IL FLOP LEGHISTA DELL’UMBERTO CHE “MAGNA”: LA DISFATTA ELETTORALE DEL CARROCCIO
NEL VERONESE HA PRESO SOLO 1 SINDACO SU 10, NEL BERGAMASCO HA PERSO DIVERSI COMUNI, A VARESE E’ STATA SOPRAVANZATA DAL PDL, A TORINO E’ SCESA AL 6%, AD AREZZO HA PERSO DUE TERZI DEI VOTI, NELLE MARCHE E’ STATA DIMEZZATA….LA FAMELICA CLASSE DIRIGENTE LEGHISTA ORA HA PAURA DI PERDERE LA POLTRONA
Non è cambiando padrone ogni quattro anni che si smette di essere schiavi, diceva Lysander Spooner.
Ergo, che da queste amministrative esca vincente un tizio di destra, piuttosto che un caio di sinistra o di centro poco importa.
Eppure, un dato che mi sembra importante — senza cadere nell’inganno di dare per morto chi non lo è ancora — è che la Lega Nord abbia preso una sonora legnata.
Nonostante la propaganda dei suoi dirigenti, ciò che conta — per chi sa di Carroccio — è che Bossi si sia rinchiuso per due giorni nel bunker di via Bellerio a rimuginare sul flop e non abbia proferito parola.
Facendo una rapida analisi sull’arretramento leghista, oltre ai soli 57.000 voti racimolati a Milano (in valori assoluti l’arretramento è enorme), val la pena ricordare che a Gallarate (Va) non è nemmeno andata al ballotaggio, nonostante abbia schierato un pezzo da novanta come la Bianchi Clerici; che a Varese è scesa sotto il 25% ed è stata superata dal PDL; che nella Bassa Veronese ha preso 1 sindaco su 10 e ne ha persi 2 uscenti; che in Bergamasca ha perso un monte di voti nelle “mitiche” valli bergamasche, lasciando ad altri Castione della Presolana, Sant’Omobono, Urgnano ed altri comuni; che nel bresciano — ad Anfo, piccola ma significativa amministrazione — ha vinto un sindaco della Lega Padana Lombardia, movimento antitetico al Carroccio, il quale ha preso il 2,5% a Mantova e quasi il 2% a Pavia.
In Piemonte, la stessa storia: emorragia di voti ovunque e un misero 6% a Torino, la città di Borghezio.
In Friuli, idem, basti pensare che a Pordenone è di poco sopra il 10%.
Sotto il Po, territori che Bossi si vanta di presidiare — a parte la tenuta nel Piacentino — è passata dal 10% al 3,5% ad Arezzo, ha dimezzato in un sol colpo i voti nelle Marche ed in Romagna non sfonda.
A Bologna, il candidato della Lega manco è andato al ballottaggio.
Per chi come il sottoscritto è impegnato nel girare questa penisola per raccontare chi sia veramente Umberto Bossi e l’aziendina politica che lo ha reso famoso, lo stop leghista merita una attenta valutazione.
Far conoscere ai più come funzioni il partito truffaldino di cui il finto-medico di Cassano Magnago è il fondatore è compito arduo, ma doveroso.
Far sapere che Berlusconi lo telecomanda è il minimo che si possa fare.
Del resto, fino a quando l’italianissimo partito leghista — ingordo di soldi pubblici e prebende romane — rimarrà in circolazione, per le comunità del Nord sarà impossibile liberarsi dal giogo fiscale centralista e statalista.
Leonardo Facco
(autore di “Umberto Magno”)
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