IL M5S SI SPACCA SUI PROBIVIRI IMPOSTI DALL’ALTO: “COME NELLA RUSSIA ZARISTA”
SAREBBERO STATI VOTATI DA MENO DI 20.000 ISCRITTI SU 150.000… FRACCARO E CARINELLI SONO VICINI A FICO, CATALFO A DI MAIO
Il Movimento 5 stelle ha il suo «collegio dei probiviri».
Sono la senatrice Nunzia Catalfo e i deputati Carlo Fraccaro e Paola Carinelli, eletti (secondo Casaleggio, ovvio) da meno di 20 mila iscritti su 153 mila aventi diritto, e da oggi titolati a «decidere in merito alla sospensione cautelare dell’iscritto – si legge – e alle sanzioni disciplinari e alle espulsioni».
Non più la Rete, dunque, come alle origini del Movimento chiamata a votare online sul destino di parlamentari, sindaci e attivisti, ma «un organo di garanzia» interno al partito.
All’alba della loro investitura, per i tre probiviri si profila già la prima grana da risolvere. Due colleghi, i deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino, coinvolti nello scandalo «firme false» a Palermo, sembrano non avere alcuna intenzione di autosospendersi.
Non ha funzionato, dunque, la «moral suasion» di Beppe Grillo, che negli scorsi giorni aveva ripetutamente chiesto un passo indietro.
E anche alcuni tra gli altri attivisti siciliani indagati dalla magistratura — a quanto si apprende — vorrebbero prendere tempo, in attesa di possibili risvolti positivi, convinti che per assistere alle prime decisioni del collegio si aspetterà comunque l’esito del referendum.
E poi, c’è la questione del bilanciamento dei poteri all’interno del Movimento. I due probiviri provenienti da Montecitorio, Fraccaro e Carinelli, vengono considerati molto vicini all’ala ortodossa, che fa capo a Roberto Fico, con cui proprio Fraccaro è andato in Irpinia per il tour in favore del No al referendum. Dall’altra parte, la senatrice Catalfo, vicina ai «dialoganti» di Luigi Di Maio.
La bilancia è così inclinata dal lato della corrente ortodossa, da sempre attenta alle questioni di forma e di aderenza allo spirito originale del Movimento e per questo, ultimamente, da molti vista sempre meno in sintonia con l’approccio «morbido» dell’ala dialogante e con le frequenti apparizioni in tv di Di Maio.
Non è la scelta dei nomi, ma il metodo utilizzato per arrivare all’elezione a creare più di un malumore tra gli attivisti chiamati al voto.
I tre probiviri, che non potranno comunque ricoprire per i tre anni di mandato alcun incarico governativo, sono stati proposti direttamente da Beppe Grillo.
«Calati dall’alto», scrivono alcuni, e soprattutto — è l’accusa che ricorre più spesso al capo politico – è mancata la possibilità di scegliere tra una rosa di nomi.
«Tre candidati per tre posizioni aperte, come nella Russia zarista», si lamenta un altro iscritto e in molti confessano di aver votato contro o di essersi astenuti.
«Informazioni, tempo, possibilità di scelta – si legge ancora – Sono condizioni basilari ed irrinunciabili per un effettivo voto democratico, condizioni che fino a questo momento, purtroppo, mi pare che nel Movimento siano state piuttosto disattese».
Federico Capurso
(da “La Stampa”)
Leave a Reply