IL RIDICOLO ESPOSTO DELL’AMBASCIATORE RUSSO CONTRO IL GIORNALISTA QUIRICO DE LA STAMPA E LA REPLICA
TIPICO AVVERTIMENTO MAFIOSO DI UN REGIME CRIMINALE
Nella mattina di venerdì 25 marzo l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov ha presentato in Procura a Roma un esposto per istigazione a delinquere e apologia di reato in relazione a un articolo pubblicato il 22 marzo su La Stampa.
«Nel titolo – ha detto Razov ai giornalisti in una dichiarazione che era stata annunciata la sera di giovedì, «non sono previste domande», avevano spiegato i russi – si considera la possibile uccisione di Putin, questo è fuori etica, morale e regole del giornalismo. Nel codice penale dell’Italia si prevede l’istigazione a delinquere e apologia di reato. In precisa conformità alla legislazione italiana mi sono recato alla procura della Repubblica per registrare questa querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare questo caso. Confido nella giustizia italiana»
Subito è arrivata la risposta dell’autore dell’articolo, Domenico Quirico, uno dei più riconosciuti esperti di guerre e politica internazionale, con trent’anni di esperienza sul campo: «All’ambasciata russa prendano un traduttore migliore. Ho scritto che uccidere Putin era immorale». Tutto il contrario di ciò di cui l’ambasciata russa accusa ora La Stampa.
Con Massimo Giannini e La Stampa. Solidarietà, sostegno e andate avanti!». Lo scrive il segretario del Pd Enrico Letta dopo le accuse e la denuncia per «istigazione a delinquere e apologia di reato» dell’ambasciatore di Putin in Italia, Sergey Razov, contro il nostro giornale.
«L’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov oggi ha indetto una conferenza stampa per annunciare una inconsistente querela al quotidiano La Stampa. Libero di farlo, così come i giornali italiani sono liberi di poter scrivere ed esercitare il loro lavoro di cronaca e di critica. È questa la sostanziale differenza tra l’Italia, l’Europa, le democrazie liberali e la Russia di Putin, dove i cittadini vengono arrestati solo perché chiamano guerra una guerra o manifestano con un foglio bianco», dichiara il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
Carlo Calenda, leader di Azione, scrive: «Solidarietà al direttore Massimo Giannini e a Domenico Quirico. La denuncia dell’Ambasciatore russo non è solo grottesca ma ricorda a tutti la concezione di Putin della libertà di stampa. E di qualsiasi altra libertà».
«Solidarietà a La Stampa: la denuncia dell’ambasciatore russo Razov è un atto intimidatorio senza precedenti. Si rassegnino: la logica del ‘punirne uno per educarne cento’ non ha prevalso in passato, non prevarrà oggi». Lo scrive su Twitter Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale.
«L’esposto presentato da Razov per istigazione a delinquere e apologia di reato in relazione a un articolo pubblicato da Quirico su La Stampa è un attacco inaccettabile alla libertà di informazione. Esprimo solidarietà a tutti i giornalisti e al direttore Giannini», dice la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno.
Ma numerose sono le voci che stanno facendo arrivare messaggi di sostegno a La Stampa. «L’ambasciatore Razov che denuncia un giornale per istigazione a delinquere e apologia di reato è il miglior esempio del fatto che la Russia non ha capito la democrazia. Solidarietà a La Stampa, al direttore Massimo Giannini e a tutta la redazione e grazie per il vostro lavoro», osserva Lia Quartapelle della segreteria Pd.
Appoggio e solidarietà anche da Italia Viva: «Tutte le affermazioni, tutte le cose che vengono dette e fatte sul piano comunicativo dall’ambasciatore russo e dalle varie fonti di disinformazione russe fanno parte della guerra ibrida che la Russia propone nei confronti di chi, ovviamente, la sta duramente contrastando», dice Gennaro Migliore, capogruppo di Iv in commissione Esteri della Camera. «La querela annunciata nei confronti della Stampa è un atto intimidatorio nei confronti di un giornale libero, peraltro anche strumentale perché quell’articolo non era certo una istigazione ad uccidere Putin», spiega Migliore.
Tra i centristi, Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, osserva: “L’ambasciatore russo è in Italia da tempo e dovrebbe aver capito che nel nostro Paese la stampa è libera, autonoma e indipendente. Dopo le intimidazioni ai parlamentari con una lettera del ministro degli Esteri Lazrov e le minacce al nostro ministro della Difesa, Guerini, ora la Russia, attraverso il suo massimo rappresentante diplomatico, denuncia un giornale, La Stampa, provando a metterlo sul banco degli imputati solo perché fa bene il suo mestiere, riporta quanto accade nei teatri di guerra e nel mondo e i suoi giornalisti esprimono liberamente le proprie opinioni. Si tratta di accuse e di intimidazioni intollerabili, e inaccettabili. Evidentemente l’ambasciatore Razov è abituato alle ingerenze del suo governo nella stampa nel suo Paese. Sappia che qui non è così e che, anzi, per i giornalisti liberi una querela dal regime di Mosca è una medaglia da appuntare sul petto».
Enrico Borghi, responsabile sicurezza del Pd e membro del Copasir, commentando la denuncia dell’ambasciatore russo nei confronti del quotidiano dice: «Quella che per le dittature è apologia di reato, per le democrazie è libertà di informazione. E ce la terremo stretta, signor ambasciatore! Solidarietà a La Stampa e al suo direttore Massimo Giannini».
Filippo Sensi, deputato del Pd, scrive: Solidarietà incondizionata a La Stampa, al direttore, alle giornaliste e i giornalisti di fronte alla ennesima intimidazione che non li smuoverà, ne sono certo, di un millimetro nel lavoro di informazione senza sconti che fanno ogni giorno sulla invasione russa in Ucraina».
Solidarietà anche dalla FNSI. «Fra le assurdità e le contraddizioni della guerra rientra a pieno titolo anche l’iniziativa dell’ambasciatore russo in Italia, che invoca i principi dello Stato di diritto, quotidianamente calpestati dal governo del suo Paese, per punire il giornalista della Stampa . L’esposto depositato in Procura a Roma, destinato a non approdare a nulla perché nell’articolo ‘incriminato’ non c’è scritto nulla di quanto afferma l’ambasciatore, non fa altro che confermare, qualora ce ne fosse stato bisogno, quale sia l’atteggiamento dei rappresentanti del governo di Mosca nei confronti dei giornalisti e del loro lavoro», scrive Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa.
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