IL FRONTE REFERENDARIO CONVINTO: I MILIONI DI SI’ SONO IL PRESUPPOSTO PER VINCERE AD OTTOBRE
SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE NON VI SARA’ QUORUM, VINCERA’ CHI PRENDERA’ PIU’ VOTI
Per i referendari il 32% è un dato inferiore alle aspettative della vigilia.
Dopo lo scandalo Tempa rossa, i promotori del referendum speravano di arrivare un po’ più in alto, almeno alla soglia psicologica del 35%. O addirittura al 40%.
Il fronte del sì mastica amaro, ma si consola con un dato incontrovertibile: i 14,5 milioni di italiani che sono andati alle urne.
Un tesoretto che alimenta le speranze della “Grande alleanza” che sogna di abbattere Renzi al referendum costituzionale di ottobre.
Come se questa fosse stata solo una prova generale della madre di tutte le battaglie. E in fondo, al netto di Emiliano che replica parlando di “vittoria” e rilancia la sfida col governo sulle politiche energetiche, da Civati a Brunetta l’obiettivo è proprio la sfida di ottobre.
“Vittoria di Pirro di Renzi. Quindici milioni italiani gli hanno votato contro, più che sufficienti per mandarlo a casa a ottobre”, twitta il capogruppo di Forza Italia.
“Per chi crede nella democrazia oltre 15 milioni di elettori sono un grande risultato. Ricordiamo che il 40% del Pd alle europee equivaleva a 11 milioni di elettori”, scrive l’ex Pd Civati.
Federico Fornaro, senatore bersaniano, lancia un messaggio chiaro: “I dati di affluenza confermano che il risultato del referendum di ottobre è tutt’altro che scontato e Renzi commetterebbe un errore madornale a trasformarlo in un referendum sul governo”.
Stessa linea da Sinistra italiana, in prima fila per il sì. Alfredo D’Attorre e Arturo Scotto parlano del patrimonio di circa 15 milioni di voti conquistati “a mani nude”. “A ottobre questi voti serviranno per salvare la Costituzione e chiudere finalmente l’esperienza di questo governo”.
Per tutta la giornata, a urne aperte, dentro il Pd se le sono date di santa ragione.
Teatro della sfida è stato twitter, dove Emiliano è stato bersagliato da Francesco Nicodemo, dello staff di Renzi. ”Retwitti le parole di chi odia il Pd”. “Avete fatto un danno enorme al partito”, la replica del governatore.
Sempre su twitter il deputato renzianissimo Ernesto Carbone ha ironizzato sui referendari, con un “ciaone” al quorum che è diventato rapidamente un caso, con migliaia di commenti, quasi tutti polemici. “Irridere chi vota è un boomerang da irresponsabili”, la replica della minoranza Pd con Miguel Gotor.
Che a urne chiuse ha utilizzato la stessa formula di Brunetta: “Il mancato quorum è una classica vittoria di Pirro. L’invito all’astensione è una scelta spregiudicata che rischia di rivelarsi un boomerang. La maggioranza del Pd sta lasciando la bandiera della questione morale e quella della partecipazione civica al M5s: è un errore strategico che rischiamo di pagare caro perchè continuiamo a schiaffeggiare settori del nostro elettorato sempre più ampi e disillusi”.
Collegato con La 7 a seggi appena chiusi, Emiliano replica con durezza al premier: “14,5 milioni di persone respingono l’idea che le lobby contino più delle Regioni, adesso cambia tutto, costringeremo i potenti ad ascoltare e chiederemo una legge sulle lobby. Un politico deve essere imparziale, Renzi invece non conosce l’imparzialità ”. L’affondo finale: “Sul viso del premier ho colto una certa preoccupazione…”.
I leader del M5s, a partire da Grillo e Di Maio, per tutta la giornata hanno esortato gli elettori a recarsi alle urne, fino all’ultimo minuto utile. Senza dubbio, il movimento era la forza politica più grossa schierata per i sì e il mancato quorum è anche una sconfitta grillina. A urne chiuse dal blog Grillo ringrazia i votanti, “eroi della democrazia”.
“Hanno combattuto come Davide contro i Golia delle lobby del petrolio di Trivellopoli e della disinformazione”.
“Oggi chi ha perso, soprattutto la faccia, sono il governo del Bomba e l’ex presidente della Repubblica che hanno dimostrato di non amare la democrazia, la partecipazione civica e la Costituzione sulla quale hanno giurato”, prosegue Grillo.
Che cita i 15 milioni di italiani che “vogliono un futuro diverso”, ma a differenza delle altre forze antirenziane non cita il possibile sfratto del governo a ottobre e si concentra su “uno sviluppo energetico differente”, uno dei temi che più gli stanno a cuore da prima di entrare in politica.
“Siamo pronti a dimostrare che con le tecnologie oggi disponibili è già possibile cambiare il Paese e liberarlo in pochi anni da carbone e inceneritori”, chiude il leader M5s.
Al Nazareno, sede Pd, l’aria che si respira è quella della vittoria. Il senatore renziano Andrea Marcucci spiega che “quando si passa dal teatrino alla realtà , i numeri cambiano ed il buon senso prevale. Tutti i partiti erano per il voto, la maggioranza degli italiani ha considerato il quesito inutile. Il Pd rispetta tutti gli elettori sempre. Dispiace soltanto per chi, in Parlamento, aveva immaginato improprie spallate al governo Renzi. Tanto rumore per un flop”.
Più prudente Debora Serracchiani: “L’esito della consultazione conferma che la maggioranza assoluta degli italiani non ha ‘sentito’ il quesito proposto”.
Tra i ministri parla il titolare dell’Ambiente Gianluca Galletti, Udc: “Vince l’Italia moderata che non contrappone ambiente e sviluppo, che difende il lavoro. Perdono i partiti del populismo ipocrita”.
Per i dem, in ogni caso, è un’altra giornata di guerra interna.
Se il partito era arrivato alle urne diviso, ne esce ancora più lacerato. E Michele Emiliano, oltre alla minoranza di sinistra, appare sempre più in campo come oppositore del premier-segretario.
(da “Huffingtonpost”)
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