IL GOVERNO DEI MIGLIORI CON IL MANUALE CENCELLI: 15 POLITICI, 8 TECNICI
4 DEL M5S, 3 DI FORZA ITALIA, PD E LEGA, 1 PER LEU E ITALIA VIVA, NESSUN VICEPREMIER, DRAGHI SI TIENE I MINISTERI CHE CONTANO, RITORNANO I DISONAURI DI FORZA ITALIA E LEGA… IL M5S NON NE AZZECCA UNA: LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E’ UNA FARSA SE NON INCORPORI LO SVILUPPO ECONOMICO, ANZI LO AFFIDI A GIORGETTI CHE RAPPRESENTA I POTERI FORTI DEL NORD
Mario Draghi si è dovuto affidare parecchio a Massimiliano Cencelli, inventore del mitologico manuale che porta il suo nome.
Il governo dei competenti, quindi, è poltrone distruibuite col bilancino.
I partiti che appoggiano l’ex presidente della Bce, infatti, sono quasi tutti quelli presenti in Parlamento: deve quindi essere stato complicato trovare la quadra.
Alla fine la proporzione è di uno a due: i tecnici sono otto, i politici sono 15. Quattro ministeri vanno al Movimento 5 stelle, tre a Forza Italia, tre alla Lega, tre al Pd, uno a Italia viva e uno a Leu.
Le donne sono otto su ventitrè poltrone in totale, poco più di un terzo.
Non sempre le compentenze del “governo dei competenti” vengono rispettati. E persino i politici confermati rispetto al governo di Giuseppe Conte devono cambiare delega, mandando in fumo un anno e mezzo di esperienza. Ma andiamo con ordine.
A nove giorni dall’incarico ricevuto da Sergio Mattarella, Draghi è salito al Colle per sciogliere la riserva e sottoporre la lista dei ministri al presidente della Repubblica. Che l’ha approvata, firmando i decreti di nomina: il giuramento è previsto per sabato 13 febbraio alle ore 12. Il premier è poi uscito per leggere alla stampa la lista dei componenti dei suoi governi.
I dicasteri sono praticamente identici a quelli del governo di Giuseppe Conte. Il cambiamento principale è quello legato al ministero che suscitava maggior interesse: quello alla Transizione energetica, chiesto da Beppe Grillo come condizione per l’appoggio del M5s.
Il nuovo dicastero prende il posto del ministero dell’Ambiente, che assorbirà le competenze in materia energetica al momento assegnate agli altri ministeri. Il titolare del nuovo dicastero presiederà anche un comitato interministeriale che sarà creato per la transizione energetica.
Un ruolo delicato per il quale la scelta di Draghi è finita sul fisico Roberto Cingolani, manager di Leonardo, che ha partecipato a Sum, il convegno annuale organizzato dalla fondazione Gianroberto Casaleggio. Ma è stato pure ospite della Leopolda di Matteo Renzi e di Vedrò, il vecchio think tank di Enrico Letta.
Un altro tecnico che era di recente al centro delle cronache politiche è Vittorio Colao, il manager scelto da Conte per guidare la task force sulla ripartenza in piena pandemia: guiderà il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale.
Finisce a un tecnico pure il ministero della giustizia: sarà guidato da Marta Cartabia, ex presidente della Consulta nominata da Giorgio Napolitano. Eredita la poltrona di Alfonso Bonafede e una serie di riforme delicate e fondamentali anche in chiave Recovery plan.
Tecnici pure Cristina Messa, ex rettrice della Bicocca, che va all’Università , e Patrizio Bianchi, ex assessore regionale in Emilia Romagna e rettore di Ferrara, al quale invece va l’Istruzione.
Alle Infrastrutture va Enrico Giovannini, già ministro con Mario Monti, all’Economia Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia. In quota “tecnica” è pure una delle ministre riconfermate del passato governo: Luciana Lamorgese, che rimane a guidare il Viminale.
Poi ci sono i politici. I confermati dal governo Conte 2 sono per il M5s Luigi Di Maio, che resta agli Esteri, Federico D’Incà , ai Rapporti per il Parlamento, Fabiana Dadone trasloca: lascia la Pubblica amministrazione e va alle Politiche giovanile. Cambia ministero pure Stefano Patuanelli, di professione ingegnere: lascia lo Sviluppo economico e va all’Agricoltura.
Il Pd conferma Dario Franceschini alla Cultura — dal quale viene separato il Turismo — e Lorenzo Guerini alla Difesa e inserisce Andrea Orlando al Lavoro: per l’attuale vicesegretario è la terza volta da ministro dopo i precedenti all’Ambiente e alla Giustizia.
Leu ottiene la conferma di Roberto Speranza alla Salute, mentre Italia viva, che aveva provocato la crisi facendo dimettere i suoi ministri, ottiene di nuovo le Pari opportunità per Elena Bonetti, che quindi dopo meno di un mese torna a sedersi sulla poltrona lasciata in polemica con Conte.
Poi ci sono gli altri partiti, quelli che sono passati dall’opposizione alla maggioranza. La Lega di Matteo Salvini torna al governo e piazza Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario del governo gialloverde, allo Sviluppo Economico. Erika Stefani, ministro degli Affari regionali del governo Conte 1, si siede sulla poltrona di ministra delle Disabilità , Massimo Garavaglia, viceministro dell’Economia fino al 2019, torna al governo al vertice del ricostituito ministero del Turismo.
Anche per Forza Italia tre poltrone tutte a tre ex ministri, che però non fanno parte di un esecutivo dai tempi di Silvio Berlusconi: Renato Brunetta si riprende l’incarico al vertice della Pubblica amministrazione, Mara Carfagna — già titolare delle Pari Opportunità — ottiene il Sud e la Coesione sociale, Mariastella Gelmini, tra le più contestate ministre dell’Istruzione, va invece agli Affari regionali.
E dunque quattro dicasteri toccano al principale gruppo politico, quello dei 5 stelle, tre a testa per tre partiti che nel 2018 hanno eletto più o meno gli stessi parlamentari — Pd, Lega e Forza Italia — mentre ai due partiti più piccoli toccano un seggio a testa. Insomma: il governo dei competenti nasce dopo attenta disamine del Manuale Cencelli.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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