IL RETROSCENA: IL PATTO PER NOMINARE ALLA CONSULTA VIOLANTE E GHEDINI
VIOLANTE O BRUTTI PER IL PD, GHEDINI O BRUNO PER FORZA ITALIA: SI RAFFORZA IL PATTO DEL NAZARENO… MA SU GHEDINI PESA L’INCHIESTA CHE LO VEDE ACCUSATO DI CORRUZIONE DI TESTIMONE PER IL RUBY TER
Violante alla Consulta insieme all’avvocato Ghedini? Uno per il Pd, con il beneplacito di Renzi, e l’altro per Forza Italia con il benestare di Berlusconi?
Quando sono le nove di sera, l’indiscrezione che circola insistente per tutta la giornata, e che da giorni si affaccia nelle trattative congiunte per Consulta e Csm, prende improvvisamente forte consistenza.
Determinante è la non smentita di Paolo Romani, da sempre prudente politico berlusconiano, adesso con il delicato incarico di capogruppo al Senato.
Alla trasmissione In onda su La7 ecco che a Romani viene chiesto se sia vera la voce di un Ghedini in procinto di diventare giudice costituzionale.
Un leggero imbarazzo, poi Romani riconquista il suo gelido aplomb e risponde: «È una voce».
Non smentisce quindi, come avrebbe potuto fare se l’ipotesi non avesse realmente alcun fondamento. Smentita che invece arriva, e pure con una certa durezza, dal diretto interessato, Niccolò Ghedini, il ben noto avvocato di Berlusconi.
«L’ho già detto alle agenzie una settimana fa, non sono candidato alla Corte. Ho appena vinto un processo importante per me e per Berlusconi come Mediatrade, e quindi resto dove sono» risponde un adirato Ghedini al telefono.
Eppure i boatos del palazzo sono altri.
Descrivono un altro pezzo del patto del Nazareno: sulla giustizia, e quindi sulla Consulta e sul Csm.
Da una parte il Pd propone per la Corte Luciano Violante, dall’altra Berlusconi gli contrapporrebbe Ghedini.
L’entourage politico dell’ex premier racconta proprio questo ragionamento fatto dall’ex Cavaliere: «Se loro vogliono mandare alla Corte Violante, noi allora ci mandiamo Ghedini ».
Un proposito politico comprensibile visto che i democratici, per la Corte e per il Csm, puntano su due uomini forti, da una parte Violante, dall’altra l’ex senatore Massimo Brutti, noto per le sue battaglia sulla giustizia e la sicurezza, e soprattutto per il suo rapporto solido con la magistratura.
Due nomi così necessitano di un contraltare forte, che vedrebbe in Ghedini il candidato migliore.
Altri nomi, come quello di Donato Bruno, capogruppo forzista alla commissione Affari costituzionali del Senato, o dell’ex sottosegretario alla presidenza di Monti ed ex presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà , certo non reggono il confronto con quello di Ghedini.
Che, qualora Berlusconi dovesse insistere nell’ipotesi, potrebbe trovare un ostacolo nel fatto di ritrovarsi nell’inchiesta Ruby ter con un’ipotesi addosso di corruzione di testimone attualmente in mano ai pm milanesi.
La partita della Corte e del Csm non si chiuderanno oggi in Parlamento dove pure, dalle 13 in poi, si svolgerà l’ennesima votazione per i due giudici e per gli otto membri laici del Csm.
Ma anche questa, come le precedenti tre, è destinata a saltare perchè l’accordo politico ancora non è chiuso e soprattutto perchè il palazzo della politica preferisce aspettare che il parterre dei togati sia definito.
Si è votato tra domenica e lunedì, e i primi risultati non definitivi già danno una sorpresa.
Il candidato più votato tra i pubblici ministeri, con ben 1.254 consensi su 9mila magistrati votanti, è Luca Forteleoni, pm a Nuoro, segretario di Magistratura indipendente, uno dei due protagonisti dell’sms che il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri ha mandato prima del voto sollevando una forte protesta, tra le toghe e a palazzo Chigi.
Ieri sera, quando mancavano ancora 1.550 schede, lui era il primo, seguito dall’ex presidente dell’Anm Luca Palamara di Unicost con 998 preferenze.
A seguire i candidati di Area Fabio Napoleone (939) e Antonello Ardituro (907).
Poi Sergio Amato, un Mi anti-Ferri, con 638 voti.
Oggi toccherà allo scrutinio dei giudici, ma la politica è ferma in attesa del risultato definitivo.
Si voterà di nuovo la prossima settimana e a quel punto dovrà essere chiusa, oppure superata, l’intesa se mandare Violante, ma anche Ghedini a palazzo della Consulta.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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