IL PATTO TRA RENZI E TOTI CHE AFFOSSA BERLUSCONI AL QUIRINALE
OBIETTIVO PORTARE DRAGHI AL COLLE
Dopo le feste i tavoli della politica non si sbarazzano, ma si imbandiscono.
In, agenda, infatti ci sono tantissimi incontri per trovare una figura credibile da candidare alla Presidenza della Repubblica italiana per il dopo Mattarella.
Le procedure di voto, come ufficializzato dalla convocazione del Parlamento in seduta comune, inizieranno alle ore 15 di lunedì 24 gennaio. E lì i partiti dovranno avere le idee chiare sui nomi da scrivere sui bigliettini da inserire nell’urna.
E se il centrosinistra coinvolgerà (o proverà a farlo) anche Giuseppe Conte e il suo MoVimento 5 Stelle nelle discussioni interne, il centrodestra deve chiarire a se stesso se la figura di Silvio Berlusconi per il Quirinale è credibile e, soprattutto, sostenuta da tutti gli alleati.
E poi c’è un terzo polo che potrebbe far saltare il banco: quello del nuovo Centro individuato e individuabile nelle figure di Matteo Renzi e Giovanni Toti.
Una strana (ma neanche troppo) convergenza per unione di intenti. Il leader di Italia Viva e il Presidente della Liguria (vicepresidente del Gruppo “Coraggio Italia) non sembrano voler convergere sul nome di Silvio Berlusconi.
E lo stesso Toti, solo qualche giorno fa in un’intervista al quotidiano La Repubblica, ha spiegato che il centrodestra non ha i voti per assicurare all’ex Cavaliere un’elezione sicura. Per questo si aprono le trattative e si cercano di individuare nuove figure.
Nuove o vecchie. Perché il patto Renzi-Toti (anche per peso politico tra i cosiddetti “Grandi elettori) è tutt’altro che irrisorio.
Entrambi non hanno mai nascosto la stima profonda nei confronti di Mario Draghi. E proprio il nome dell’attuale Presidente del Consiglio sarebbe quello sostenuto da questo terzo polo di Centro.
Perché al capo del governo, probabilmente, direbbero sì anche Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia (evitando di “bruciare” Berlusconi). Ovviamente Fratelli d’Italia e alcuni esponenti del Gruppo Misto diranno di no, ma anche se la Lega si allineasse a Giorgia Meloni non ci sarebbero i numeri per fermare l’ascesa al Colle di Draghi.
Cosa dicono i numeri
Un patto solido i cui effetti possono essere strategici. Anche a livello di numeri. Perché tra i parlamentari di Italia Viva e quelli di Coraggio Italia si parla di un’ottantina di deputati e senatori che prenderanno parte alle votazioni.
Certo, un numero che può sembrare irrisorio rispetto al totale dei parlamentari (e dei rappresentanti delle Regioni) che saranno chiamati a inserire il bigliettino con il loro nome per il Quirinale nell’urna di Montecitorio. Ma è quel numero perfetto per spostare gli equilibri. E questo Matteo Renzi e Giovanni Toti lo sanno
(da agenzie)
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