IL PROFESSIONISTA SCALZA I MEET UP: I NEO ELETTI M5S SI RIUNISCONO AL SENATO
VIA SANDALI E PONCHO, ORA TUTTI LOOK ISTITUZIONALI
Non c’è più il senatore in sandali o la senatrice spettinata in poncho.
Nel Movimento 5 Stelle adesso abbondano i professori universitari, i ricercatori, i dirigenti ospedalieri, tutti scortati dai parlamentari uscenti.
Andrea Cioffi e Laura Bottici, secondo mandato per entrambi, si infilano in un ascensore con Ugo Grassi. “Lo vedete? È un docente universitario”, dicono.
E lui, blazer e cravatta istituzionale, sottolinea: “Sono ordinario di diritto civile alla Parthenope di Napoli, con il ‘th’ mi raccomando”.
Tutti cercano Emanuele Dessì, il senatore espulso e riammesso, colui che su Facebook scriveva di aver picchiato un rumeno e protagonista della vicenda relativa alla casa pagata a sette euro. Ma lui non c’è. Non è presente alla riunione tra Luigi Di Maio e i neoeletti così da evitare l’assalto: oggi in mostra ci sono tutti gli altri.
In Transatlantico, vicino alla buvette, passeggia con occhio attento Maria Domenica Castellone , vincitrice nel collegio di Giuliano, con un passato negli Stati Uniti: “Adesso vivo in Italia da tanti anni. Sono oncologa, ricercatrice del Cnr”.
E quanto è soddisfatto Sergio Puglia accanto a lei: “Secondo me, il Senato tutte queste professionalità non le ha mai viste. E soprattutto in un solo gruppo”.
La mutazione genetica è evidente. Il cittadino da meet up non c’è più.
Il laureato precario è rimasto nelle retrovie. Il no global, nel primo appuntamento dei 112 a palazzo Madama, non è contemplato.
Il capo politico è istituzionale. “Saremo il perno di questa legislatura. Dobbiamo ragionare da maggioranza”, dice Di Maio e parte l’applauso.
Poi spiega come si svolgerà la prima assemblea dell’Aula per eleggere il presidente del Senato e ribadisce: “Le intese sulle presidenze non riguardano il governo”.
Non aggiunge altro, non scopre le carte di fronte ai nuovi arrivati. I senatori più navigati lo sanno: “La presidenza di Palazzo Madama andrà alla Lega”.
I nuovi arrivati hanno già imparato il registro da utilizzare. “È prematuro fare discorsi su alleanze di governo”, dice Fabrizio Ortis, consulente informatico: “Conosco Di Maio da quando eravamo all’1%”.
Accanto c’è Luigi Di Marzio, spilletta Rotary attaccata alla giacca: “Sono direttore sanitario del Cardarelli. Quando hanno saputo che mi candidavo con i 5 Stelle mi hanno cacciato”. Poi aggiunge: “Sono emozionato. Ah, vi presento mio fratello, lui non è senatore ma l’ho portato con me”.
Passa una senatrice che chiede a Cioffi: “Scusa, il bar per mangiare qualcosa?”. E lui: “Faccio da Cicerone. Andiamo in buvette”.
Con l’aria di chi è conosciuto da tutti si aggira il comandate Gregorio De Falco, tenuta informale, jeans, scarpe sportive e giacca: “Stiamo cominciando la navigazione, abbiamo un ottimo nocchiero. Io darò fondo a tutte le mie risorse”.
Immagina per lui un futuro nella commissione Trasporti. Sorride, scherza e si muove come chi si è già adattato all’ambiente.
Ecco Danilo Toninelli, da deputato diventato capogruppo al Senato. Va ripetendo: “Vogliamo realizzare il programma. Tra i nostri senatori abbiamo grandissime professionalità “. Antropologicamente sono diversi ma la tradizione di certe frasi e parole d’ordine resta la stessa.
(da “Huffingtonpost”)
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