IL PD CANDIDA I “NUOVI ITALIANI”, A DESTRA GIOISCONO SOLO SE BALOTELLI SEGNA PER LA NAZIONALE
LA SINISTRA PORTA UNA LORO RAPPRESENTANZA IN PARLAMENTO CON PROPOSTE PRECISE… FLI AVEVA APERTO LA VIA, POI SI E’ PERSA PER STRADA
«I nuovi italiani sono la rivoluzione di queste elezioni, insieme alla scelta di avere più donne in Parlamento».
Così il vicesegretario pd Enrico Letta ha presentato ieri le candidature di Khalid Chaouki, nato in Marocco, in Italia dall’età di 9 anni, giornalista, Fernando Biague, originario del Guinea Bissau, in Italia da 27 anni; Cecile Kyenge, nata in Congo, medico e Nona Evghenie, nata in Romania, laureata in Economia, in Italia dal 2002, consigliere comunale di Padova.
«La rappresentanza non può avere un’unica origine mentre nella società vi sono provenienze diverse», ha detto Letta.
E’ difficile parlare di immigrazione in tempi di crisi economica e sociale, è difficile farlo in campagna elettorale.
Perchè è uno di quei temi su cui difficilmente scatta l’applauso.
Eppure è sul governo dell’immigrazione, sul progetto di convivenza tra italiani e immigrati che si decide quale sviluppo economico si intende promuovere, se basato sulla valorizzazione del capitale umano oppure sulla sua umiliazione attraverso la competizione sul basso costo del lavoro; se saremo un Paese euromediterraneo e se sapremo aiutare gli italiani a diventare cittadini europei e del mondo.
A sinistra si muovono, nel centrodestra c’è la politica del silenzio, se non peggio.
C’è da aspettarsi che il rinato Berlusconi rispolveri nel suo discorso populista il no agli immigrati perchè ci portano via il lavoro e la casa, salvo essere smentito dalla realtà .
Monti ha dovuto emanare un decreto flussi per la necessità di lavoratori in determinate professioni e perchè anche dentro la crisi permangono quei lavori che gli italiani non vogliono fare.
Bersani annuncia che la prima riforma del suo governo sarà la norma che consente a chi nasce e cresce in Italia, figlio di immigrati che risiedono nel nostro Paese almeno da 5 anni di essere italiani.
E presenta un programma preciso: norme che vanno abrogate subito, come il reato di immigrazione clandestina, la tassa sul permesso di soggiorno, il superamento dei Cie per ricondurre l’istituto del trattenimento al limitato e temporaneo scopo dell’identificazione dello straniero.
Le proposte sono: programmazione dei flussi di ingresso che siano più efficaci e snelli; forme di incontro tra domanda ed offerta di lavoro come l’ingresso per ricerca di lavoro e lo sponsor; trasferimento ai comuni della competenza del rinnovo del permesso di soggiorno; potenziamento della formazione in loco; capacità di attrarre talenti; facilitazione degli ingressi agli studenti e ai docenti stranieri nelle nostre università ; possibilità per i lavoratori immigrati che tornano nel loro Paese prima dell’età pensionistica di accreditare i contributi lavorativi acquisiti; promozione delle politiche di coosviluppo e dell’immigrazione circolare; miglioramento della qualità dell’amministrazione dedicata alla gestione dell’immigrazione regolare per renderla più efficiente.
Per prevenire e contrastare l’immigrazione clandestina Il Pd prevede la concessione di regolarizzazioni ad personam, punta sul rimpatrio volontario, definisce un sistema di espulsioni che sia compatibile con i valori della nostra Costituzione.
E ancora: diritto all’unità familiare anche per i rifugiati e richiedenti asilo; riconoscimento del diritto di voto amministrativo; attuazione del diritto costituzionale alla libertà religiosa; programma di lingua e cultura italiana; servizio civile per i giovani immigrati; forte investimento nell’educazioni interculturale rivolta a tutti anche per prevenire e contrastare il fenomeno in atto di abbandono scolastico e segregazione formativa dei giovani immigrati; fondo nazionale per le politiche dell’immigrazione cofinanziato anche dalle imprese e da soggetti privati.
Si può essere d’accordo o meno su una parte di queste proposte, ma non tacere e non avere idee al riguardo, se non di seconda mano e svogliatamente trattate come un qualcosa di secondario di un programma elettorale.
Passi che non interessi alla becero-destra degli affogatori di profughi e del business con il criminale Gheddafi, ma il silenzio di chi, come Fli, aveva posto l’attenzione su una nuova visione del problema integrazione, non è coerente con i principi enunciati.
Che nelle occasioni televisive il tema sia assente ed evitato dai vertici di Fli, in nome di chissà quale prudenza, è sintomatico di quanto sia ancora arduo il percorso per una destra civile e moderna.
Quanto sarebbe stato significativo candidare almeno un “nuovo italiano” capolista, basti immaginare il risvolto mediatico che avrebbe avuto una scelta del genere.
Magari in Tv mentre si confronta, dati alla mano, con il rutto di Salvini o gli strilli della Santanchè. Gli italiani avrebbero avuto la visione plastica tra la destra delle caricature e quella sociale del futuro.
Dio ci salvi dai prudenti.
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