IL MINISTRO DELL’AMBIENTE COSTA: “SALVINI NON PARLA DI CAMORRA E DELLE MAFIE AL NORD E SI INVENTA UN’EMERGENZA RIFIUTI”
I CINQUESTELLE SI RICOMPATTANO SUL TEMA INCENERITORI, LUNEDI’ MEZZO GOVERNO NELLA TERRA DEI FUOCHI
“Se temo le domande? Magari me le facessero, non vedo l’ora”. È un Sergio Costa infuriato quello che vede i dispacci di agenzia nei quali Matteo Salvini continua a ribadire la sua accelerazione sulla costruzione di nuovi inceneritori.
Tema lontanissimo dall’agenda del ministro dell’Ambiente, come da quella di tutto il Movimento 5 stelle.
Una polemica nata giovedì tra i due vicepremier e protrattasi per tutto il giorno seguente, che si incrocia con il protocollo d’intesa che mezzo Consiglio dei ministri si appresta a siglare lunedì, in trasferta a Caserta, riguardo la Terra dei fuochi.
Proprio il tema sul quale il generale della Guardia di Finanza ha costruito la propria carriera nell’arma, e che lo vedrà seduto in conferenza stampa tra Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e il leader della Lega subito dopo la firma.
Un momento che, se le prossime ore non porteranno a una distensione generale, sarà di puro thrilling.
Perchè Costa non è da solo a condividere una posizione di netto rifiuto all’uscita salviniana.
Oggi una batteria di vertici 5 stelle ha risposto a brutto muso al ministro dell’Interno. “Nessun margine di trattativa sugli inceneritori”, ha tuonato il ministro del Sud Barbara Lezzi. “In Campania non ne faremo nemmeno uno”, ha rilanciato Roberto Fico. Lo stesso Di Maio forse non è mai stato chiaro come oggi: “Salvini crea tensioni nel governo”.
Una batteria che non ha minimamente scalfito la trincea leghista. Ecco Salvini che fa il verso al capo politico 5 stelle: “I termovalorizzatori sono fondamentali, li faremo. Senza ceppa…”.
Nemmeno il tempo di esultare per lo stralcio dal decreto fiscale della dichiarazione integrativa (e quindi del condono di qualsiasi tipo di nero) che ecco si apre un’altra falla nella solidità della maggioranza gialloverde.
Nonostante le polemiche, Salvini non ha chiamato per un chiarimento il collega all’Ambiente. Il quale non ha mai minacciato le dimissioni, ma ha detto chiaramente che non ci starebbe in nessun modo a fare l’utile idiota: “Se le cose si mettono male e non posso portare avanti le mie battaglie non ho nessun problema a tornare a fare il mio vecchio mestiere”.
“Matteo ha ascoltato il parere dei tecnici e si è allarmato per la situazione in Campania” spiega chi lo ha sentito nelle ultime ore.
Gli occhi della war room stellata si sono volti verso Gerardo Iorio, commissario alla Terra dei fuochi. Che avrebbe parlato lungamente con Salvini in settimana, quando il leader del Carroccio si è recato a Napoli.
La posizione di Iorio è ritenuta molto più sfumata rispetto a quella di Costa sulla natura e il carattere di emergenzialità dei roghi tossici. E avrebbe convinto il vicepremier che il problema sia piuttosto una prossima ventura crisi dei rifiuti, che potrebbe far ripiombare il capoluogo campano nel caos.
“Non parla di camorra e delle infiltrazioni delle mafie al nord e si inventa un’emergenza rifiuti?” il senso del ragionamento di Costa e Di Maio.
Il sospetto è un altro. A luglio il titolare dell’Ambiente ha sollecitato l’invio di una direttiva dal Viminale alle prefetture volta a inserire i siti di stoccaggio tra quelli sensibili.
Cosa fatta, ma che non ha avuto grandi ricadute pratiche sul controllo dei piromani. “Vuole coprire un evidente problema che ha nella catena di comando”, ragiona il vertice 5 stelle. Ma si sospetta di un altro motivo.
Quello dell’inizio di una battaglia per il consenso in terre dove i 5 stelle hanno incassato percentuali bulgare. E, ancor di più, di “un messaggio lanciato a imprenditori del nord e multiutilities che gestiscono la filiera dello smaltimento rifiuti”.
D’altronde tra i ministri 5 stelle è iniziato a girare un vecchio manifesto leghista, con un gigantesco No e il simbolo della Lega Nord – Salvini, con su scritto: “Renzi vuole l’inceneritore, diciamogli No”, affisso a Perugia e dintorni il 17 novembre del 2016. “Ha rinnegato quello che ha sempre detto”, aggiungono, ricordando quando rivendicava una battaglia “fatta dalla Lega da vent’anni”, proprio in contrapposizione a Beppe Grillo e al Movimento.
Dal Viminale al contrario la direttiva alle prefetture viene rivendicata e con forza, come un segnale di attenzione al tema e di azione decisa d’intesa con l’alleato.
Lunedì, in pubblico, il redde rationem, dalle conseguenze al momento imponderabili. Dopo la conferenza stampa Lezzi, Bonafede Costa e lo stesso Di Maio andranno in piazza a Caivano.
Con loro ci sarà don Maurizio Patriciello, uno dei simboli della lotta alla criminalità e alle infiltrazioni nel campo dei rifiuti.
La lotta è appena iniziata.
(da “Huffingtonpost”)
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