IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI INFILZA IL CENTRODESTRA: “LA PROTERVIA CON CUI ALLA CAMERA HA FATTO RIPETERE IL VOTO SULL’AUTONOMIA, VIOLANDO IL PRINCIPIO DEL ‘NE BIS IN IDEM’, HA MOSTRATO IL VOLTO PIÙ SFRONTATO DI UNA MAGGIORANZA CHE VUOLE FARSI BEFFE DI OGNI REGOLA”
“È LO STESSO MANCATO SENSO ISTITUZIONALE CHE LO ACCOMUNA ALLA FOTO DI PESCARA, IN CUI MANAGER PUBBLICI SI MOSTRANO INSENSIBILI ALL’ETICA MINIMALE CHE VORREBBE TALI RUOLI LONTANI DA STRUMENTALIZZAZIONI PARTITICHE”
Immersi nei dibattiti sulle “grandi questioni” della politica, tipo quella su fascismo e antifascismo a 79 anni dalla Liberazione o […] quella sulle ultime sortite del generale Vannacci, corriamo il rischio di farci sfuggire episodi vitali della vita democratica del Paese.
Solo negli ultimi giorni ne abbiamo vissuti due, decisamente eclatanti: la decisione di far ripetere nella commissione Affari costituzionali della Camera un voto sull’autonomia differenziata violando il principio del “ne bis in idem”, in base a cui non si può votare due volte la stessa materia; ieri, poi, alla conferenza pescarese di Fdi con gran nonchalance sono saliti sul palco, con tanto di maglietta della kermesse partitica due manager di Stato come il presidente di Leonardo, Pontecorvo, e il capo dell’Agenzia Cybersicurezza, Frattasi.
Due episodi distinti ma uniti da un comun denominatore: la rimozione di ogni più semplice rispetto delle regole-base di una comunità. Da sempre la politica si basa su un meccanismo semplice: chi ha un voto in più vince e decide. Senza ricercare sotterfugi o scorciatoie.
La protervia con cui il centrodestra ha deciso di passare sopra un voto che l’aveva visto soccombere ha mostrato il volto più sfrontato di una maggioranza che vuol farsi beffe di ogni regola. Se in Parlamento un voto negativo non è rispettato, niente più vale, al di là della volontà della maggioranza di turno.
Una prassi che svilisce ancor più il ruolo del Parlamento, già ridotto spesso da troppi anni a un ruolo da passacarte. Ed è lo stesso mancato senso istituzionale che lo accomuna alla foto di Pescara, in cui manager che ricoprono incarichi pubblici si mostrano insensibili all’etica minimale che vorrebbe tali ruoli lontani da strumentalizzazioni partitiche e da interpretazioni servili. Certi episodi valgono più di tante parole. E se nella società italiana nemmeno certi meccanismi sono più avvertiti come elementari, c’è davvero di che cominciare a preoccuparsi.
(da Avvenire)
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