IL “GRANDE SUCCESSO” DEL GOVERNO: NEL 2024 ARRIVATI 66.300 MIGRANTI, MA I RIMPATRI SONO STATI SOLO 5.000
I MORTI ANNEGATI HANNO RAGGIUNTO QUOTA 2.200, MA NON FREGA NULLA A NESSUNO… SE NON RIESCI A RIMPATRIARE NEANCHE IL 10% DI CHI ARRIVA INUTILE FARE I BULLI DEI GIARDINETTI A USO ELETTORALE
Il 2024 si chiude con un bilancio significativo per il fenomeno migratorio nel Mediterraneo. Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), oltre 66.300 persone sono arrivate sulle coste italiane nel corso dell’anno.
Tuttavia, il calo degli sbarchi non ha impedito il verificarsi di numerose morti durante le traversate via mare. Il bilancio reso noto ieri, 2 gennaio 2025, dall’Unicef registra infatti più di 2.200 vittime e dispersi nel Mediterraneo nel 2024, di cui quasi 1.700 lungo la rotta centrale.
Tra le vittime si contano centinaia di bambini e adolescenti. L’ultima tragedia si è verificata nella notte del 31 dicembre, quando un’imbarcazione è affondata al largo di Lampedusa, lasciando 20 dispersi, tra cui donne e bambini. Tra i pochi sopravvissuti c’è un bambino di otto anni, rimasto senza la madre.
Nonostante l’impegno di organizzazioni umanitarie, il Mediterraneo centrale continua a rappresentare una delle rotte più pericolose per chi tenta di raggiungere l’Europa.
Dall’inizio dell’anno, il totale degli arrivi via mare si attesta a oltre 66.300, segnando una riduzione del 58% rispetto al 2023. Questo declino, tuttavia, non attenua la complessità del fenomeno migratorio e le sue implicazioni.
La maggior parte delle persone, circa il 71%, è approdata sull’isola di Lampedusa, mentre altri porti coinvolti sono stati Ravenna, Pozzallo, Ortona, Reggio Calabria, Porto Empedocle, Taranto e Ancona.
Le nazionalità prevalenti fra i migranti riflettono la complessità geopolitica delle aree di provenienza: al primo posto i cittadini del Bangladesh (21%), seguiti da siriani (19%), tunisini (12%) ed egiziani (6%). Altri flussi significativi provengono da Guinea, Pakistan, Sudan, Eritrea, Mali e Gambia.
Nella lista dei Paesi sicuri ci sono Paesi non sicuri
Il 23 ottobre 2024, il governo italiano ha approvato il decreto legge 158/2024, che include 19 Paesi nella lista di quelli considerati “sicuri” per i richiedenti asilo. Tra questi figurano Tunisia, Bangladesh, Egitto, Costa d’Avorio e Perù. Tuttavia, queste nazioni presentano situazioni di insicurezza per alcune categorie di persone, come vittime di tratta, violenza di genere o persecuzioni basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Inoltre, alcuni di questi Paesi non sono inclusi nelle liste di “Paesi sicuri” adottate da altri Stati membri dell’Unione Europea.
Questa inclusione potrebbe comportare per le persone provenienti da tali Paesi e in cerca di protezione un’ulteriore violazione, negando loro l’accesso al diritto di asilo o, nel peggiore dei casi, privandole della libertà personale e trasferendole in un Paese terzo prima ancora di poter rivendicare tale diritto.
Un esempio significativo è la Tunisia, dove numerosi rapporti di organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite hanno documentato gravi violazioni dei diritti umani. Negli ultimi report è stato denunciato che in alcuni casi, le autorità tunisine, dopo aver intercettato imbarcazioni in mare o arrestato persone migranti, tra cui donne e bambini, le hanno abbandonate in zone desertiche o lungo i confini con la Libia e l’Algeria, esponendole a gravi rischi.
Testimonianze di rifugiati e migranti, documentate da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch, hanno rivelato poi che centinaia di migranti sono stati consegnati anche alle autorità libiche, esponendoli così a detenzioni arbitrarie, torture e lavori forzati.
Nel Mediterraneo si continua a morire
Anche se gli sbarchi sulle coste italiane sono in calo rispetto al 2023, il Mediterraneo continua a essere teatro di morti e tragedie. Nel mese di dicembre, almeno 70 persone risultano disperse in due naufragi che hanno spezzato altre vite nel tentativo di attraversare il mare. Nel primo incidente, avvenuto tra l’8 e il 9 dicembre, una bambina ivoriana è l’unica sopravvissuta. La barca su cui viaggiava, una struttura di ferro partita da Sfax, in Tunisia, si è capovolta a causa delle onde molto alte. Circa 45 persone, tra cui uomini, donne e bambini, sono state inghiottite dal mare, lasciando la piccola sola, in balia del mare.
Anche l’ultimo giorno dell’anno si è consumata un’altra tragedia. Una barca partita da Zuwara, in Libia, con circa 30 persone a bordo, si è trovata in difficoltà poche ore dopo la partenza. Sette sopravvissuti, tra cui un bambino di otto anni, che ha perso la madre durante il naufragio, sono stati salvati e condotti a Lampedusa. Il mare, ancora una volta, non ha fatto sconti, aggiungendo altre vite alle sue profondità. Nonostante gli sforzi delle organizzazioni internazionali queste storie continuano a emergere, testimoniando il prezzo umano di un viaggio che, per molti, rimane l’unica possibilità di speranza.
(da Fanpage)
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