IL GOVERNO HA PAURA DI UN NUOVO VOTO DI FIDUCIA: ACCUSATO DI RIBALTONISMO E ACCATTONAGGIO MOLESTO
DIVENTA PERICOLOSO LO SCONTENTO DEI “RESPONSABILI” CHE NON SONO STATI PREMIATI DAL RIMPASTO… E OGGI BERLUSCONI CHIEDERA’ UNA COSA NUOVA: LE DIMISSIONI DI FINI, IL SUO INCUBO
Allegria….!!!!!
Non se lo aspettavano, dalle parti del governo, che il capo dello Stato li accusasse, così platealmente, di aver fatto un ribaltone.
Men che meno che chiedesse un nuovo voto di fiducia e lo mettesse dritto nelle mani del nemico, ovvero Gianfranco Fini.
E soprattutto, in un momento come questo, con le elezioni alle porte, i referendum subito dopo e la Lega che non vede l’ora di mettere Tremonti a Palazzo Chigi.
Napolitano ha giocato uno scherzo brutto, bruttissimo a Berlusconi.
Adesso c’è l’incubo di un passaggio parlamentare di fiducia, che dire scivoloso è poco e di veder bloccate le possibilità di allargare ulteriormente il governo con un progetto di legge di superamento della Bassanini.
Insomma, uno schiaffo.
Nel nome — certo — delle regole che, com’è noto, nel Pdl digeriscono malissimo.
E, infatti, la prima reazione del partito del Cavaliere è stata una risposta diretta, quasi sguaiata, vergata dai capigruppo delle Camere con parole di sfida aperta al Colle: “Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre — ecco il testo della nota pidiellina — hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari. Le nomine di governo sono giunte dopo queste diverse votazioni e nel pieno ed assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del capo dello Stato”.
Come a dire: non c’è alcuna necessità di una nuova fiducia.
Peccato che non sia affatto così.
Fino ad oggi Iniziativa Responsabile si era limitata a dare il proprio appoggio parlamentare al governo, ma nel momento in cui i suoi componenti entrano a far parte dell’esecutivo , è chiaro che si è davanti a un cambio della maggioranza.
Che necessita di un voto di fiducia; quelle ottenute precedentemente non contano.
Una realtà urticante per Berlusconi.
Al Cavaliere il fatto che possa essere nuovamente Fini a decidere delle sorti del suo governo lo manda letteralmente fuori dai gangheri.
E probabilmente oggi, al Palasharp di Milano, non mancherà di attaccare la terza carica dello Stato e la sua partigianeria politica, chiedendone nuovamente le dimissioni.
A questo punto è probabile che Fini e Schifani si sentano nel weekend per concordare una linea comune.
Una partita delicatissima soprattutto sui tempi.
A seconda del momento che verrà scelto per la verifica (prima o dopo i ballottaggi delle amministrative) il termometro potrebbe essere più o meno a favore della maggioranza.
La Lega sta aspettando di vedere come finirà a Milano per decidere il da farsi anche se ieri sera Bossi ha lanciato una sponda al Cavaliere: “Non serve un passaggio in Parlamento”. Pare il contrario.
Le prossime ore, dunque, saranno determinanti per capire come andrà a finire.
Inutile dire che sia il Pd con Bersani (“aspettiamo sereni le valutazioni di Fini e Schifani”) che Fli con Bocchino e l’Idv con Donadi si sono dichiarati pienamente in sintonia con le corde quirinalizie.
Non, ovviamente, i Responsabili: “Un intervento del Colle improprio e intempestivo”, ha sentenziato il capogruppo Luciano Sardelli.
Ma anche Francesco Pionati ieri sera era furibondo dopo aver ‘irritato’ i vertici Pdl per ”l’eccessiva insistenza” di trovare un piazzamento.
All’appello manca anche Maria Grazia Siliquini per la quale si sta pensando a un ”cda” e Antonio Razzi, ma a loro si devono aggiungere esponenti Pdl, come Anna Maria Bernini, e della Lega, come Matteo Brigandì.
Per lui si starebbe pensando a un ‘posto’ a Via Arenula.
E anche nel Pdl malumori non mancano come dimostra la presa di posizione di Mario Baccini e Pino Galati: ”Berlusconi non ha mantenuto gli impegni”.
Il premier, insomma, ha ottimi motivi per temere un nuovo voto di fiducia come la peste.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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