IL PD SI CONSULTA SU CHI FARA’ LE CONSULTAZIONI
TUTTE LE CORRENTI VOGLIONO AVERE VOCE IN CAPITOLO: “MA COSI’ DOVREMMO ANDARE IN QUINDICI…”
La cabina di regia improvvisata del Partito Democratico è in allarme rosso: domani dovrebbero iniziare le consultazioni per il nuovo governo e i Democratici non hanno deciso chi andrà a farle e con quale mandato.
Ieri i leader o aspiranti tali del partito hanno passato la giornata a telefonarsi per venire a capo del rebus.
E alla fine hanno convocato una direzione per domani, con il compito di scegliere chi andrà al Colle e con quale incarico.
Da Costituzione ci vanno sicuramente i capigruppo, Roberto Speranza (fedelissimo di Bersani) e Luigi Zanda (area Franceschini).
Evidentemente impossibilitati in questa fase a rappresentare un partito in frantumi. Andrea Orlando, Stefano Fassina e Matteo Orfini stanno gestendo la trattativa per i Giovani Turchi, poi ci sono gli stessi Zanda e Speranza, oltre a Dario Franceschini e Enrico Letta, parte integrante del caminetto testè impallinato.
Molto attivo in questa fase anche Matteo Renzi, che rivendica il suo diritto ad essere consultato.
Per citare il renziano Paolo Gentiloni : “Nei prossimi giorni bisogna riunire gli organismi dirigenti e trovare una soluzione provvisoria. Congresso a giugno? Francamente non è questo il problema, perchè i nodi politici dietro al problema sono nodi che verranno al pettine prima di giugno. Serve una soluzione provvisoria plurale e non verticistica”.
E infatti la direzione dovrebbe decidere anche i reggenti.
L’ipotesi Letta, in questo momento non sembra proponibile.
E dunque, si va verso una gestione collegiale, magari con i rappresentanti delle varie anime, correnti e sotto-correnti.
Il problema è che sono troppe: “Da Napolitano ci andiamo in 15?”, ironizza qualcuno. Per questo nel bunker bersaniano sperano anche che il segretario dimissionario resti. O almeno che vada a parlare con Napolitano. Difficile pensarlo.
I nodi al pettine sono già venuti e i prossimi stanno arrivando.
“La fiducia a un governo rischiamo di non reggerla”, ammettono nel partito.
Un problema non piccolo anche per farlo il governo, visto che nessuno è pronto a scommettere un euro sulla tenuta dei Democratici.
Sandra Zampa si è autosospesa, dopo la bocciatura di Prodi: “Stavolta non si può fare finta di niente, non si può chiuderla così dopo quello che è successo, andrò avanti fino a che i 101 che non hanno votato per Prodi non avranno detto chi sono e perchè l’hanno fatto”.
Tanto per guardare alle prese di posizione di ieri, a proposito del governo. Rosy Bindi: “Enrico Letta al governo ? Non è il momento. Dobbiamo rimanere contro le larghe intese”.
Franco Marini: “Serve un esecutivo politico”.
Orfini: “Non ci sarà un governo Pd — Pdl”.
Sandro Gozi (prodiano, in questa fase furioso): “La fiducia a un governo politico? Faccio fatica a pensare di non votarla”.
Pippo Civati: “Il governissimo con i politici è l’autodistruzione”.
Per un esecutivo con larga rappresentanza dei partiti stanno lavorando a vario titolo Letta e Franceschini.
Visto che il Pd è evidentemente su posizioni opposte al suo interno capire chi prenderà le decisioni potrebbe essere dirimente per capire quale esecutivo nascerà . “Bisogna anteporre gli interessi del Paese a quelli del Pd, dei gruppi dirigenti. Un minuto dopo la nascita del governo inizierà la fase congressuale del nuovo Pd”, spiega il lettiano Boccia.
Dopo la direzione di domani dovrebbe rapidamente essere convocata un’Assemblea nazionale, quella dei 1000 delegati, per dare il via ufficialmente alla fase congressuale.
Ma sorge una nuova questione: in direzione molti dei giovani che hanno vinto le primarie e sono diventati parlamentari non sono rappresentati.
E allora si pensa anche a fare una riunione dei gruppi, nella speranza di governarli. Molti di questi giovani non hanno votato per Marini nè per Prodi. In buona fede.
E in parte magari manovrati.
Un’altra colpa che in questi giorni si fa a Bersani: aver portato in Parlamento gente senza esperienza e non controllabile.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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