IL RICORSO DEI PM FA TREMARE DE LUCA: “FU PURE PECULATO”
ANDREBBE A CASA ANCHE SENZA LEGGE SEVERINO
C’è un altro ricorso che potrebbe incidere sul destino del governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca più di quello pendente alla Consulta sulla legge Severino.
Da Salerno rimbalzano cattive notizie.
Arriva la conferma del sequestro del Crescent, il “mostro di cemento” del lungomare, e sbucano i ricorsi in appello delle difese e della Procura, che insiste: De Luca va condannato per peculato, con una riforma in“pejus”della sentenza di primo grado che lo vede colpevole solo di abuso d’ufficio.
La posta in gioco è alta. Se il ricorso del pm fosse accolto, la decisione della Corte costituzionale diverrebbe ininfluente: De Luca sarebbe sospeso dalla carica perchè il peculato è tra i reati ricompresi nelle cause di sospensione da un’altra legge, la 267/2000. In vigore al momento del reato (2008) e della candidatura (2015).
Renzi talvolta vede e talvolta chiude gli occhi.
Proprio ieri la sottosegretaria Francesca Barracciu si è dimessa per il rinvio a giudizio per peculato. Invece l’imputato DeLuca,candidato dal premier nonostante una condanna, resta al suo posto.
Anche ieri il premier non ha mancato di ribadire la sua vicinanza a De Luca: “Se c’è uno che è in grado di eliminare le ecoballe in Terra dei Fuochi è Enzo de Luca. E io sarò con lui”, ha detto Renzi
La prima udienza di secondo grado è l’11 dicembre. Ne sono previste tre, sentenza prima di Natale.
Sulle scrivanie dei giudici ci sono le 17 pagine del ricorso del pm Roberto Penna, col visto del procuratore capo Corrado Lembo, insieme alle 50 pagine del ricorso dei legali di De Luca, Paolo Carbone e Antonio Brancaccio, e alle 17 pagine del ricorso del difensore di Albert oDi Lorenzo, Arnaldo Franco, con annesse richieste di assoluzione. È una guerra in punta di diritto tra una Procura determinata e avvocati di grande valore.
Di Lorenzo è la figura chiave della storia: è il capo staff nominato da De Luca “project manager” del termovalorizzatore di Cupa Siglia, un atto ritenuto illegittimo sul quale si fonda la condanna di entrambi.
Secondo il ricorso del pm, la nomina di Di Lorenzo, geometra con laurea breve, e la retribuzione di 20.000 euro lordi, furono “una graziosa elargizione di danaro del tutto scollegata da ragioni d’ufficio o dal rapporto d’impiego del beneficiario”, dunque configurano il peculato.
Questo perchè la nomina, compiuta da De Luca in qualità di commissario straordinario, era da ritenersi “nulla” in quanto “priva di qualsiasi motivazione” sulla scelta di Di Lorenzo“soggetto privo di particolari competenze”.
Inoltre nei quattro mesi tra l’incarico (18 febbraio 2008) e il progetto preliminare (19 giugno 2008) per il quale fu pagato “riscontriamo come questi (Di Lorenzo, ndr) abbia avuto pacificamente un ruolo del tutto marginale od insignificante, se non del tutto assente”nel gruppo di lavoro.È un punto fondamentale.
Il Tribunale ha derubricato in abuso d’ufficio sul presupposto che Di Lorenzo aveva comunque svolto un lavoro.
Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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