LA CENA SEGRETA DEI DISSIDENTI GRILLINI PRONTI AD USCIRE ALLO SCOPERTO
“BASTA BAVAGLI, OCCORRE DIALOGARE”….CONTATTI CON CIVANI E SONIA ALFANO
La cena si è tenuta a casa di un parlamentare a 5 stelle.
Sette deputati e due senatori, tra cui una donna, si sono visti per parlare di tutto quello che non va.
Delle pressioni dell’ufficio comunicazione alla Camera, dei troppi “talebani” al Senato, dell’assurdità della vicenda diaria, dell’elezione del prossimo capogruppo di Palazzo Madama, che vorrebbero fosse un dialogante.
Si sono dati appuntamento su WhatsApp.
Le email no, «le email non sono sicure». Non sono andati tutti, i malpancisti.
«Alcuni non potevano, ma erano qui con il cuore», racconta chi c’era.
La voce è arrivata fino a Pippo Civati, il pontiere pd, che conferma: «Oltre alla famosa cena, so di altre cose. Il progetto di Sonia Alfano, che è in contatto con alcuni di loro da un mese, sta andando avanti. L’idea è quella di fare un gruppo e staccarsi, a partire dai temi della legalità , ma non solo».
«Io ho un canale perennemente aperto con loro — dice la parlamentare ex Idv — molte delle persone che erano alla cena le ho sentite, sto andando avanti e a breve accadrà qualcosa. Concretizzeremo quest’impegno che non vuole essere concorrenziale, ma mettersi a disposizione del Paese».
Al Senato a non farcela più sono in 12 su 54.
Alla Camera una ventina.
Alcuni di quelli che hanno protestato sulla diaria in eccesso da restituire sono tornati alla base intimoriti. Altri, quelli per cui il problema non sono solo i soldi, ma l’impossibilità di fare liberamente il proprio lavoro, riflettono sul futuro.
Davanti a pizze a portar via, birra e coca cola si sono finalmente potuti sfogare guardandosi negli occhi.
Deputati e senatori, ognuno a raccontare i propri guai.
«Ma vi pare che bisogna chiedere il permesso a qualcuno prima di parlare?», «Ma possibile che ci trattino come ragazzini da mettere in riga?», si lamentano i “giovani” di Montecitorio.
I senatori li ascoltano complici, anche se dicono che da loro no — da loro lo staff comunicazione non si azzarda più di tanto — e però, «ci sono i “talebani” che non consentono di fare passi avanti».
«Perchè mai non possiamo firmare una proposta di legge del Pd se è buona? Potremmo giocarcela mediaticamente, andare da loro con i nostri ddl e dire: adesso tocca a voi».
Per fare le loro mosse i grillini dissidenti aspettano l’occasione buona. Non vogliono fare il gioco di chi li accuserà di voler solo tenersi la diaria.
Serve un progetto, una strategia. Per questo si vedranno ancora. Per questo il canale WhatsApp è sempre acceso. È quello che svela che anche per il palco di piazza del Popolo a Roma, i talebani hanno fatto un filtro: «Zaccagnini voleva parlare e non gliel’hanno permesso. Gli hanno detto: ci sono già la Ruocco e Di Battista».
È quello che alle parole di Vito Crimi a Radio 24 «Chi non restituirà la diaria sarà invitato ad andarsene» — intercetta reazioni come: «Questi sono da ricovero».
Del resto il clima si è fatto pesante. «Hanno detto che potremo rendicontare per macroaree, alloggio, vitto, trasporti, ma ci hanno fatto capire che controlleranno fino all’ultimo scontrino. Cercano scuse per far fuori chi pensa».
Sul palco di Siena giovedì Beppe Grillo li ha lodati, i suoi ragazzi: «Giuseppe, Francesco…».
Sente borbottii dietro di sè: «Non c’è nessun Francesco? Dai, almeno fate finta».
Ne conosce pochissimi, li conosce pochissimo.
A chi stretto in un capannello di attivisti — gli chiede delle difficoltà di questi giorni, risponde piano: «Questa cosa non l’aggiusti, è nella natura umana. Ci sarà chi vuole tenersi i soldi e io non posso farci niente. Posso solo mandarli fuori. Perchè quello che bisogna capire è che non ci sono deputati, senatori, ci sono solo portavoce. Devono fare quel che chiede il Movimento. Se non capiscono questo è finita».
Con il volto istrionico che vira verso la comprensione risponde a chi lo ferma.
Tiene la testa di una attivista tra le mani avvicinandola a sè, perchè senta meglio.
Poi si guarda intorno, chiama uno dei suoi.
La voce cambia, la faccia è scura: «Basta. Chi ha parlato giù dal palco».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
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