Fatto Quotidiano)
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