IL GOVERNO TAGLIA DEL 19% GLI AIUTI ALL’EDITORIA
LO STATO SOVVENZIONAVA I GIORNALI CON UN CONTRIBUTO DI 550 MILIONI DI EURO…. ORA DIVENTERANNO 387, CON UN TAGLIO DEL 19%… MOLTI GIORNALI AUMENTERANNO IL PREZZO A 1,20 EURO A COPIA…. I GIORNALI DI PARTITO PROSSIMI A ESALARE L’ULTIMO RESPIRO
Il Governo taglia anche la carta da stampa, elemento vitale per i giornali italiani: è quanto si evince dalla manovra finanziaria in atto che, mentre da un lato garantisce i contributi promessi per il 2008, annuncia che le cose cambieranno drasticamente per il 2009, con una riduzione del contributo pubblico all’editoria del 19%. Attualmente i quotidiani iscritti alla Fieg sono una sessantina. Ai quali vanno aggiunte altre 34 piccole testate locali. Per quanto riguarda i periodici, non esistono statistiche attendibili, in quanto il settore dei settimanali, quindicinali, mensili, bimestrali e trimestrali è un pozzo senza fondo, in cui figurano pubblicazioni di ogni tipo, inclusi i bollettini parrocchiali, gli specializzati, quelli che nascono e muoiono come funghi.
Fino ad oggi le sovvenzioni dello Stato ammontavano a ben 550 milioni l’anno, di cui 190 milioni di euro andavano in contributi diretti, i rimanenti quattrini in contributi indiretti ( rimborsi di spese postali, telefoniche, stampa all’estero). Per il 2009, il taglio ridurrà tale contributo a 387 milioni complessivi. I contributi diretti sono attualmente elargiti in base a calcoli complicati che tengono presente la tiratura netta ( esclusi gli scarti), i costi, nella misura massima del 30% e i ricavi pubblicitari. Se questi ultimi fossero superiori al 30% dei costi, viene meno il diritto al contributo. Molte inchieste hanno evidenziato che dietro questa massa di 550 milioni di contributi all’editoria, si celava un business inaudito, nascevano giornali addirittura in funzione del contributo pubblico, con tirature dichiarate che non rappresentavano neanche un centesimo delle copie vendute.
In particolare ciò accadeva per quelle testate vicine a partiti o movimenti politici che non vendevano una copia in edicola, ma navigavano nei milioni di contributo statale: il classico scandalo della Casta politica italiana.
Abbiamo sempre giudicato una incongruenza che anche le testate più note godessero di contributi da 20milioni di euro l’anno, come se le leggi del mercato non imponessero a un certo punto una moralizzazione del settore. Un conto è un contributo straordinario ad es di fronte al raddoppio dei prezzi del gasolio che incide profondamente sui costi di trasporto, ma che i giornali si “ mangino” oltre 500 milioni di euro l’anno è uno scandalo tutto italiano. Quanti altri settori allora potrebbero rivendicare un uguale diritto a essere sovvenzionati? Con una somma del genere, quanti altri problemi potrebbero essere affrontati e risolti? La verità sta nel fatto che questi contributi pubblici sono nati per “sovvenzionare” i giornali di partito, strumento sempre più desueto per propagandare le proprie posizioni, in tempi di internet ormai.
Sapete quanto percepiscono i quotidiani legati ai vari partiti politici ?
L’Unità prende 6.507.356 euro, la Padania 4.028.363 euro ( Roma ladrona in questo caso va bene…), Liberazione 3.718.489 euro, il Secolo d’Italia 3.098.741 euro, Europa ( organo della Margherita) 3.613.912 euro, Italia dei Valori ( l’anti-Casta che vuole la moralizzazione) 2.036.107 euro, il Manifesto 4.441.529 euro, l’Avvenire 6.300.774 euro.
Un fiume di miliardi delle vecchie lire che si riversa in redazioni dove sono “sistemati” uomini dell’apparato di partito, notabili e burocrati, amici degli amici. Per poi leggere di vendite di poche migliaia di copie, se non di centinaia addirittura. La riduzione del 19% del contributo pubblico, una goccia nel deserto della spesa pubblica, non pone certo fine allo scandalo, ma ha già fatto gridare alla “persecuzione” molte testate di partito. Il Governo ha promesso di procedere alla riduzione dei finanziamenti in funzione delle copie effettivamente vendute o distribuite, tenendo conto dell’occupazione professionale delle varie testate. Secondo il direttore di Liberazione, Sansonetti, molte testate rischiano la chiusura nel giro di pochi mesi, soprattutto quelle sopra elencate, legate ai partiti. Non possiamo che commentare la notizia come una “liberazione”: perchè mai lo Stato deve mantenere dei giornali costantemente in perdita e che vendono poco e nulla? Allora perchè non fare lo stesso con le aziende in difficoltà ? O col negozietto che ha dei problemi ? Per non parlare che lo Stato farebbe meglio a destinare questi soldi a chi non trova lavoro o alle pensioni minime. Se un giornale non lo legge nessuno, chiuda e finisca di succhiare sangue allo Stato. Altro che finanziarli per mille miliardi delle vecchie lire o ottocento miliardi che diventeranno nel 2009. Oppure si stabilisca il prezzo libero del quotidiano, chi vuole leggerlo vorrà dire che pagherà la cifra che viene richiesta. Intanto molti quotidiani a breve passeranno a costare 1,20 eurini … così il mancato contributo statale verrà subito scaricato sui lettori. E poi si lamentano che i giornali in Italia sono poco letti…
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