NAPOLITANO CHIEDE DI COINVOLGERE LE CAMERE SULLE NUOVE NOMINE
IL PDL CONTRO NAPOLITANO: “NON ANDREMO IN AULA”…LE GIUSTE OSSERVAZIONI DEL COLLE: SONO STATI ELETTI NEL PDL E NELL’IDV, NON HANNO PRESENTATO IL LORO SIMBOLO. E ORA GOVERNANO
Il presidente della Repubblica ha firmato giovedì la nomina degli ultimi nove sottosegretari utili a puntellare la maggioranza del premier Berlusconi, ma ieri, in una nota, ha dichiarato che questo passaggio non può non coinvolgere il Parlamento.
Perchè?
Perchè del governo fanno ora parte deputati e senatori eletti nell’opposizione. Il dato è sotto gli occhi di tutti: se sono arrivati nell’esecutivo dopo una parentesi in Futuro e Libertà gli onorevoli Roberto Rosso, Luca Bellotti, Catia Polidori e Giampiero Catone, eletti lo scorso aprile sotto le insegne del Popolo della libertà . Ed era ed è rimasto nel Pdl il senatore Antonio Gentile (nominato al sottosegretariato all’Ambiente), sono invece diventati membri del governo anche i pd Riccardo Villari e Bruno Cesario, l’ex Idv Aurelio Misiti (dopo un passaggio nell’Mpa di Lombardo) e la diniana Daniela Melchiorre, già sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi, eletta in una lista di sostegno al Pdl.
Per la maggior parte oggi siedono nei banchi del gruppo di Iniziativa Responsabile, la componente stampella dell’esecutivo che non ha presentato il proprio simbolo alle scorse elezioni.
Ieri il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha voluto chiarire alla maggioranza di governo che la nomina di questi nuovi sottosegretari non può non passare attraverso un vaglio parlamentare.
Constata il Quirinale: “Sono entrati a far parte del governo esponenti di Gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche”.
Annota che “la nomina rientra come è noto nella esclusiva responsabilità del presidente del Consiglio dei ministri”.
E chiarisce: “Spetta ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il governo”.
La modifica sostanziale della compagine di governo, afferma il Quirinale, deve essere valutata dal Parlamento.
Il Pdl non vuole neanche sentirne parlare. Il fuoco di fila dei presidenti dei gruppi di Camera e Senato Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro arriva con un comunicato congiunto: “Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari. Le nomine di governo sono giunte dopo queste diverse votazioni e nel pieno e assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del capo dello Stato”.
Tradotto: nè il Colle, nè i presidenti di Camera e Senato cui si rivolge la nota del Quirinale, possono imporre al governo di andare in aula a riferire di un passaggio di per sè considerato neutro.
Non si ricordano precedenti in cui si metta al vot
o non la fine ma l’allargamento della maggioranza parlamentare. È questo – secondo il Pdl – che è successo a Montecitorio, e il voto del 14 dicembre passato, con la sconfitta della pattuglia finiana nel voto di fiducia al premier (sul quale confluirono i voti e i mal di pancia dei Responsabili presenti e futuri), è l’unica bandiera parlamentare che può essere sventolata.
La dichiarazione tradisce ovviamente qualche timore da parte della maggioranza. Finiti i mal di pancia della truppa “responsabile” e dei colleghi leghisti, in attesa di contarsi sul voto amministrativo, il Pdl vuole tenere lontana anche l’idea di ritornare a contarsi a Montecitorio soprattutto su un argomento scivoloso come la nomina di sottosegretari che per adesso non hanno nemmeno delle deleghe riconosciute.
L’assenza di precedenti, d’altronde, è evidente.
Non si è mai visto nella storia della Repubblica un acquisto di parlamentari per tenere in vita la medesima compagine di governo.
Non di queste dimensioni.
Non senza passare per una crisi di governo
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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