IL COMUNE DI ROMA DIMENTICA ANCHE IL BANDO PER I FONDI DELLE BIBLIOTECHE
LA DOMANDA PRESENTATA DUE SETTIMANE DOPO LA SCADENZA
Non c’è due senza tre.
Dopo gli asili nido e la videosorveglianza, il Comune di Roma ha dimenticato di partecipare a un bando per fondi alle biblioteche indetto dalla Regione Lazio.
Il bando, pubblicato il 14 marzo scorso, è scaduto il 28 aprile. Il Sistema delle Biblioteche e Centri Culturali di Roma ha fatto pervenire la sua richiesta di accreditamento soltanto l’11 maggio, quasi due settimane dopo la scadenza dei termini.
Un errore che il vicesindaco Luca Bergamo imputa ai dipendenti capitolini: “Ho chiesto una relazione agli uffici perchè questa è un’attività ordinaria degli uffici e non passa per un atto dell’organo politico. Quando avrò la relazione saprò cosa è successo”.
La storia la racconta Giovanna Vitale su Repubblica Roma: in questi giorni alla Regione stanno procedendo con l’accreditamento delle biblioteche comunali nell’albo dell’Organizzazione bibliotecaria regionale (Obr) e si sono accorti che il Campidoglio ha presentato fuori tempo massimo la domanda necessaria per accedere ai fondi regionali che verranno destinati dalla giunta Zingaretti al servizio culturale, con apposita posta in bilancio:
Il bando, pubblicato il 14 marzo scorso, è scaduto il 28 aprile.
Ebbene il Sistema delle Biblioteche e Centri Culturali di Roma ha fatto pervenire la sua richiesta di accreditamento soltanto l’11 maggio, quasi due settimane dopo lo spirare dei termini.
Significa che quando i fondi verranno distribuiti a tutti i comuni del Lazio, la città eterna rimarrà esclusa. E i soldi, almeno per quest’anno, andranno persi.
E questa non è l’unica strana vicenda capitata alle Biblioteche di Roma, delle quali il Comune ha rinnovato il consiglio di amministrazione nel febbraio scorso.
Nel 2016 l’ente partecipò a un bando regionale con un progetto che venne riconosciuto meritevole di finanziamento (200mila euro) dalla Regione Lazio.
Quando venne l’ora di incassare, l’allora direttore ad interim delle Biblioteche, Vincenzo Vastola, si avvide di «alcuni elementi patologici del procedimento, configurabili come vizi di legittimità » e decise di annullare la pratica in autotutela. Il motivo?
Racconta sempre Repubblica: “Chi nei mesi precedenti si era occupato dell’istruttoria aveva infatti selezionato i partner privati del progetto senza pubblicare nè bandi nè avvisi, attingendo in modo discrezionale dal nuovo registro delle associazioni culturali. così violando «formalmente e sostanzialmente quei principi di imparzialità , parità di trattamento e trasparenza che informano il comportamento delle pubbliche amministrazioni», scrisse Vastola”.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply