IL FATTO AFFIANCA I CINQUESTELLE MA NON SI PUO’ DIRE
I RAPPORTI TRA CASALEGGIO E CHIARELETTERE… L’ANALISI DEI FLUSSI DEI VISITATORI
Esiste o meno un network ambinetale che lega Grillo con il Fatto Quotidiano e la Tv di Santoro, “Servizio Pubblico”?
Un terreno comune, un pubblico simile, coltivato con bravura e coscienza dagli interessati?
Nel maggio 2012 uno degli estensori dell’inchiesta, Michele Di Salvo, scriveva più o meno gli stessi concetti nell’ebook «La menzogna della rete, chi e cosa c’è dietro Grillo e il Movimento 5 Stelle».
In quell’ebook, che nessuno ha mai smentito, c’è un intero capitolo (il 15) intitolato «Lo strano rapporto con Il Fatto Quotidiano e Chiarelettere»
Cosa si dice in quel capitolo?
Si accenna al rapporto tra Casaleggio e Chiarelettere, al fatto che quest’ultima fa parte dell’azionariato del giornale, guidato dall’ex direttore de l’Unità , Antonio Padellaro, e, infine, si fa riferimento al come è stata creata una cornice comune all’interno della quale si ritrova uno stesso pubblico di riferimento tra giornale e movimento politico.
E per spiegare di cosa si sta parlando si riporta un piccolo esempio che qui accenneremo: riguarda la gestione della moderazione dei commenti sul sito del giornale, collocato a Milano e diretto da Peter Gomez.
Moderazione affidata, un anno fa, a una società esterna la I-Side, specializzata in marketing virale, e resa necessaria proprio per la presenza massiccia sul sito del giornale di influencer (persone che indirizzano la discussione di rete utilizzando profili falsi) o veri e propri fake e troll pro Grillo.
Nel capitolo in questione vi è una lunga ricerca e dimostrazione di anomalie nel flusso dei commenti e sulla presenza di fake e troll, e di come la linea delle discussioni finisse con l’essere direzionata e condizionata mediante delle semplici tecniche di marketing virale come quelle adottate proprio da Casaleggio.
In questo modo il sito del noto giornale è diventato praticamente una delle piattaforme prescelte dai commentatori del Movimento 5 Stelle.
Un luogo comune e amico dove incontrarsi.
«Basta visitarlo è scritto nel capitolo per accorgersi della quantità di commenti che venivano cancellati e della quantità di quelli che venivano invece rilanciati ed esaltati. Quando si sono resi conto di questa cosa, molti lettori hanno cercato di contattare in tutti i modi la redazione, per avvertirli e chiedere conto in ogni caso dell’opprimente censura che secondo loro anche per l’utilizzo dei mezzi scelti veniva perpetrata anche dalla moderazione ufficiale del sito».
Di Salvo allora contatta la I-Side.
Gli risponde il direttore editoriale del sito, Peter Gomez. Che nei numerosi scambi di mail rivendica l’autonomia editoriale della testata, precisando come quella società di moderazione l’avesse scelta lui e che tra lui e la Casaleggio non c’era alcuna connessione. Vero. Come abbiamo detto e ripetuto fino alla noia nell’inchiesta, nel caso specifico non c’è una correlazione societaria.
Ma non solo per questa via si «condiziona un giornale».
Ve ne è una forse più forte, ed è la vicinanza e contiguità degli spazi ed in qualche modo del pubblico.
Laddove «essere critici» verso Grillo non tocca più di tanto altre testate, proprio per la contiguità dei lettori, è probabile che esserlo per Il Fatto possa essere più delicato.
E non ci sembra di minare in alcun modo alcun fondamento del lavoro giornalistico de Il Fatto Quotidiano semplicemente affermando quanto si legge con chiarezza ogni giorno, ovvero una vicinanza editoriale a Beppe Grillo (basterebbe rileggersi l’intervista fatta al leader dei 5 Stelle dal vice direttore Marco Travaglio nel giugno dl 2012).
Nè appare possibile alla luce dei dati di flussi di visitatori, riportati nell’inchiesta, negare che ci sia tale confluenza e convergenza.
Roberto Rossi e Michele Di Salvo
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