IL RAZZISTA ZEMMOUR ARRANCA SULLE FIRME PER CANDIDARSI ALL’ELISEO E CALA NEI SONDAGGI, ORA E’ SOLO QUARTO
MACRON 27%, PECRESSE E LE PEN APPAIATE AL 16%, ZEMMOUR 13,5%
A poco più di tre mesi dalle prossime elezioni presidenziali francesi, il “fenomeno Zemmour” sembra essersi già sgonfiato.
Il candidato ultraconservatore non convince più come prima e fatica a trovare sostenitori, non solamente nell’elettorato.
Dopo l’ubriacatura mediatica dello scorso autunno, quando era onnipresente in televisione e dai sondaggi veniva dato come il principale sfidante del presidente Emmanuel Macron, è arrivato il momento di smaltire i postumi.
Il leader di Reconquête! (Riconquista), partito da lui fondato per la corsa all’Eliseo, è crollato nell’opinione pubblica, dove secondo un sondaggio pubblicato ieri da Le Figaro ormai si attesta al quarto posto (13,5%), dietro all’altra candidata di estrema destra Marine Le Pen e alla repubblicana Valérie Pécresse, entrambe al 16%, mentre Macron resta in testa al 27%.
Adesso Eric Zemmour ha bisogno di aiuto. Per presentare la propria candidatura alle presidenziali, in Francia vengono richiesti 500 patrocini di rappresentanti istituzionali come ad esempio parlamentari, sindaci, consiglieri municipali, dipartimentali e regionali.
A circa due mesi dalla data limite per la presentazione delle firme, fissata al 4 marzo, Zemmour dichiara di essere arrivato a circa 300 “promesse” di sostenitori disposti ad appoggiare al sua candidatura. “So che anche Marine Le Pen fatica ad ottenere le sue firme, nonostante abbia due o trecento eletti. Anche Jean-Luc Melenchon (leader della France Insoumise, ndr) è in difficoltà”, si è difeso l’ex giornalista ai microfoni della radio Europe1.
Per mettere fine ad un sistema definito come uno “scandalo democratico”, il candidato ha lanciato un appello all’Associazione di sindaci di Francia (Amf), chiedendo al creazione di un “pool di firme” anonime da mettere a disposizione dei candidati rimasti indietro nei sondaggi. Una proposta già avanzata da Marine Le Pen nei mesi scorsi, e rispolverata oggi per togliere dall’imbarazzo tutti quei rappresentanti che, a dire di Zemmour, non possono sostenerlo per evitare problemi con il proprio partito. Un sistema più “democratico”, secondo il candidato, che ricorda come la socialista Anne Hidalgo, al 5% nei sondaggi, abbia già a disposizione circa 3mila firme.
Il nome Zemmour non spaventa quindi solo l’elettorato. Il candidato ultraconservatore comincia a pagare le tante uscite provocatorie che lo hanno reso famoso al grande pubblico, ma che al tempo stesso lo hanno portato negli anni anche a due condanne per incitamento all’odio.
Troppe le dichiarazioni a sfondo misogino, omofobo e razzista. “Le donne sono l’obiettivo e il bottino di ogni uomo dotato che vuole riuscire nella società”, si legge nel suo ultimo libro: “La Francia non ha ancora detto la sua ultima parola”. In caso di elezione, promette di essere il presidente di tutti i francesi, ma ai musulmani chiederà di “rinunciare alla pratica dell’Islam”. I commenti sugli immigrati minorenni non accompagnati, definito come “ladri”, “assassini” e “stupratori”, gli sono valse un processo in cui rischia una multa da 10mila euro.
Dichiarazioni mai smentite, ma che oggi provocano un certo imbarazzo. Per questo, secondo quanto riferito da Le Monde, i suoi collaboratori gli hanno fatto capire che sarebbe meglio evitare certi commenti, soprattutto quelli misogini, se si vuole allargare il bacino degli elettori.
L’unico fronte sul quale non sembrano esserci problemi è quello economico. Secondo Europe1, il 31 dicembre Zemmour aveva già raccolto 9 milioni di euro. Una cifra considerevole, soprattutto se si paragona a quella di Macron nel 2017, che nello stesso periodo ammontava a 7,2 milioni.
Zemmour in questi mesi ha spinto sull’acceleratore, con il risultato di provocare troppi incidenti. L’immagine del dito medio in risposta ad una donna che lo contestava con lo stesso gesto a Marsiglia è destinata a diventare uno degli scatti più famosi di questa campagna elettorale, cosi come quelle che lo ritraggono mentre punta un fucile d’assalto (scarico) ad un gruppo di giornalisti durante una fiera del settore. L’ex opinionista ha dimostrato di avere ancora molto da imparare sulla comunicazione fuori dagli studi televisivi dove veniva regolarmente invitato per far aumentare lo share con le sue dichiarazioni (ne sanno qualcosa da Cnews, canale di Vincent Bolloré che ha moltiplicato gli ascolti).
Adesso Zemmour deve dimostrare di avere la statura presidenziale necessaria per arrivare all’Eliseo. E di certo in questi mesi non ha aiutato alla sua immagine la rissa scoppiata a inizio dicembre durante il primo meeting elettorale, dove dei militanti antirazzisti infiltrati all’evento sono stati pestati a sangue da alcuni spettatori, quasi sicuramente membri dei “Zuavi di Parigi”, gruppo con simpatie naziste sciolto proprio ieri dal governo.
Un episodio di violenza subito condannato dal diretto interessato, che ha comunque puntato il dito contro l’associazione Sos Razzismo a cui appartenevano i contestatori, accusandola di aver provocato gli scontri.
La strategia delle prossime settimane prevede di andare incontro ai francesi nelle zone più rurali del Paese. Un modo per staccarsi di dosso l’etichetta di intellettuale parigino e avvicinarsi ai veri problemi dell’elettorato nei territori dove è nata la protesta dei gilet gialli e dove Marine Le Pen va ancora molto forte.
Nel corso dei suoi spostamenti cercherà anche di incontrare anche i rappresentanti locali per cercare di ottenere le tanto sperate firme necessarie all’iscrizione nelle liste elettorali. Una doppia campagna elettorale, che al momento resta ancora in salita.
(da Huffingotpost)
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