IL FERRAGOSTO “TRISTE E SOLITARIO” DEL CAVALIERE
NELLA VILLA DI ARCORE STUDIA COME USCIRE DALL’ANGOLO
Triste, solitario y final. In ambienti del Pdl si prende in prestito il romanzo di Osvaldo Soriano per descrivere il Ferragosto di Silvio Berlusconi.
Chiuso nella sua villa di Arcore, circondato solo dai membri della famiglia, dalla fidanzata, Francesca Pascale, e da alcuni fidati amici, ha staccato il telefono e ha fatto presente ai collaboratori di non passargli il cellulare.
Un Ferragosto passato a disintossicarsi, con la testa proiettata al ponderoso dossier che contiene le sorti della sua salvezza personale e quelle del governo.
Chi l’ha sentito riferisce di un Berlusconi determinato ma estremamente preoccupato. È partito il countdown, l’orologio fa tic-tac correndo verso l’ora X, quella che lo porterà alla privazione della libertà personale.
Il Cavaliere è proiettato a quella data. “Occorre una decisione rapida sul da farsi — ha ripetuto ai suoi collaboratori — dobbiamo giocare d’anticipo”.
Anche per questo non è partito per l’amata Sardegna.
Sono lontani gli anni delle feste a villa Certosa, del relax fra amici e conoscenti. “Che ci vado a fare?”, ha ripetuto ai suoi con insistenza. Berlusconi si è preso qualche giorno, probabilmente fino a domenica, per decidere quale strada intraprendere. Davanti a lui tre possibili strade: imboccare lo stretto sentiero della richiesta della grazia — con la conseguente accettazione della condanna -, far saltare il banco oppure tornare al voto o decidere di defilarsi dalla guida del partito.
Proprio la nuova Forza Italia è fra i grandi dilemmi discussi ad Arcore in queste ore. Che fare della macchina organizzativa ormai pienamente avviata?
Come non disperdere un capitale che, se non venisse speso nei primi mesi dopo il lancio, potrebbe andare disperso?
Ma gli occhi restano soprattutto insistentemente puntati sulla nota del Quirinale, e sulle impervie strade che delinea per il futuro personale e politico del Cavaliere.
Che sarebbe irritato non poco con l’ala morbida del partito, che, a botta calda, gli aveva offerto una lettura edulcorata di quelle che sono in realtà parole dure. Berlusconi si sente messo all’angolo, fatica a vedere una via d’uscita, non capisce i suggerimenti di chi gli aveva prospettato una grande apertura da parte di Giorgio Napolitano.
Così, complice il periodo vacanziero, ha silenziato i suoi, ridotto al lumicino le dichiarazioni che erano proliferate nei giorni scorsi.
Il partito nel frattempo si acconcia a dare battaglia sui tempi della decadenza del proprio leader.
Una melina che non risolverà politicamente la questione, utile al massimo per guadagnare un po’ di tempo.
In attesa che Berlusconi, insieme al pool di avvocati e consiglieri, tiri fuori il coniglio dal cilindro.
Un coniglio che, questa volta, sarà complicato da afferrare.
(da “L’Huffingtonpost“)
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