IL MESSAGGIO DI FINI RISPONDE AD UN’ESIGENZA TATTICA: DA QUI AL 14 DICEMBRE LE COSE CAMBIERANNO OGNI GIORNO
CHI VUOLE INTERPRETARE IL MESSAGGIO DI FINI COME UNA APERTURA AL PREMIER O UNA RESA, NON CONOSCE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA…LA VERA CAMPAGNA ACQUISTI O “ASSENTI IMPROVVISI” IL PREMIER LA STA FACENDO IN ALTRI AMBIENTI, NON IN FUTURO E LIBERTA’… SE ANCHE EVITASSE LA SFIDUCIA, IN FUTURO IL GOVERNO POTREBBE ANDARE SOTTO IN QUALSIASI MOMENTO
A sorpresa ieri il leader di Futuro e Libertà è intervenuto con un videomessaggio che stamani è stato oggetto di diverse valutazioni da parte dei commentatori politici, ognuno intento a tirare la coperta dalla sua parte. Chi ha visto nelle sue parole una retromarcia di Fini di fronte alla campagna acquisti del Cavaliere e il timore (o la certezza) di non riuscire a sfiduciarlo il 14 dicembre alla Camera, chi l’ha interpretato con un segnale di debolezza, altri di distensione.
Condividiamo una parte dell’analisi di Marcello Sorgi che su “la Stampa” scrive: “E’ probabile che il presidente della Camera abbia sentito la necessità di un aggiustamento di tiro di fronte all’aggravarsi della crisi economica in Europa e all’allarme determinato dal peggioramento della situazione di Paesi a rischio come Irlanda e Portogallo, come se volesse chiarire che il suo non è il partito della crisi a qualsiasi costo. Ed è possibile che in questo modo abbia anche voluto calmare la fibrillazione a cui una parte dei parlamentari del Fli è sottoposta sia di fronte all’ipotesi di votare contro il governo e accanto alla sinistra, sia per le pressioni che sono riprese per convincerli a rientrare nel Pdl. A loro è come se Fini avesse detto che la rottura con Berlusconi non è più scontata come sembrava e avverrà solo se il premier non farà nulla per evitarla”.
Proprio nel momento in cui “il Fatto Quotidiano” denuncia stamane che “impazza il mercato delle vacche e l’asta per l’acquisto di un deputato è schizzata fino a 2 milioni di euro”, proprio di fronte a tempi ancora lunghi prima di arrivare al 14 dicembre, Fini, che fino ad oggi non ha sbagliato una mossa, come ricordava giorni fa l’insospettabile Paragone, ha semplicemente voluto rimarcare due cose.
In primo luogo che lui, a differenza del competitor, ha a cuore l’interesse del Paese e pertanto ha voluto veicolare un messaggio di moderazione e responsabilità , di fronte allo scalpiccio rumoroso altrui.
In secondo luogo a quei due, tre deputati di Futuro e Libertà che sono restii a votare la sfiducia, ha voluto far capire che non è lui che la cerca, ma che essa diventerà inevitabile di fronte all’arroganza della controparte.
Chi vede dietrologie non conosce Fini, l’ultimo “raffinato” democristiano per come sa muoversi nelle crisi parlamentari.
Altra cosa la strategia di Berlusconi.
Il premier non punta mai ai chiarimenti politici per una semplice ragione: di politica non capisce nulla.
E’ sicuramente invece insuperabile nella raccolta del consenso e nell’acquisizione parlamentare a botta di promesse e garanzie del posto.
Ci sono ad esempio 10 posti a disposizione, tra ministri, vice e sottosegretari, li sta promettendo a tutti.
C’è poi l’argomento: “se si va al voto, come farai a essere rieletto senza il mio aiuto?”
Ci sono ovviamente gli altri argomenti cui accennava “il Fatto”.
Quota 316 non è facilmente raggiungibile, mancano 11 deputati.
La strategia del premier si basa su due opzioni congiunte: una parte di deputati si “acquistano” direttamente alla causa, un’altra parte quel giorno saranno assenti, in modo da far abbassare il quorum.
Quindi le presunte assenze diplomatiche di un paio di finiani non sarebbero certo quelle determinanti.
Anche perchè sarà difficile che vi siano, col rischio per costoro di essere come minimo sputacchiati dai militanti per strada.
E’ solo una copertura per Silvio dire che “molti finiani non voteranno la sfiducia” per nascondere altri giochi e contatti.
In ogni caso, acquisito il qualificato ex leghista Grassano (sotto processo per truffa aggravata ai danni del comune di Alessandria), tamponati per ora gli addii di Misuraca e Scelli, gli obiettivi sono in area centrosinistra.
Si punta su due ex Pd, Calearo e Cesario, due Idv, 2 Udc , 2 del gruppo misto e 5 radicali, tra passaggi ufficiali alla maggioranza e assenze diplomatiche.
Ma, visti i precedenti, in 20 giorni puo’ anche succedere l’opposto, che siano alcuni del Pdl a passare al fronte opposto.
Occorre abituarsi per qualche settimana a sentirne di tutte i colori.
Senza dimenticare che già poco tempo fa Silvio fece male i conti su chi si sarebbe schierato con Fini ( pensava 4 e furono 44).
E restò col culo per terra.
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